lunedì, marzo 07, 2016

Otto marzo 2016: dov'è il mio congedo di maternità?


Da diversi giorni ormai sia in tv che sulla stampa è tutto un fiorire di articoli e servizi sul femminicidio, condizione della donna, donne e mondo del lavoro, essere donna e mamma, essere donna e non voler essere mamma ed altre infinite variazioni sul tema. Se vi state chiedendo perchè, la risposta sta ovviamente nel calendario: domani è l'otto marzo, festa della donna, celebrata in Italia per la prima volta nel 1922.
Non voglio stare qui a fare della retorica sui temi di cui sopra, ma ho pensato che proprio questa poteva essere l'occasione giusta per raccontare la storia del mio congedo di maternità, che oggi, a 3 anni compiuti dalla piccola iena, ancora non vede una fine.
Dopo una serie di brevi contratti della durata di qualche mese finalmente nel mese di giugno 2011 lo studio per il quale lavoravo da due anni ha deciso di assumermi praticamente a tempo pieno; ovviamente non si trattava di un contratto da lavoratore dipendente, ma di un contratto a progetto che di fatto però mi vincolava a lavorare 8 ore tutti i giorni alla scrivania. Ho accettato di buon grado: il lavoro mi piaceva, conoscevo già l'ambiente e tutto questo mi ha fatto andare giù più volentieri il fatto che mi facessi un'ora di viaggio per raggiungere l'ufficio, che si trovava in un comune parecchio fuori Torino e dalla parte opposta della città rispetto a dove abito.
Dopo un primo contratto di 6 mesi a gennaio del 2012 il contratto mi viene rinnovato per un altro anno e, sorpresa sorpresa, alla fine di maggio scopro che la piccola iena è in arrivo. Alla mia titolare lo dico praticamente subito perchè le prime settimane sono state parecchio dure e inoltre ho avuto bisogno di qualche permesso per visite ed esami vari. Sapevo che a dicembre il mio contratto sarebbe scaduto e sapevo anche che, dopo l'arrivo della iena, la mia vita sarebbe cambiata e non avrei più potuto permettermi di stare 12 ore fuori casa per un lavoro che sì mi piaceva, ma avrebbe continuato ad essere incerto, con contratti che nella migliore delle ipotesi sarebbero durati 12 mesi.
Fino alla fine di luglio ho concordato con la titolare un part time, visto che il lavoro non era tanto e io facevo davvero fatica ad arrivare in ufficio alle 9, ma col mese di settembre mi sentivo davvero in forma ed ero pronta a ripartire con le mie solite 8 ore. Al rientro dalle ferie mi viene comunicato che sarei potuta direttamente stare a casa, visto che non erano entrati nuovi lavori e non c'era molto da fare. Io ne ho approfittato per prendermi cura di me e della pancia e alla fine di novembre, come da programma, sono tornata in ufficio per fare firmare i fogli della richiesta del congedo di maternità, al quale comunque avevo diritto perchè mi erano stati versati contribuiti per i sei mesi precedenti a tale data.
Passano i mesi, nasce la iena, porto il certificato all'inps e mi arriva la prima di una lunga serie di raccomandate nella quale mi si comunica che non possono erogarmi la maternità perchè mancano i contributi versati. Vado all'inps, consegno copia delle mie buste paga e spero che basti, mentre ecco che arriva la seconda raccomandata copia della prima. La faccio breve, dopo quasi un anno di pellegrinaggi regolari alla sede inps di competenza scopro che la mia titolare non mi aveva mai versato i contributi dovuti, dal 2009 al 2012. Io inizialmente rimango basita, poi le chiedo lumi e lei mi dice di aver rateizzato suddetti pagamenti, ma che dovrebbe essere tutto a posto. Dovrebbe appunto, perchè alla mia ennesima richiesta ricevo la solita raccomandata (sì, le ho conservate tutte) che mi nega l'erogazione della prestazione. Finalmente riesco a parlare con qualcuno di competente all'inps che mi spiega nel dettaglio la situazione: i contributi risultano tutti inviati a recupero crediti e loro non possono farci niente, se lei non paga loro non possono darmi quello che mi spetta perchè per i lavoratori iscritti alla gestione separata questo tipo di prestazioni non vengono anticipate da loro, come invece avviene per i dipendenti (attenzione: adesso le cose dovrebbero essere cambiate, qui stiamo parlando del 2013).
Chiedo nuovamente lumi alla mia titolare, le spiego bene come stanno le cose e lei mi dice di aver pagato le rate ad Equitalia, all'inps mi dicono che allora forse le due cose non sono state allineate e io inizialmente voglio credere a questa versione. Ogni tanto torno alla carica con lei, la mia domanda ha ancora due anni di vita, dal momento che dopo cinque anni decade ed è ancora lì che aspetta di essere evasa. La mia situazione contributiva non è cambiata, le mie richieste o cadono nel vuoto o vengono liquidate con frasi tipo "parlo col commercialista poi ti dico" e io sono ancora qua che aspetto e di fatto non posso fare niente di più.
Ho 34 anni e non ho mai avuto un lavoro "vero", non vedrò mai la pensione e speravo che questa potesse essere l'occasione per poter dire a me stessa che i contributi versati in questi anni sarebbero serviti a qualcosa. E invece probabilmente quei soldi non li vedrò mai, pur avendo presentato tutta la documentazione nei tempi utili, pur avendo lavorato esattamente come un lavoratore dipendente e pur avendone tutto il diritto. Quando ci penso mi piglia male, quindi cerco di tenere questa cosa lì in fondo, la tiro fuori ogni tanto, quando decido di rifarmi viva con la mia titolare, ma poi cerco di ricacciarla giù da qualche parte, insieme ad altri rospetti che ho dovuto ingoiare.
Al di là della questione economica e della cosa in sè trovo vergognoso che debba essere io a sbattermi per tenere in vita la cosa, quando dall'altra parte c'è l'inps che, dopo aver mandato alla mia ex titolare le cartelle, non ha più mosso un dito per la cosa. E trovo altrettanto vergognoso che mi venga negato un diritto per una colpa che non è mia e per una cosa per la quale io non posso fare niente, dal momento che quei soldi lei non li deve a me, ma appunto all'inps, che a quanto pare non è in grado di farseli dare. Ah non stiamo parlando ovviamente di milioni di euro eh... sono 6 mesi di contributi, basterebbero quelli del 2012. Ed ero l'unica dipendente in quel momento, quindi fatevi i vostri conti.
Quest'anno quindi, tra una cena tra amiche, un cinemino e uno spettacolino piccante, pensate anche a me, al mio congedo di maternità disperso nei meandri della burocrazia e a tutte le altre donne in giro per l'Italia che probabilmente sono nella mia stessa condizione.
E buona festa della donna a tutte.

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