giovedì, dicembre 31, 2015

Queste sono le ultime ore del 2015 e domani a quest'ora ci saremo già abbondantemente svegliati nel 2016. Non sono così ingenua da pensare che stanotte a mezzanotte tutto cambierà: sarebbe bello poter buttare dalla finestra tutto quello di cui ci vorremmo disfare e ripartire da capo, anno nuovo, vita nuova, come se nulla fosse esistito.
Ma cerco anche di vedere il bicchiere mezzo pieno, per cui vorrei fare due elenchi di cose: le cose belle successe quest'anno e le cose belle che vorrei succedessero il prossimo. Nessuno spazio per i rimorsi, i rimpianti e tutto il resto, si guarda avanti con il sorriso.
Le 5 cose belle del 2015 (in ordine rigorosamente sparso):
- Aver coltivato una nuova amicizia, ne avevo davvero bisogno, il caso ci ha fatte incontrare e ne sono davvero contenta :-)
- La nascita della mia nipotina, cosa ve lo dico a fare?
- Aver frequentato un corso di specializzazione molto interessante che mi ha permesso di conoscere gente nuova e di imparare tante cose che spero potrò utilizzare domani nel mondo del lavoro
- Direttamente collegato al punto di qui sopra arriva anche l'apertura di questo blog: l'idea è nata proprio durante una lezione, in tanti ci hanno detto che l'unico modo per imparare a scrivere è mantenersi in allenamento e questo mi sembra un ottimo sistema per farlo
- Questa gravidanza e, quasi in contemporanea, quella di una mia cara amica, nei prossimi mesi le nostre vite cambieranno decisamente e sarà bello confrontarsi lungo questo percorso
Le 5 cose belle che mi aspetto dal nuovo anno:
- Arrivare a giugno in forma, pronta ad accogliere il nuovo arrivo in famiglia, ho ancora 5 mesi e un po' per lavorarci
- Risolvere un paio di magagne che sono un po' come l'ovosodo del film di Virzì, non vanno nè su nè giù: chissà se i prossimi 12 mesi basteranno per uscirne, almeno in parte
- A settembre la piccola iena inizierà la scuola materna: vorrei che sia per lui una bellissima esperienza
- Una bella vacanza: questa resterà più che altro una chimera, ma adesso sognare non costa niente
- Come quinta cosa voglio tenermi una sorpresa, a tutti piacciono le sorprese, quest'anno ne ho ricevute diverse, alcune belle, alcune meno; per l'anno nuovo ne vorrei una bella :-)

Vi auguro di avere una lunga lista di cose belle da desiderare per il nuovo anno e di passare i prossimi 12 mesi a cancellarla riga dopo riga.

domenica, dicembre 27, 2015

Avevo già parlato qui di come le cose succedono senza che ce ne accorgiamo, i cambiamenti arrivano all'improvviso e non riusciamo a renderci bene conto di quando è successo che tutto ha preso un'altra forma.
Nel caso particolare sto parlando della forma della mia pancia, che oggettivamente piatta non è mai stata; a differenza dell'altra gravidanza stavolta ho continuato a portare i miei jeans per diverse settimane senza che mi dessero fastidio, forte del fatto che negli ultimi tre mesi non è che proprio abbia avuto tanta voglia di mangiare e avessi perso anche qualche chiletto.
Sono ormai 10 giorni che non indosso i jeans, ma solo pantaloni della tuta o vestiti/gonne e l'idea di riprenderli in mano mi fa sentire a disagio, così ieri ho deciso finalmente di guardarmi allo specchio in bagno con occhio critico ed effettivamente qualcosa è cambiato.
La mia pancia non ha la stessa forma di sempre, la vedo più tonda soprattutto in alto, subito sotto al seno, anche lui decisamente lievitato, tant'è che sto meditando l'acquisto di un paio di reggiseni nuovi.
La mia app dice che il frugoletto ha raggiunto le dimensione di un'arancia e a breve arriveremo all'avocado; se non la smetto di mangiare porcherie per queste feste arriveremo all'anguria prima dell'epifania.
La pancia quindi cresce, piano piano, zitta zitta: con l'anno nuovo magari vedo di recuperare la mia scatola di vestiti premaman dal garage, compreso il mio costume da bagno da balenottera spiaggiata: quello di sempre ormai mi tira un po' e preferisco l'altro, mi sento più a mio agio. Ho pure una salopette con la gonna di jeans, me l'ero comprata perchè era il mio sogno segreto, e quando mai ti ricapita l'occasione di poterne indossare una senza sembrare un imbianchino? :-) Per tutto il resto jersey santo subito: lunga vita a leggins e abiti morbidi e informi che nella maggior parte dei casi provengono direttamente dal mio guardaroba di tutti i giorni.
Anche mio marito deve essersi accorto della mia pancia perchè per Natale ho ricevuto questa: bellissima davvero, peccato che non mi vada bene :-( mi sta proprio stretta anche di spalle e ripongo grandi speranze nell'altro modello con l'inserto portapancia/portabimbo, la prossima settimana che siamo a casa vedo di capire qualcosa in più.
Perchè ho pensato di scrivere questo post? Per lo stesso motivo per cui ho deciso di rifare il corso di accompagnamento alla nascita al consultorio, anche se ormai ho capito abbastanza bene cosa mi aspetterà tra qualche mese: per pensare un po' a questa arancia che a breve sarà avocado. Perchè per la prima gravidanza è tutto nuovo e fantastico, ogni giorno scopri una cosa nuova, i tuoi pensieri sono tutti per quell'esserino che sta crescendo e allora segui la dieta giusta, fai movimento, il corso di nuoto per gestanti, l'olio 9 mesi e tutte le cure del caso. La seconda volta uno non è più capace di stupirsi di niente, vede solo le smagliature, la pancia che lievita, pensa a quando avrà il baricentro spostato in avanti e ai nuovi modi che inventerà per continuare a fare la vita di sempre con la piccola iena. E quindi ogni tanto ci vogliono 10 minuti di pensieri solo per lui/lei, che piano piano cresce, senza far rumore e, per ora, senza neanche farsi sentire. Perchè ho paura che arriverà in fretta il giorno in cui deciderà di sgusciare fuori e io non mi sarò goduta abbastanza questi mesi in cui è solo mi*.

venerdì, dicembre 25, 2015

Ho sentito a Natale con sorpresa
bussare alla mia porta pian pianino.
Ho schiuso l'uscio e ho visto lì in attesa
davanti a me Gesù Bambino.
Gesù Bambino, quello di Natale,
che sussurrando con vocina lieve mi ha detto:
"Fammi entrare, mi fa male il freddo che c'è fuori
e questa neve, ho già bussato a tante porte chiuse,
ad ogni cuore ho detto "fammi entrare".
Non mi han sentito, oppure con delle scuse
mi hanno lasciato fuori ad aspettare".
Allora l'ho fatto entrare, ma gli ho detto:
"Gesù Bambino, posso darti poco,
lo vedi, questo cuore è poveretto,
non so nemmeno accendere un bel fuoco."
"Se la tua casa è brutta non temere -
ha risposto Gesù con un sorriso - 
ora che ci sono io potrai vedere
che sarà bella come il Paradiso".
L'ho preso allora sopra i miei ginocchi,
lui ha detto piano "fammi stare qui",
poi finalmente stanco ha chiuso gli occhi
e adesso dorme accanto a me così.

Questa poesia di Natale l'abbiamo imparata all'asilo ormai direi una trentina di anni fa sia io che le mie sorelle. Io ovviamente nel mentre l'ho dimenticata, ma mia mamma invece no, così ho pensato di farmela dettare e di condividerla con voi per augurarvi un sereno Natale, in qualsiasi angolo del mondo siate, spero accanto alle persone alle quali volete bene.

