giovedì, dicembre 31, 2015

Queste sono le ultime ore del 2015 e domani a quest'ora ci saremo già abbondantemente svegliati nel 2016. Non sono così ingenua da pensare che stanotte a mezzanotte tutto cambierà: sarebbe bello poter buttare dalla finestra tutto quello di cui ci vorremmo disfare e ripartire da capo, anno nuovo, vita nuova, come se nulla fosse esistito.
Ma cerco anche di vedere il bicchiere mezzo pieno, per cui vorrei fare due elenchi di cose: le cose belle successe quest'anno e le cose belle che vorrei succedessero il prossimo. Nessuno spazio per i rimorsi, i rimpianti e tutto il resto, si guarda avanti con il sorriso.
Le 5 cose belle del 2015 (in ordine rigorosamente sparso):
- Aver coltivato una nuova amicizia, ne avevo davvero bisogno, il caso ci ha fatte incontrare e ne sono davvero contenta :-)
- La nascita della mia nipotina, cosa ve lo dico a fare?
- Aver frequentato un corso di specializzazione molto interessante che mi ha permesso di conoscere gente nuova e di imparare tante cose che spero potrò utilizzare domani nel mondo del lavoro
- Direttamente collegato al punto di qui sopra arriva anche l'apertura di questo blog: l'idea è nata proprio durante una lezione, in tanti ci hanno detto che l'unico modo per imparare a scrivere è mantenersi in allenamento e questo mi sembra un ottimo sistema per farlo
- Questa gravidanza e, quasi in contemporanea, quella di una mia cara amica, nei prossimi mesi le nostre vite cambieranno decisamente e sarà bello confrontarsi lungo questo percorso
Le 5 cose belle che mi aspetto dal nuovo anno:
- Arrivare a giugno in forma, pronta ad accogliere il nuovo arrivo in famiglia, ho ancora 5 mesi e un po' per lavorarci
- Risolvere un paio di magagne che sono un po' come l'ovosodo del film di Virzì, non vanno nè su nè giù: chissà se i prossimi 12 mesi basteranno per uscirne, almeno in parte
- A settembre la piccola iena inizierà la scuola materna: vorrei che sia per lui una bellissima esperienza
- Una bella vacanza: questa resterà più che altro una chimera, ma adesso sognare non costa niente
- Come quinta cosa voglio tenermi una sorpresa, a tutti piacciono le sorprese, quest'anno ne ho ricevute diverse, alcune belle, alcune meno; per l'anno nuovo ne vorrei una bella :-)

Vi auguro di avere una lunga lista di cose belle da desiderare per il nuovo anno e di passare i prossimi 12 mesi a cancellarla riga dopo riga.

domenica, dicembre 27, 2015

Avevo già parlato qui di come le cose succedono senza che ce ne accorgiamo, i cambiamenti arrivano all'improvviso e non riusciamo a renderci bene conto di quando è successo che tutto ha preso un'altra forma.
Nel caso particolare sto parlando della forma della mia pancia, che oggettivamente piatta non è mai stata; a differenza dell'altra gravidanza stavolta ho continuato a portare i miei jeans per diverse settimane senza che mi dessero fastidio, forte del fatto che negli ultimi