domenica, dicembre 20, 2015

L'uomo è da sempre ossessionato dall'idea di misurare tutto quello che lo circonda, per conoscerlo meglio e poterlo comprendere; anzi, credo che avere l'idea della dimensione di una cosa sia il primo modo per comprenderla, il più semplice. Misurare le grandezze della natura all'inizio non è stato facile: come misurare, infatti, il raggio terrestre, le distanze siderali o anche solo l'ampiezza di un oceano? L'altezza di una montagna, la distanza tra due città, la profondità di un lago, la lunghezza di un fiume tortuoso? Con l'ingegno e una buona dose di matematica e geometria tutto si è misurato, non prima di aver stabilito delle unità di misura, che ancora oggi sappiamo non essere universali.
Poi abbiamo pensato di misurare concetti astratti, come ad esempio il tempo, qualcuno ha addirittura provato a pesare l'anima, ma la domanda che mi frulla in testa da qualche settimana è: si può misurare l'amore? Ma soprattutto: misurare l'amore è un buon modo per riuscire a distribuirlo equamente?
Io non so se c'è una risposta a questa domanda, ma non mancherò di esporvi la mia opinione in merito.
La mia risposta è no, l'amore non si misura, non si pesa e non va distribuito equamente. Perché le persone non sono degli automi ed è impossibile voler bene allo stesso modo a tutti e dimostrarlo allo stesso modo, per paura di fare un torto ad uno piuttosto che all'altro.
Prendete ad esempio i vostri amici: con alcuni vi piace andare al cinema, con altri magari andare a fare una vasca in centro, con altri ancora sedervi a chiacchierare di fronte ad una tazza di te. Volete meno bene a uno o all'altro? Semplicemente mostrate il vostro affetto nei loro confronti in maniera diversa, come è giusto ed umano che sia. Se ad una delle mie sorelle faccio un regalo perché ha passato un brutto momento o ha raggiunto un traguardo importante e penso che la cosa vada celebrata lo faccio, e non mi è mai balenato per la testa che le altre potessero pensare che a loro voglio meno bene per questo. O se ad una dedico più tempo che ad un'altra in una certa occasione non mi aspetto certo che mi si tenga il muso pensando "ecco vuoi più bene a lei che a me".
Siamo tutti diversi e nella diversità si esprime anche il nostro modo di essere vicini agli altri e di volergli bene.
Una delle mie più care amiche del liceo amava andare in discoteca, a me non è mai piaciuto: non ballo, non bevo, non sono molto propensa a socializzare con sconosciuti in un ambiente così confusionario. Preferivo starmene a casa mia insomma. Allora il sabato sera ogni tanto andavo da lei e mi divertivo molto ad aiutarla nella difficile scelta di trucco, parrucco e abbigliamento per la serata, ma verso mezzanotte, come cenerentola, perdevo la scarpetta, le auguravo buona serata e tornavo a casa mia. Forse ero meno affezionata a lei di quello che potesse credere solo perché non condividevamo tutti gli aspetti delle nostre vite?
E coi figli come funziona? Guardo la piccola iena e penso che non sarà figlia unica per sempre e quindi come la mettiamo con tutto l'amore che gli ho dato in questi anni? Un fratello o sorella potrebbe un giorno forse dirmi che ho voluto più bene alla iena perché ci sono svariati mesi di gap tra i due? E' inutile, come ti giri ti giri l'amore non lo puoi misurare con le unità di misura che usiamo per tutto il resto: lo misuriamo forse col tempo? con il valore economico di un regalo? con la distanza che mettiamo tra noi e l'altro? col numero di volte in cui ti ho chiamato nell'ultima settimana? Io lo trovo estremamente svilente: se tutto finisce così allora siamo solo numeri e matematica e il voler rendere ogni relazione uguale all'altra ci fa diventare uguali anche tra di noi, ugualmente piatti e amorfi.
Perché le persone, le situazioni, le relazioni, no, non sono tutte uguali e non possono esserlo perché sono vive, cambiano continuamente e non possiamo costringerci a pesare i nostri sentimenti per non scontentare mai gli altri, perché finiamo per scontentare prima di tutto noi stessi e poi per prendere in giro le persone alle quali vogliamo bene. A queste persone noi dedicheremo il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro spazio, condividendo tutte queste cose per la gioia e il piacere di farlo. Non perché non vogliamo fare loro un torto o per dare a tutti le stesse cose: non se lo meritano. Dare a tutti le stesse cose, pesandole e misurandole, è molto facile: lo possiamo fare quando tagliamo una torta o quando dividiamo una scatola di cioccolatini, ma non quando si parla di sentimenti.
My two cents.


[...]“Quanto pesa una lagrima?”

“Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”.[...]



"A inventare i numeri" di Gianni Rodari, da "Le favole al telefono"

domenica, dicembre 13, 2015


Il mondo che ci circonda è fatto di mille materiali diversi: alcuni li troviamo in natura, mentre altri sono stati elaborati dall'ingegno umano usando ciò che la natura stessa ha messo a disposizione. Trovo che tutto questo sia estremamente affascinante: provate a guardarvi intorno e pensate all'ambiente in cui siete senza legno, senza carta, senza vetro, senza plastiche, senza metalli, senza tessuti: cosa resterebbe?
Avevo detto che vi avrei raccontato qualcosa dei materiali che vengono usati per fare imballaggi, che sono poi quelli che possiamo conferire separatamente grazie alla raccolta differenziata e pensavo di partire proprio col materiale la cui storia di differenziata è un grande successo italiano, una storia molto lunga e che ancora andrà lontano, la storia della carta. 
Se avete già letto qualcosa sul sito di Comieco, come vi avevo consigliato nell'altro post, avrete scoperto che l'Italia è un grande esportatore di carta da macero: la raccolta della carta è stata quella che storicamente è partita prima, gestita inizialmente in molti casi da cooperative sociali, e oggi nel nostro paese si raccolgono circa 3000000 di tonnellate di carta, con una percentuale di riciclo che si aggira intorno all'80%.
Insomma, possiamo dire di essere dei buoni raccoglitori di carta e soprattutto di fare un buon lavoro perché quasi tutta viene effettivamente riciclata.
Noi siamo abituati, per consuetudine, a chiamare carta tante cose che in realtà non sono propriamente fatte di carta, in particolare indichiamo con carta/cartina anche molte pellicole fatte in materiale plastico o composito carta/plastica: attenzione a cosa conferiamo nel bidone della carta!
Nel cassonetto della raccolta carta possiamo buttare solo carta pulita (quindi, per dire, niente cartone della pizza unto e bisunto, niente carta casa usata per asciugare il fritto, etc etc), ma che ovviamente ha terminato il suo utilizzo. Quindi porte aperte a volantini, riviste, cataloghi, quaderni, imballaggi, scatole e scatolette di cartoncino, cartone ondulato, bigliettini, foglietti di carta, carta da regalo e tutto quello che vi passa per le mani e che risponde in modo positivo alle due domande della carta:
1) se faccio una pallina resta in forma?
2) se cerco di strapparla fa strrrrrrap e non tira?
Se ha queste due caratteristiche state abbastanza sicuri che si tratterà proprio di carta.
Queste due semplici prove empiriche possono sicuramente aiutarvi a distinguere la carta da ciò che non lo è, ma non vi salveranno nel caso del nemico numero 1 della raccolta della carta: la carta chimica. Gli scontrini infatti, così come le stampe dei fax che usano i rotoli di carta chimica (ammesso e non concesso che esistano ancora!), non si buttano nel bidone della carta, ma nel contenitore dell'indifferenziato.
La stessa sorte tocca, per ovvi motivi, a tante "carte" che in realtà carta non sono: la carta vetrata, la carta carbone, la carta da parati, la cartina acchiappacolore che usiamo nella lavatrice (e con lei tutto quello chiamiamo di solito TNT, tessuto non tessuto, che carta non è).
La cosa sembra quindi abbastanza semplice: individuo la carta e butto solo e soltanto quella nel cassonetto della carta. Errore. Perché negli ultimi anni, grazie agli accordi stretti con le cartiere, è possibile conferire nella carta anche alcuni di quei materiali compositi che sono fatti in larga parte di carta. Il caso emblematico di questo nuovo corso è il Tetrapak: per anni è stato conferito nel cassonetto dell'indifferenziato, mentre ora, in molti comuni, è possibile buttarlo nel cassonetto della carta, proprio in virtù del fatto che il 74% circa del materiale (1) è fatto di carta ed è un vero peccato che vada tutta dispersa nell'indifferenziato. Il restante 26% del materiale è formato da plastica e alluminio e, nei processi di lavorazione della cartiera, questi scarti vengono facilmente separati insieme agli altri intrusi naturalmente presenti nella raccolta della carta. E chi non ha mai buttato qualcosa di sbagliato nel bidone della carta scagli la prima pallina di scontrini o finestrella delle buste da lettera :-) Ah ovviamente, dove possibile, sempre meglio togliere dalla confezione del latte o del succo il tappo di plastica: un lavoro in meno per la cartiera!
Ricordate sempre che nessuna macchina è efficace nella separazione dei materiali come un cervello umano ben collegato ad un paio di mani.
Stessa sorte del Tetrapak tocca ad alcuni materiali poliaccoppiati tipo i sacchetti dei biscotti: in questi casi, data l'infinita varietà di nomi commerciali di diversi materiali, non troverete l'indicazione nel prontuario redatto da chi si occupa della raccolta differenziata nella vostra città, ma potete fare affidamento alle indicazioni che trovate direttamente sulle confezioni dei prodotti. Qui trovate una bella spiegazione sintetica offerta da Comieco sulla faccenda.
Mi sembra di non aver molto altro da aggiungere sulla carta, se avete delle domande fatele pure qui sotto nei commenti e farò del mio meglio per darvi delle risposte sensate.
Buona raccolta della carta a tutti!

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Tetra_Pak

p.s.: questo post giace nella mia cartella bozze da diverso tempo, ho aspettato a pubblicarlo perchè volevo allegare una vignetta simpatica che avevo scovato qualche anno fa per caso. Non la trovo più :-( ma non mi arrendo, mi riservo quindi di pubblicarla appena la ritrovo in mezzo alle mie scartoffie.

EDIT: La vignetta ancora latita, in compenso, se vi va di fare un po' di bricolage, potete costruire il vostro cartometro per avere sempre sotto gli occhi cosa buttare nel cassonetto della carta. Eccolo qua, direttamente dal sito di Comieco.

giovedì, dicembre 10, 2015

La prima volta che l'ho vista era lunedì 28 maggio 2012, la conservo ancora nel cassetto del bagno, nella sua scatolina di cartoncino bianco. Non credo che la consegnerò alla piccola iena al raggiungimento della maggior età, forse tra qualche anno la butterò via, ma in fondo un po' mi dispiacerebbe perchè mi ricorda il momento in cui ho capito che la mia vita, la nostra vita sarebbe davvero cambiata. Non me la aspettavo, non la stavamo cercando, anzi, stavamo proprio in quei giorni prenotando alberghi in giro per la California per la nostra super vacanza che avremmo fatto ad agosto. Dopo anni di lavoretti vari assortiti finalmente avevo una cosa che assomigliava ad un lavoro vero e mi sentivo utile, facevo una cosa che mi piaceva e sapevo che nulla sarebbe più stato come prima, non con un contratto a progetto in scadenza da lì a qualche mese.
Ho pianto e ho detto a mio marito "e adesso come facciamo?", ci ho messo un po' a metabolizzare la notizia e fino al momento in cui non ho avuto tra le braccia la piccola iena per la prima volta non ho mai voluto immaginarmi mamma, la mia testa mi diceva che sarebbe rimasta lì nella pancia per sempre, non riuscivo a capire quale sarebbe potuto stare l'epilogo di quei mesi di pancia che cresceva. Poi è proprio vero che insieme ad un bimbo nascono anche una mamma e un babbo, e così è stato; e adesso non riesco più a ricordare come riempivamo le nostre giornate e ad immaginare come sarebbe stata la mia vita senza la piccola iena.
La seconda volta che l'ho vista è stata completamente diversa, perchè la aspettavo da mesi: mi convincevo ogni volta che fosse quella buona e invece arrivavano sempre quei doloretti, la temperatura basale che crollava e anche a sto giro non si sarebbe fatta vedere. Sabato 10 ottobre ho giocato d'azzardo, era ancora troppo presto, ma ci ho voluto provare lo stesso, con poco sentimento, ma dentro di me c'era una vocina che diceva che dovevo farlo. Questa volta era pronta, non ho spedito mio marito in farmacia, ma avevo un kit di bustine di test canadesi nell'armadietto del bagno, sicuramente meno poetici di quelle cose enormi di plastica, ma ugualmente efficaci.
E quando l'ho vista comparire sono schizzata in camera da letto con la strisciolina di cartoncino in mano per chiedere a mio marito se anche a lui sembrava che ci fosse, che non era solo una mia impressione, vero? Era vero, ed eravamo felici. Poi la piccola iena si è svegliata, la giornata è iniziata e la vita è andata avanti, con questa vocina dentro che continuava a dire "eppure stamattina l'ho vista, c'era, ne sono sicura". Ma finchè non lo dici a qualcuno è difficile rendersi conto che sia vero per davvero. E invece sì, è vero per davvero, e lo sarà ancora di più quest'estate, quando sotto questo stesso tetto saremo in quattro.

Questo post è rimasto nella cartella delle bozze finchè non sono stata sufficientemente sicura di averlo già detto o fatto dire a chi so che potrebbe leggere. Perchè le belle notizie vanno date con la voce che ride, non sul display dello smartphone o sul monitor del computer.

venerdì, dicembre 04, 2015


Da bambina, da ragazzina e da adolescente non ricordo di avere mai avuto a cuore la colazione, forse perchè a casa mia non è mai stato un pasto "condiviso". Quando andavo al liceo bevevo un bicchiere d'acqua prima di uscire, per dire.
Da quando sono sposata e ho iniziato ad avere i miei spazi la curo decisamente di più e forse una delle cose che mi manca da quando è arrivata la piccola iena è proprio la colazione. Una mezz'ora di puro relax leggendo le notizie del giorno o guardando la presentazione del today special value su QVC, senza nessun altro pensiero se non la scelta dei biscotti da bagnare nel te. La iena invece si alza correndo nel corridoio al grido "colazione colazione colazione", mangia in 10 minuti e poi ti risucchia nel suo vortice, costringendoti a portare la tazzona di te nella sua camera da letto per poterla finire.
Da quando va all'asilo, quindi, ogni tanto vado a fare colazione al bar, digiuno fino alle 9 poi però mi prendo la mia mezz'ora di relax in un posto dove ne valga davvero la pena. Dei miei bar preferiti ho già parlato altrove; ieri mattina volevo passare a San Salvario per un paio di commissioni, così sono andata a fare colazione da Teapot, in via Silvio Pellico. C'era poca gente e c'era La Stampa da leggere, così me lo sono portato al tavolino e l'ho sfogliato sorseggiando il loro spaziale te nero al pompelmo rosa.
Alla pagina con le lettere di specchio dei tempi sono rimasta molto colpita da questa lettera di un pensionato e l'ho fotografata per mandarla a mio marito.
La prima cosa che mi ha colpita è che anche io questa settimana ho ricevuto l'avviso per il pagamento del saldo della TARI, ma non mi ero assolutamente accorta del fatto che questa riduzione del 10% riguardasse proprio il mio quartiere. Apro e chiudo una parentesi: come dice anche la pagina del sito del comune, tale riduzione riguarda solo la parte variabile della tariffa e viene riconosciuta ai due quartieri, uno con la raccolta porta a porta e uno con la raccolta di prossimità, che hanno avuto l'incremento maggiore della percentuale di differenziata rispetto allo scorso anno; si premia quindi il miglioramento, non la performance assoluta.
Poi però ci ho pensato meglio e vorrei rispondere a quel pensionato: innanzi tutto non mi risulta che ci siano zone del centro dove non sono presenti neanche i cassonetti di prossimità, magari lui è più comodo a portare le sue cose a San Salvario, ma anche a Borgo Nuovo qualche cassonetto ci dovrebbe essere. E se ha qualcosa da dire in merito può farlo sapere ad Amiat o alla circoscrizione e magari qualcosa si può aggiustare.
E poi volevo anche aggiungere che il sistema funziona per merito di gente come lui, che fa il lavoro anche per tutti quelli che invece, diciamolo pure fuori dalle righe, se ne fregano. E nessuno riconoscerà mai il lavoro di quelli che fanno il proprio dovere, semplicemente perchè il comune senso civico ci direbbe che è quello che tutti dovrebbero fare. Allora forse dovremmo dare un premio a tutti quelli che non passano col rosso? A quelli che si fermano per far passare i pedoni sulle strisce? A quelli che non parcheggiano in doppia fila? A quelli che non rubano?
Invito il pensionato a coinvolgere anche i suoi vicini in questa crociata cassonettifera, perchè l'incentivo di cui sopra, come spiega anche il link che ho lasciato, non premia la performance, ma il miglioramento, e trovo che questo sia decisamente più giusto, è un invito a fare sempre di più e sempre meglio.
Il mio lavoro di separazione dei rifiuti vale molto più del 10% della TARI, ma il valore che gli riconosco è un valore simbolico, un valore legato alla collettività, non un mero valore economico, che comunque risulta essere davvero irrisorio. Sono 10 anni che vivo qua, 10 anni di attenta separazione dei rifiuti e di pochi sacchi dell'indifferenziato e non aspiro a nessuna medaglia; mi basterebbe che qualcuno qui nel mio condominio abbia spiato il mio balcone e sia rimasto ispirato dai miei mille bidoni. Ogni volta che apro un cassonetto condominiale per buttare le mie cose scopro che non è così, ma non importa, insisto e continuo a fare del mio meglio, convinta che ognuno debba cercare di fare quello che può senza per forza dover sempre dire "però il mio vicino butta tutto insieme".

sabato, novembre 28, 2015


Immaginate di svegliarvi una mattina, una mattina come tutte le altre, e scoprire che tutto quello che pensavate fosse vero in realtà non lo era.
Ricevete un messaggio e venite catapultati in un universo parallelo di cose non dette, non fatte, non capite del quale voi ignorate, probabilmente ingenuamente, l'esistenza.
Immaginate di passare la notte fissando il soffitto e vedendo passare il film della vostra vita negli ultimi 10 anni, dialoghi, cose, persone, fatti e di continuare a non capire, di provare ad immaginare quali potrebbero essere i buchi nel sistema: ma saranno poi davvero quelli?
Dieci anni fa io ho scelto questa vita, l'ho fatto per amore di mio marito e di quella che sapevo sarebbe diventata la nostra vita insieme, la nostra famiglia. E per farlo ho dovuto lasciare indietro la mia di famiglia, e non è stato affatto semplice. Se fossi stata dall'altra parte del mondo probabilmente me ne sarei fatta una ragione e sarebbe stato più facile, mentre a questa distanza a portata di macchina e di fine settimana è stato complicato incastrare le esigenze di tutti.
Quindi, guardandomi indietro, sento di non avere niente da recriminare: vedo tanti bei momenti passati con la mia famiglia di origine e anche con quella "acquisita", sono momenti diversi perchè le persone sono diverse, ma è giusto così. Vedo anche tante foto di compleanni, pranzi, cene, momenti in famiglia sulle quali mancano sempre la mia faccia e quella di mio marito, ma anche questo l'avevo messo in conto, quando ho deciso di venire ad abitare qui. E va bene così, anche se ovviamente mi dispiace.
Quello che invece non avevo messo in conto è che comunque avrei sbagliato qualcosa e che l'avrei scoperto soltanto adesso. Pensavo che le persone adulte si parlassero quando le cose non vanno, che non si tenessero tutto dentro per poi esplodere come delle bombe. Pensavo ed evidentemente mi sbagliavo, perchè io sono sempre stata abituata così: se una cosa non va se ne parla e si cerca di trovare un punto di incontro, d'altra parte i rapporti tra le persone, siano d'amore, di fratellanza o di amicizia, sono proprio come cantava JAx quando ero una ragazzina "Che cos'é questo amore se non uno scambio di interessi, che pone le fondamenta su una serie di compromessi". Perchè è impossibile che gli altri si comportino sempre come piacerebbe a noi, però possiamo coltivare una relazione in modo da trovare degli accordi perchè possa funzionare. Quando va tutto bene ed è tutto fantastico è solo l'inizio, è l'innamoramento, sono le farfalle nello stomaco, le telefonate fino alle 3 di notte e non aver bisogno di mangiare e di dormire perchè basta quello. E' la parte più facile; costruire quello che viene dopo invece è difficile ed è inutile che cerchiamo di raccontarcela in modo diverso. Poi è ovvio che le persone sono tutte diverse, con alcune siamo più portati ad andare d'accordo, con altre meno, ma è sempre un lavoro da portare avanti giorno dopo giorno, a volte ingoiando dei rospi e cercando di farcela passare, mentre altre volte facendo un sorriso.
I rapporti tra le persone sono complicati e bellissimi e più mi sforzo di capire le dinamiche interne di certe realtà e meno ne capisco. Ma non mi arrendo.



domenica, novembre 22, 2015

Avevo iniziato a scrivere il mio primo post sui materiali, avrei voluto parlarvi di carta, ma, mentre scrivevo, mi sono accorta che non riuscivo ad arrivare al nocciolo del discorso. Avevo scritto una valanga di premesse che mi erano sfuggite dal precedente post, così ho pensato di riunirle tutte in un altro post, l'ultimo lo giuro, prima di arrivare finalmente a parlare dei miei tanto cari materiali.
Prima premessa: non entrerò nel merito della raccolta differenziata dedicata alle aziende e alle attività, ma resterò soltanto nell'ambito domestico, che in fondo è quello che ci interessa di più. E non intendo nemmeno commentare o discutere le vostre TARI :-) mentre invece sono molto curiosa di sapere come funziona la tariffazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in altri paesi, quindi cari lettori statunitensi e francesi che vedo nelle statistiche raccontatemi pure la vostra nei commenti qui sotto.
Non intendo fare commenti sulle diverse TARI perché non conosco le realtà di tutti i comuni d'Italia, il tipo di servizio e i suoi costi di gestione, la copertura che il comune intende raggiungere con la TARI stessa e tutto quello che ci gira intorno. Nel mio passato lavorativo ho anche elaborato delle proposte di calcolo della tariffa per alcuni comuni coi quali abbiamo lavorato ed è una cosa davvero complessa che comunque scontenta qualcuno, che siano le utenze domestiche o le non domestiche. Quello di cui il cittadino spesso non si rende conto è che il servizio costa, e non costa poco; una buona raccolta differenziata permette ai comuni di rientrare in piccola parte dei costi grazie ai consorzi di filiera, ma da lì a coprire la spesa totale ce ne vuole.
Seconda premessa: prima di iniziare a parlare di materiali, sarebbe meglio spendere due parole su come funziona in Italia il sistema CONAI, almeno a grandi linee. Per farla proprio breve breve breve il fulcro di tutta la faccenda è l'accordo quadro ANCI CONAI che i comuni sottoscrivono; l'accordo nasce in seno al Decreto Ronchi del 97 e prevede che

Operativamente, ciascun Comune che ha attivato la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio di un materiale, sottoscrivendo la relativa convenzione, si impegna a conferire i rifiuti di imballaggio al Consorzio di Filiera, secondo le modalità riportate nell’Allegato Tecnico relativo. Parallelamente, il Consorzio di Filiera si impegna a ritirare il materiale e garantirne il successivo avvio a riciclo. Il Consorzio di Filiera si impegna, inoltre, a garantire il riconoscimento di corrispettivi, variabili in funzione della quantità e della qualità del materiale conferiti, che costituiscono i maggiori oneri della raccolta differenziata.(1)

In parole povere: i comuni che sottoscrivono questi accordi ricevono un contributo dai singoli consorzi di filiera (quello della carta, quello della plastica, quello dell'alluminio, quello dell'acciaio, quello del legno e quello del vetro) in funzione della quantità e della qualità dei rifiuti conferiti separatamente dai cittadini.
E' praticamente impossibile che con questi contributi il comune rientri delle spese del servizio, però sicuramente sono un valido aiuto nel far quadrare i conti. Anche perchè i tipi di servizio di raccolta che permettono di raggiungere le migliori performances di differenziata sia a livello quantitativo che qualitativo sono anche quelli che costano di più, come ad esempio la raccolta porta a porta.
La terza premessa invece riguarda i diversi tipi di raccolta differenziata, che vengono progettati incrociando le esigenze logistiche e di performace del comune, senza dimenticare che la soluzione che si è rivelata ottima per una certa realtà potrà rivelarsi disastrosa per un'altra area.
La raccolta può infatti essere:
- stradale, quella che tutti abbiamo ben presente, coi cassonetti posizionati in strada e accessibili a tutti 
- di prossimità, col posizionamento di isole che raccolgono nello stesso posto, a volte dotato di recinzione, cassonetti più piccoli per la raccolta di tutte le tipologie di rifiuti
- porta a porta, con la sparizione di cassonetti in strada a disposizione di più utenze, ma bidoni o sacchi ad uso condominiale/familiare che vengono custoditi in aree private e posizionati sul marciapiede solo nei giorni dello svuotamento.
La raccolta differenziata può essere monomateriale o multimateriale: la prima prevede la raccolta singola di ogni materiale, con la presenza di un bidone per ognuno di essi. Tipicamente alcuni materiali vengono raccolti insieme per ottimizzare i costi e perchè comunque sono poi relativamente facili da separare utilizzando dei macchinari; le due possibilità più utilizzate sono la multimateriale leggera plastica+metalli e il vetro da solo e la multimateriale pesante vetro+metalli e la plastica da sola.
Per facilitare l'utenza ogni comune sceglie anche dei colori per contraddistinguere i diversi contenitori, per cui la carta che a Torino è gialla altrove potrebbe essere bianca, marrone, rosa, verde, blu: non esiste nessuna normativa nazionale che regoli questa cosa.
Direi che con le premesse ho finito, a breve inizio davvero coi materiali, promesso :-) Se intanto però siete curiosi e volete sapere qualcosa in più sui consorzi di filiera potete dare un'occhiata ai loro siti web

CONAI, consorzio nazionale imballaggi, la mamma di tutte le filiere
Comieco, consorzio di filiera degli imballaggi a base cellulosica
Corepla, consorzio di filiera degli imballaggi in plastica
CiAl, consorzio di filiera degli imballaggi in alluminio
Ricrea, consorzio di filiera degli imballaggi in acciaio
Coreve, consorzio di filiera degli imballaggi in vetro
Rilegno, consorzio di filiera degli imballaggi in legno

E se non avete voglia di leggervi troppe cose, in questa pagina del sito del CONAI trovate un ottimo riassunto di tutta la faccenda.
Buon divertimento e buona lettura.

(1) http://www.conai.org/enti-locali/accordo-quadro-anci-conai

mercoledì, novembre 18, 2015


I bambini sono delle spugne, lo vedo bene con la piccola iena che fino a questa primavera diceva a fatica mamma e babbo e adesso ogni tanto parte raccontando episodi accaduti mesi fa, quando neanche ci sfiorava l'idea che stesse comprendendo anche solo vagamente quello che stava succedendo. Adesso bisogna stare attenti a cosa dire, quando dire, quanto dire, cosa fargli vedere e in che occasioni perchè tutto tutto tutto entra in quella testolina e lì resta.
Questo ovviamente non vale solo per la iena, ma vale per tutte le iene del pianeta e lo sanno molto bene i geni del marketing di prodotti per i bambini: noi gli facciamo vedere un cartone animato in tv e loro si ritrovano circondati da una valanga di merchandising coi loro personaggi del cuore.
Io e mio marito abbiamo deciso di limitare la tv ad alcuni momenti della giornata durante i quali ci fa comodo avere la iena tranquilla sul divano, di solito mentre organizziamo i pasti. Abbiamo anche scelto di non fargli vedere veramente la tv, ma di attingere ad un bacino decisamente più ampio di programmi per bambini e soprattutto eludere tutto quello che ruota attorno ai vari peppa pig e masha e orso proponendogli delle cose che troviamo simpatiche, intelligenti e adatte alla sua età.
Ecco allora che, con il solito tag "mai più senza", vorrei proporvi una simpatica carrellata di personaggi che magari non conoscete, ma che potrebbero piacere molto sia a voi che ai vostri bimbi.
Partiamo coi preferiti di Samu: Charlie&Lola!
La prima vacanza con la V maiuscola della iena è stata quella di agosto 2013: lui aveva 6 mesi e siamo stati una settimana a Londra, una città dove torniamo sempre volentieri e dove ci sentivamo sufficientemente sicuri di potercela fare con un bimbo così piccolo. Mentre passeggiavamo a Camden mi sono imbattuta in una libreria di libri usati e ho fatto acquisti: ho comprato diversi libri per bambini e uno era proprio "I will not ever never eat a tomato". Quando la iena ha iniziato ad interessarsi alle figure ho iniziato anche a leggerglielo e ad oggi resta uno dei suoi libri preferiti. Un giorno, memore del bollino "as seen on tv" sulla copertina, ho provato a dare un'occhiata su Amazon per vedere se esistevano dei dvd con le avventure dei due fratellini e zac eccoli qua, anche in lingua italiana. Inutile dire che si è subito innamorato di Ciarlilolativi e che non perde occasione per richiedere le sue puntate preferite: Ciarlilolapoddo (la storia del libro di cui sopra), Ciarlilolastrumenti, Ciarlilolapicnic, Ciarlilolananna, Ciarlilolalibro e via così.
Charlie è un bimbetto di circa 7/8 anni che ha questa sorellina che si chiama Lola e che, come ripete sempre all'inizio di ogni storia, è più piccola di lui ed è molto simpatica. I genitori di questi bimbi non si vedono mai, pur venendo nominati di tanto in tanto, mentre vediamo spesso i loro amichetti Marv e Lotta, Sizzels, il cane di Marv, e soprattutto Soren Lorensen, l'amico immaginario di Lola. Non si tratta quasi mai di storie inverosimili o eccessivamente stravaganti, ma di racconti di vita di tutti i giorni visti però con gli occhi di un bambino e della sua sorellina. Se volete averne un assaggio vi lascio il video di una puntata reperibile su youtube, dove però lo trovate solo in inglese; i dvd comunque si trovano ancora su Amazon ad un costo davvero irrisorio.
Abbiamo anche comprato una raccolta di libri, sempre su Amazon, ma nell'usato: è un box con cinque storie che già la iena conosceva perchè sono nei dvd, però adora leggerle, anche perchè le illustrazioni sono super carine e rimandano alla grafica del cartone animato, che mescola foto, collage e animazione in modo molto simpatico.
Dategli una possibilità e non ve ne pentirete.
In attesa della prossima segnalazione godetevi Ciarlilolapoddo



sabato, novembre 07, 2015


Occchei ci siamo: abbiamo ridotto, tutto quello che non siamo riusciti a ridurre l'abbiamo riutilizzato, ma adesso davvero non possiamo fare altro che buttare nel bidone. Ed ecco che entra in gioco la prossima R: riciclare!
Ci sono mille modi per disfarsi di un rifiuto, ma uno solo è quello giusto e non sempre è facile capire quale sia.
Nella mia vita prima dell'arrivo della piccola iena mi era stato chiesto di preparare dei volantini informativi da distribuire ai cittadini dei comuni per i quali avremmo progettato il sistema di raccolta dei rifiuti. Quando mi sono trovata di fronte al foglio bianco mi sono detta "che bello! voglio proprio metterci dentro tutto quello che la gente dovrebbe sapere, le risposte a tutte le domande che negli anni mi sono sentita rivolgere, con questo foglio in mano tutti sapranno buttare le cose giuste al posto giusto!" Mi sarebbe piaciuto scriverci tutto quello che avevo in testa e che mi sembrava indispensabile, ma alla fine mi sono dovuta scontrare prima con la dimensione del pieghevole che avevamo scelto e poi, soprattutto, con la leggibilità. Se avessi scritto un poema nessuno lo avrebbe mai letto e forse vi siete accorti anche voi che quando distribuivano il dono della sintesi io probabilmente ero in bagno.
Per me era importantissimo che tutti i cittadini potessero avere in mano qualcosa che permettesse loro di fare un lavoro ben fatto: il problema fondamentale, infatti, è che la raccolta differenziata è una cosa bellissima, ma funziona solo se tutti la fanno bene, altrimenti non ha senso.
Ma, come avevo già scritto in un altro post, non voglio stare qui a pensare a quello che possono fare (e magari non fanno) gli altri, ma a quello che possiamo fare noi. E la prima cosa che ognuno di noi può fare è proprio prestare attenzione a quello che ci passa ogni giorno per le mani: ogni oggetto di cui decidiamo di liberarci è fatto di uno o più materiali e, una volta individuato di quali si tratta, sarà molto facile indirizzarlo nel giusto cassonetto.
Possiamo dividere i nostri rifiuti in due grandi famiglie: imballaggi e non imballaggi. I primi sono piuttosto semplici da riconoscere perché sono i contenitori degli oggetti che acquistiamo e sono fatti di materiali abbastanza riconoscibili: carta, plastica, vetro, metalli e, di recente, bioplastiche come il mater bi. Questi materiali poi possono essere usati da soli nei cosiddetti imballaggi monomateriale oppure combinati tra di loro, a volte in modo che possano comunque essere separati, altre volte accoppiati in modo inscindibile, come nel caso dei poliaccoppiati (il tetrapak® ne è uno degli esempi più noti).
Gli altri rifiuti che produciamo di solito sono contenuti all'interno degli imballaggi che buttiamo e sono scarti alimentari, abbigliamento, rifiuti elettrici ed elettronici, pile, farmaci, mobili, oggettistica, insomma qualsiasi cosa della quale decidiamo di liberarci. Di quest'ultimo gruppone di rifiuti ci occuperemo solo alla fine, prima vorrei toccare le categorie merceologiche più "semplici" e con le quali abbiamo a che fare più spesso: carta, plastica, vetro, metalli, rifiuti organici. Queste sono le categorie di rifiuti che tutti noi dovremmo dividere tra le mura domestiche (e so che lo fate tutti, vero?) e sono anche quelle delle quale vorrei raccontarvi qualcosa di più, un post per ogni materiale a partire dai prossimi giorni, quando riceverò la giusta ispirazione. E siccome qui sono a casa mia finalmente potrò usare tutto lo spazio che voglio per darvi qualche dritta in più su come diventare dei perfetti separatori di rifiuti.

mercoledì, novembre 04, 2015

E' ormai evidente che sia arrivato il Natale: con il mese di Novembre i negozi si sono riempiti di stelle comete, luci, palline, alberi, babbi natale, carte da regalo e quant'altro.
Lo scorso fine settimana hanno anche acceso le luminarie, le bellissime luci d'artista che se non avete mai avuto occasione di vedere... bè, dovete venire a Torino a vederle. Avete tempo fino all'epifania, quindi non avete scuse! Sicuramente organizzeremo una serata a passeggio con la piccola iena, che, come tutti i bambini, ama il Natale e le luci.
Ma il suo amore per il Natale non è quello di un adulto, il Natale in fondo è una festa che piace a tutti perchè arriva in un momento dell'anno in cui è bello stare al calduccio, in casa, in famiglia, giocare a tombola (o meglio ancora a Dixit), mangiare cose che fanno Natale, si sta a casa dal lavoro, ci sono le luci, ci si scambiano i regali, ... insomma Natale ci piace :-)
Ma la iena il Natale lo venera, ci ammorba tutto l'anno coi libri del Natale, l'albero di Natale, la stella cometa, la storia del presepe e Piccolo Pelo.
I miei suoceri l'anno scorso avevano appeso alla porta di casa una stella cometa luminosa, di quelle super cinesi che arrivano direttamente dai gran bazar del niente, appunto. Ecco, la iena, dal giorno dopo l'epifania, non perde occasione per chiedere notizie di suddetta stella cometa ogni volta che andiamo a casa loro, compresa la volta in cui avevano installato la piscinetta in giardino per farlo sguazzare insieme a mio nipote. Lui avrebbe voluto anche la stella cometa anche al mese di Agosto.
Ah, ma tra poco l'avrà, credo che i miei suoceri siano un po' meno sul pezzo rispetto al Lidl, ma per l'otto dicembre dovrebbe tornare al suo posto.
Anche a me il Natale piace, ma adesso lo trovo un tantino in anticipo sui tempi; non ho ancora tirato fuori il giaccone super pesante, come dicevo nell'altro post, che già è il momento di addobbare l'albero. No no, non fa per me.
Spiegheremo alla iena che fino al mese prossimo in casa non vedrà neanche una frangettina dorata piccola.

mercoledì, ottobre 28, 2015

Nella cartella delle bozze conservo gelosamente da ormai 10 giorni un altro post sui rifiuti, ma ancora non lo riesco a concludere. Sono giorni in cui mi sento poco ispirata, probabilmente perchè la testa è piena di altri pensieri, la forma fisica non è proprio al top del top e questo tempo autunnale certo non aiuta.
Allora l'altro giorno, mentre indossavo il mio giaccone, cercavo di ricordare l'ultimo giorno di estate, l'ultima volta in cui sono uscita con una tshirt senza portarmi dietro neanche una felpa, l'ultimo giorno di sole vero. Per cercare di ricostruire da lì l'arrivo dell'autunno. Ma niente, non mi ricordo assolutamente quando ho deciso che era giunto il momento di coprirsi di più. E'così tutti gli anni, tutti i cambi di stagione, una mattina ti svegli e decidi che è ora di vestirsi di più o di meno, è una cosa che pensi arrivi piano piano e invece è succede da un giorno all'altro. Il giorno prima il giaccone è nell'armadio, dentro il sacco della lavanderia, e il giorno dopo lo trovi nell'attaccapanni per poterlo usare tutti i giorni.
E qui arriva il secondo passaggio: e quando si passa dalla giacca da mezza stagione a quella invernale? La piccola iena, ad esempio, è dotata di ben 4 capi spalla: 2 molto simili, con l'esterno impermeabile e la fodera di micropile, taglio un po' da giacca da motociclista. Uno è arancione ANAS, l'altro è stampato con una texture tipo jeans chiaro. Poi ha un piumino (però sintetico) di quelli che diventano piccoli piccoli e si infilano in un sacchettino, verde, con il cartellino ancora attaccato.
E un giaccone di velluto blu super imbottito che ancora mi sembra davvero esagerato. Il similpiumino invece forse sarebbe già adatto alla stagione, ma in base a cosa decido?
Arriva sempre il giorno in cui bisogna cambiare qualcosa, una mattina ti alzi e decidi che è ora di tirare fuori il piumino, che è ora di tagliarsi i capelli, che è ora di cambiare qualcosa della nostra vita che inizia a starci stretto. Quando fa freddo ci si copre, quando fa caldo ci si scopre, ma quando ci stiamo stretti cosa si fa? Ci si allarga?

lunedì, ottobre 12, 2015

Se, come ho già scritto, al primo posto c'è sempre la R di ridurre, al secondo posto c'è sicuramente la R di riutilizzare.
C'è una canzone dei Mercanti di liquore che si chiama "Apecar", se non la conoscete ascoltatela, vi lascio il link al video qui sotto. Racconta la storia di quest'uomo che ha passato la sua vita su un'ape, in giro per il paese a raccogliere i rifiuti e che un giorno, tra i rifiuti, farà un incontro molto speciale. Ad un certo punto dice
buttano le cose che bastava riparare
buttano le cose per poterle ricomprare
e trovo che queste due righe descrivano alla perfezione un modus operandi che ormai è entrato nelle nostre case, spesso senza che neanche ce ne accorgessimo.
Avete mai sentito parlare della lampadina della caserma dei vigili del fuoco di Livermore, California? La lampadina la potete vedere ancora accesa qui, dal 1901. Oggi ovviamente sottoalimentata per conservarla in vita, a ricordarci che una volta le cose erano fatte per durare. Oggi solo un diamante è per sempre. Tutto il resto si è rotto, si sta per rompere o si romperà. Si chiama obsolescenza programmata, un modo un po' pomposo per dire che ogni cosa che acquistiamo porta dentro di sè una data di scadenza. A tal proposito vi consiglio la visione di questo documentario che ho avuto il piacere di scoprire nel 2011 durante Cinemambiente, la cui 18esima edizione si è conclusa proprio ieri.
Ma torniamo a noi: gli oggetti che acquistiamo invecchiano e si rompono molto prima di quanto ce lo potessimo aspettare e, nella maggior parte dei casi, la riparazione e il successivo riutilizzo sono nella realtà impraticabili per una mera ragione economica.
Se acquisto un paio di calzini ad un euro e al quarto lavaggio hanno già un buco, quale convenienza ho ad aggiustarli, quando ne posso acquistare un paio nuovo sganciando un altro euro? E quanto durerebbe comunque quella riparazione, se sono bastate poche ore ai piedi e qualche lavaggio in lavatrice per logorarli?
Trova calzino e sostituisci con qualsiasi altra cosa e capirete bene che quello che dice la canzone è vero: in molti casi buttiamo quello che bastava riparare e lo facciamo, sotto sotto, anche per poterlo ricomprare.
La questione poi diventa davvero drammatica quando parliamo dei cosiddetti RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici, che nel corso degli ultimi anni hanno visto una crescita vertiginosa nella produzione.
Insomma, riparare, riutilizzare, riconvertire e trasformare sono parole che non fanno più tanto parte del nostro vocabolario e i motivi sono tanti. Non abbiamo più tempo e voglia da investire nella cura delle nostre cose, è sicuramente più facile accantonare e buttare. E questo, unito alla sempre maggior complessità del mondo che ci circonda, ha fatto sì che non siamo più capaci di farlo.
Come uscirne allora? Come cercare di fare del nostro meglio anche alla voce riutilizzo? Sembra superfluo, ma lo dico: la prima cosa da fare è tornare alla R dell'altra volta e pensare alla reale necessità di un articolo al momento dell'acquisto. Ho davvero bisogno di cambiare smartphone ogni 3 mesi? Ho davvero bisogno di acquistare l'ennesima tshirt-straccetto in un negozio di abbigliamento low cost? Ho davvero bisogno di un tablet, di un pc, di una macchina per il pane, di un abbattitore per fare i dolci come a bake off etc etc? Perchè in cuor nostro già sappiamo che, quando questi oggetti si romperanno, guarda caso quasi sempre allo scadere della garanzia, difficilmente li ripareremo, più verosimilmente li butteremo. Alla faccia del riutilizzo.
L'abbigliamento forse è quel rifiuto che ci invita più di tutti al riutilizzo: oggi è possibile comprare e vendere articoli usati in moltissimi modi. Peccato che, nella stragrande maggioranza dei casi, acquistiamo capi di abbigliamento che non sono stati pensati per una catena virtuosa di usato, ma piuttosto per essere indossati per una stagione e poi buttati.
Ecco allora qualche idea di riutilizzo semplice e banale presa direttamente dalla vita di tutti i giorni:
- se fate la spesa al mercato portatevi dietro i sacchetti di carta in modo da utilizzarli più di una volta
- non arrendetevi di fronte alla prima spia lampeggiante: internet può darvi una mano a capire cosa sta succedendo al vostro elettrodomestico, magari è una sciocchezza e non serve comprarne uno nuovo
- i fogli di carta hanno due facce: usatele entrambe
- gli scarti della cucina e gli avanzi hanno sempre una nuova vita: una brava massaia sa come presentare in tavola le cose del giorno prima facendole sembrare un piatto da gourmet (stasera polpette di verdure fatte con gli avanzi del brodo di ieri, oh yeah)
Mi riservo di aggiungere cose nuove quando me ne verranno in mente e ovviamente non vedo l'ora di leggere le vostre idee qui sotto nei commenti.


sabato, ottobre 10, 2015

Casco, luce, specchietto e paletta,
la mia attrezzatura è di certo perfetta.
Le ruote son gonfie, lo sterzo è diritto
i pedali sono saldi, del sole approfitto!
Non manca niente, son pronta a partire:
la strada mi attende, tornerò all'imbrunire.
Quand'ecco che tutto accade in un lampo:
ero in piedi tranquilla, ora son sull'asfalto.
"Ma cosa è successo, la strada è dritta,
non un semaforo, neanche si slitta!"
Povera ciclista: a tutto pensava,
ma non all'auto che sul ciglio parcheggiava;
l'automobilista scendeva col naso per aria
e con la portiera ti ha stesa - ahia!

lunedì, ottobre 05, 2015

Nella mia vita di prima, quella in cui ero solo donna e non ancora mamma, amavo leggere; leggevo tantissimo e il fatto di non avere un'auto mi permetteva di avere un sacco di tempi morti tra attese di bus e viaggi sui mezzi: tempi morti da investire, appunto, nella lettura.
Da quando è arrivata la piccola iena il tempo per la lettura si è purtroppo ridotto drasticamente. Anzi no, il tempo per la lettura è rimasto più o meno lo stesso, ma viene investito quasi tutto nella lettura di libri per bambini; la soddisfazione è davvero tanta, soprattutto perchè l'erede sembra amare la lettura almeno quanto la mamma e il babbo.
Quest'estate abbiamo allestito un piccolo orticello sul balcone e, con l'occasione, avevo comprato alla iena questo libro edito da Editoriale Scienza; lui è sicuramente ancora piccolino per poterlo apprezzare a pieno, però gli piace molto, per quello che riesce a comprendere.
Il libro inizia parlando dell'attesa: bisogna aspettare 9 mesi perchè nasca un fratellino, 3 stagioni perchè torni l'estate, un anno intero prima che arrivi il proprio compleanno, poi si aspettano gli amici, si aspettano i nonni, si aspetta che arrivi qualcosa di bello, ... e si aspetta che i semini di ravanello germoglino e che il ravanello cresca sotto terra. Ci vuole pazienza. E il libro contiene una storia al giorno per i 20 giorni circa che ci vogliono per fare crescere la piantina di ravanello.
E' difficile spiegare ad un bimbo la pazienza, il concetto di tempo nella loro testa ancora non è ben formato e non capiscono che se il babbo è in ufficio e sono le 9 del mattino occorrerà aspettare altre 9 ore prima di vederlo a casa. O che per arrivare a fare qualcosa che ci piace bisogna aspettare. Tipo quando l'altalena al giardinetto è occupata e bisogna aspettare il proprio turno. O saturno, come dice la piccola iena in orbita.
Le attese sono sempre difficili, è complicato cercare di mantenere la testa libera mentre si aspetta una cosa, bella o brutta che sia. Nella sala d'attesa del dentista pensiamo "non vedo l'ora di essere a casa", mentre a volte vorremmo che il gruppo spalla non smettesse mai di suonare perchè quando il nostro cantante preferito inizierà il concerto partirà anche il conto alla rovescia per la fine dello stesso.
Io faccio le valigie il giorno prima di partire per le vacanze: passo giorni e giorni a scrivere check list e a pensare a tutto quello che mi potrà servire, ma non riesco a sopportare l'idea di tenere la valigia aperta in corridoio per più di 24 ore. Fare la valigia vuole dire essere già in vacanza e l'attesa ulteriore mi ucciderebbe. Questo perchè non sono capace di aspettare, le cose belle cerco di incantarle nello spazio/tempo e quando arrivano mi sembra di non essermi mai preparata a sufficienza; le cose brutte invece arrivano sempre dopo attese logoranti e difficilmente passano in fretta.
E poi ci sono le attese delle cose che fanno preoccupare, che sono sicuramente le peggiori. E questa notte e la mattina di domani saranno logoranti: cercherò di non pensarci, di fare finta che la giornata inizi con la solita colazione e poi correre dietro alla piccola iena e goderci un po' questa città, che poi sarebbe proprio la mia città. Faremo finta che sia un normale lunedì di ottobre, ma non sarà così.
Perchè domani sarà il giorno dell'attesa e io non credo di essere pronta, ammesso che si possa essere pronti ad aspettare che il chirurgo esca dalla sala operatoria e dica che l'intervento si è concluso. A maggior ragione se sul tavolo operatorio ci sarà tua sorella.
E allora si aspettano 9 mesi perchè nasca un fratellino, si aspettano 3 stagioni perchè torni l'estate, si aspetta un anno perchè arrivi il proprio compleanno, si aspetta il Natale, si aspetta che smetta di piovere... e si aspetta di tornare a respirare normalmente dopo aver trattenuto il fiato.

lunedì, settembre 28, 2015

La piccola iena, pur avendo 31 mesi suonati, ha iniziato a parlare relativamente da poco; adesso che non chiude la bocca un secondo abbiamo realizzato che in tutti quei mesi di silenzio studiava e immagazzinava tutto quello che vedeva e sentiva.
In particolare ha un'ossessione per le lettere: quando ancora non parlava ha imparato a leggerle e adesso, quando gliene dici una, lui ti dice tutte le parole che iniziano con quella lettera. La R ancora non la pronuncia tanto bene, ma comunque per lui è R ranocchio roberto, direttamente da una delle storie della Pimpa.
Nella mia vita di prima, quella di non-mamma, la R era sicuramente R rifiuti ed è curioso come in realtà tante parole che orbitano intorno al concetto di rifiuti inizino sempre con la stessa lettera.
E oggi vorrei parlare della prima di queste parole, che forse è anche la più difficile: ridurre. E per farlo farò anche una piccola digressione, perchè su questo blog io non voglio parlare di quello che l'universo può fare per me, ma di quello che io posso fare per l'universo. Quindi non voglio stare qui a raccontare di tutte le belle cose che le aziende più o meno grandi possono fare per ridurre i loro rifiuti e farli ridurre anche a noi consumatori, ma piuttosto di quello che ognuno di noi può fare, senza dover per forza fare una vita da monaco di clausura.
Per vivere felici riducendo i rifiuti che produciamo occorre non perdere mai di vista la regola d'oro: gli acquisti di oggi saranno i rifiuti di domani. Questo vale sia per la spesa alimentare che per tutto il resto: accessori per la casa, abbigliamento, scarpe (sigh), borse (doppio sigh), ...
Ridurre quindi è una scelta che facciamo prima di tutto quando decidiamo di non comprare una cosa che non ci serve davvero. E sì, lo so che non è facile, però penso che tutti dovremmo impegnarci un po' di più a farlo, e io mi metto in testa al gruppo.
Un paio di domeniche fa, ad esempio, siamo andati a fare una passeggiata in centro e con mio marito notavo che eravamo gli unici a non passeggiare con una sportina in mano. Gli unici soldi che abbiamo speso li abbiamo investiti in un gelato da passeggio che, ovviamente, non è venuto a casa con noi. E trattandosi di due coni i rifiuti sono stati davvero ridotti all'osso :-)
Battute a parte, quando sono in giro cerco sempre di farmi la fatidica domanda "questa cosa mi serve davvero?" e, sistemando l'armadio della iena per il cambio di stagione, ho imparato che mi devo fare questa domanda anche per lui, visto che è pieno di vestiti!
Certo il posto dove compriamo la maggior parte dei nostri rifiuti resta il supermercato, un vero crogiolo di imballaggi in materiali assortiti e, in molti casi, assolutamente inutili. Per non parlare dei rifiuti che produrranno le cibarie a casa, tra scarti di frutta e verdura, gusci di uova, fondini e similari che lasceremo tristi e solitari in fondo al frigo in attesa di arrivare al bidone, pasta e farina che faranno le farfalline, latte che scadrà ancor prima di essere aperto e quel preparato per dolci che sembrava indispensabile e che da un paio di anni vi guarda sconsolato ogni volta che aprite la dispensa gridando "prendi meeeee, ti pregoooo".
Che poi era la stessa frase che vi gridava dallo scaffale del supermercato.
Ecco allora qualche consiglio per non arrendersi alla montagna di rifiuti e portare a casa più prodotti e meno imballaggi.
E' utile cercare di arrivare al supermercato con una lista da seguire fedelmente, senza farsi guidare dalle offerte speciali e dai prodotti sistemati all'ingresso o in testa alle corsie. In dieci anni di matrimonio e di spese ho abbastanza imparato a non farmi incaciottare, ma i primi anni di spese sono stati terribili quanto a prodotti inutili acquistati e rifiuti prodotti :-)
Alcuni dei miei acquisti li faccio al negozio leggero: posso evitare gli imballaggi andando al negozio con le mie scatolette e ridurre gli sprechi acquistando solo la quantità di prodotto che mi serve, senza tenere per mesi un fondino di qualcosa in dispensa, col rischio che diventi un covo di animaletti.
Non acquistare una serie di prodotti poi aiuta a non accumulare rifiuti: per la piccola iena, ad esempio, abbiamo sempre usato pannolini lavabili e io stessa ormai da diversi anni uso la mooncup al posto degli assorbenti usa e getta. Non compriamo acqua in bottiglia e la frutta e la verdura la acquistiamo quasi tutta al mercato, evitando sacchetti e sacchettini e soprattutto l'inutile guanto (apro e chiudo una parentesi: a che serve il guanto quando a casa tanto tutti laviamo e magari pure cuociamo la verdura? E soprattutto il guanto non mi aiuta a non pensare a tutto quello che frutta e verdura hanno visto dal campo allo scaffale del supermercato. E ancora: il sacchettino di cui sopra è davvero sempre utile? Per mezzo chilo di fagiolini sì, ma un melone? Un'anguria? Un limone, banane... insomma è davvero sempre indispensabile?).

I sacchettini della frutta e verdura che acquistiamo li usiamo per la spazzatura, così come i sacchetti di plastica (le più famose sportine) che contengono gli acquisti. Io sono una che ci sta abbastanza attenta (ho sempre la borsa di stoffa quando vado a fare la spesa e di solito esco con una borsina pieghevole che uso per mettere gli acquisti, anche non alimentari, rifiutando quella offerta dal negozio), ma nel corso degli anni ho accumulato sacchetti della spazzatura da qui all'eternità. Gli unici che compro sono quelli condominiali semitrasparenti che uso per la raccolta della plastica.
Dopo aver dispensato qualche consiglio ecco la sfida che vi propongo: parlatemi nei commenti di quanti rifiuti producete.
Noi siamo una famiglia di tre persone con abitudini abbastanza normali, mio marito pranza sempre in ufficio, mentre io e la iena quasi sempre a casa; una volta alla settimana circa andiamo a cena fuori.
Tendenzialmente buttiamo via due sacchetti di organico alla settimana (considerate quelli che si prendono al supermercato per frutta e verdura come dimensione), mentre l'indifferenziato (anche in funzione della dimensione del sacchetto) anche una volta ogni due settimane.
Con vetro e metalli riempio una cassettina tipo quelle della frutta una volta ogni mese/mese e mezzo, mentre per la plastica riempiamo un sacco di quelli da 110 litri in un mese circa.
La carta invece la buttiamo una volta alla settimana, riempiendo il nostro contenitore che dovrebbe essere da circa 30 litri.
Il viaggio verso il miglioramento continuo ovviamente non finisce mai :-)
Ah, perchè rrrifiuti con tre R? Perchè una R sola non bastava per dire tutti quelli che produciamo ovviamente. E' una cosa che ho imparato qui.

mercoledì, settembre 23, 2015

Oh, un bar, il dehor, un caffè, il giornale...
non credo di fare niente di male!
Pensa, mio caro, poteva andar peggio:
magari non trovavi davanti il parcheggio!

Ho un post nella cartella delle bozze da giorni e giorni, ma ancora non riesco a trovare una conclusione carina.
Così, dalla stessa cartella ho ripescato una delle mie poesiole scemine che ancora non avevo pubblicato, per non lasciarvi proprio abbandonati a voi stessi :-) Mi sarebbe piaciuto accompagnarla ad un foto che però non sono ancora riuscita a fare, immaginatevi un'auto parcheggiata accanto al dehor, coprendo quindi la carreggiata fino alla linea di mezzeria. 
A presto su questi schermi

lunedì, settembre 07, 2015

...venerdì pesce, sabato trippa, domenica ramo.


Hanno appena aperto, la vetrofania poi è apparsa da pochi giorni, spero che la stiano già rifacendo. Spero.

Edit: oggi (11 settembre) ho visto che è comparsa una toppa con la correzione. Mannaggia... era così divertente :-D

giovedì, settembre 03, 2015

Avevo già pensato a questo post qualche settimana fa, poi avevo pensato di lasciare perdere, ma l'esperienza di stamattina mi costringe a farlo :-)
Non farò nomi ovviamente, ma vorrei raccontarvi una storia. Abito in una zona di Torino con poche attività commerciali, in particolare vicino a casa nostra non c'era un bar degno di questo nome dove andare a fare colazione nelle mattine oziose. Dico non c'era perchè circa 3 anni fa ha aperto un piccolo bar/pasticceria che faceva prodotti onesti a prezzi onesti. Per la zona di cui stiamo parlando era davvero già un grande risultato, anche se c'erano ancora dei bei margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista estetico. La pasticceria, d'altronde, è prima di tutto bella e su questo c'era un bel po' da lavorare... passa quasi un anno e di fronte apre un mega bar a due vetrine, con cucina a vista e servizio catering. Sono disorganizzati, i baristi sono tonti (una volta uno mi ha lavata col succo che mi stava portando al tavolo, per dire...), però in cucina lavorano molto bene. I prodotti esposti sono esteticamente ineccepibili e molto buoni. Le cose buone, si sa, si fanno pagare, ma sono contenta di spendere un po' di più per una bella bioches fresca e deliziosa.
A questo punto, dopo aver studiato il nemico, quelli del bar piccolo avrebbero potuto aprirsi una nuova nicchia di mercato, proporre prodotti diversi (la butto lì: lanciarsi in dolcetti americani che adesso vanno tanto di moda?): la concorrenza serve anche per migliorarsi, no?
La risposta alla domanda che vi state facendo è no, non hanno fatto nulla e col passare del tempo le loro proposte, pur essendo leggermente più economiche, non hanno retto la concorrenza degli altri e prima dell'estate il bar piccolo ha chiuso e cambiato gestione.
Dentro di me pensavo "chissà chi si sobbarcherà adesso la gestione di questo bar, ora che ha già di fronte un concorrente davvero importante". La risposta è arrivata lo scorso mese di luglio: il bar piccolo ha riaperto, stessi locali, stessi arredi, ma facce nuove dietro il bancone.
Rimango piacevolmente stupita dal fatto che hanno saputo cogliere una nicchia di mercato abbastanza scoperta nella zona: il gelato. Vi ho già parlato del mio amore incondizionato per coni e coppette, così, sulla via del ritorno dal baby parking, io e la iena un pomeriggio ci siamo fermati con la bici al bar a fare merenda. Immaginavo che il gelato non lo facessero loro, ma gli arrivasse già pronto; quello che non potevo immaginare invece era il costo di suddetto gelato (2.5 euro quello piccolo da 2 gusti) e la mancanza di possibilità di avere una coppetta formato iena, per quale chiedo comunque una coppetta con un solo gusto, per poi pagarla la stessa cifra di cui sopra. Resto senza parole anche di fronte al prezzo del gelato al kg: 24 euri! Manco la gelateria artigianale più chic di Torino arriva a tanto... per non parlare della gelateria più buona in cui mi sia imbattuta di recente, dove il gelato costa sensibilmente meno di 20 euro al kg (è a Cesena, se capitate da quelle parti non potete non andarci). Il gelato poi l'ho trovato eccessivamente dolce, quello alla frutta soprattutto. Davvero niente di speciale.
Ieri mi sono accordata con la mia amica per andare a fare colazione insieme coi rispettivi bimbi e, visto che lei apprezzava la vecchia gestione del bar di cui sopra, sono stata io a proporle di andare a testare il nuovo corso. Col gelato non ero proprio rimasta soddisfatta, ma volevo dargli un'altra possibilità.
Non gliene darò una terza, perchè non si può tenere una vetrinetta a 6 piani vuota, con soli due vassoi di brioches e venderle a 1,50/2 euro l'una. Sono cifre che non stanno nè in cielo nè in terra, non per quel tipo di prodotto almeno. La mia amica ha preso un cornetto con la marmellata che era di dimensioni ridicole (in certi bar il formato mignon è poco più piccolo di quello per intenderci...) con la marmellata che era più fuori che dentro. Ecco, per questo non puoi chiedermi 1,5 euro. Venier in Via Monte di Pietà può chiedermi quella cifra per il loro leggendario torciglione alla crema, mastodontico e grondante burro e uova :-) Samambaia, via Madama Cristina, mi chiede 1,2 euro per il mega cornetto con le estremità abbondantemente pucciate nel cioccolato fondente e la crema al cioccolato dentro. Sui prezzi dei loro vicini non sono molto aggiornata, ma poco importa.
Quanto dureranno aperti? Mi dispiace per loro, ma credo poco.
Per lanciarsi in un'attività imprenditoriale bisogna avere un progetto sensato, non sperare che la gente venga a farsi spennare perchè fate simpatia... o perchè gli stanno antipatici quelli del bar di fronte.
Io certe cose proprio non le capisco!
Scusate, ero partita con l'idea di non fare nomi, ma alla fine le mie brioches torinesi preferite ve le ho messe dentro, non sono riuscita a farne a meno! Andate a provarle, se ancora non le avete mai assaggiate :-)

lunedì, agosto 31, 2015

Aprirei la rubrica "mai più senza" con un oggetto che, da quando è entrato in casa nostra ormai un anno fa, ha davvero rivoluzionato il nostro modo di muoverci: il guinzaglio la scimmietta.
La doverosa premessa alla reale utilità dell'oggetto è la seguente: io vivo in città, anzi, vivo la città. Mi muovo coi mezzi pubblici, a piedi e con la bici, esco di casa e mi ritrovo su uno dei corsi più trafficati di Torino e, da quando la iena cammina, riuscire a gestirla è diventato sempre più difficile, soprattutto in prossimità di strade trafficate e, altro momento topico, durante la legatura della bici.
Ecco allora che ho iniziato a pensare che forse poteva fare al caso mio un oggetto tipo quello che avevo sempre visto in casa mia. Quando ero una bambina, infatti, ricordo che mia mamma aveva il guinzaglio: una cintura bianca con un moschettone e la fettuccia, penso fosse proprio della Chicco. Il pensiero di usare oggi una cosa del genere non mi piaceva tanto, così ho provato a dare un'occhiata alle proposte del mercato.
La scorsa estate, durante la nostra vacanza in California, mi sono consultata con la mia amica Marica sull'esistenza di guinzagli per piccole iene e lei mi ha parlato di questi zainetti con la coda. Alla prima occasione ci siamo lanciati in un negozio di articoli per bambini e ne siamo usciti con la scimmietta.
Altro non è che uno zainetto a forma di scimmia, la cui coda è sufficientemente lunga da essere tenuta in mano dal genitore.
Ora, so che agli occhi del profano può sembrare un oggetto al limite della legalità e spesso mi vengono fatte battutacce poco simpatiche, però per me è diventato assolutamente indispensabile girando ormai quasi sempre a piedi senza passeggino.
Di solito la piccola iena mi dà la mano, ma io tengo nel polso la codina in oggetto, in modo da non perdere il contatto anche se molla la mano per andare ad indicare un tombino, una lettera, un piccione o qualsiasi altra in cosa in quel preciso momento meriti la sua sua attenzione.
Sin dalla prima volta che l'abbiamo usata, la iena non ha mai mostrato segni di insofferenza e adesso fa parte della nostra vita di tutti i giorni. Quando usciamo ormai sa che se si prende la scimmietta dovrà camminare. Questa mattina, ed esempio, siamo usciti con la bici, l'abbiamo parcheggiata al primo archetto libero in zona piazza San Carlo, e poi abbiamo passeggiato un po' con la scimmietta di cui sopra.
Se a San Diego mi fossi comprata tutto l'espositore avrei già trovato da rivenderle tutte: spesso mi fermano per chiedere dove l'ho comprata! In realtà vendono qualcosa di simile anche a queste latitudini, anche se devo ammettere che i costi sono davvero differenti. La mia devo averla pagata l'equivalente di 10/15 euro, qua, per una cosa del genere, si parla di 25 euro minimo.
Per noi è stata davvero una scoperta e mi/ci ha davvero aiutati tanto nei nostri spostamenti quotidiani.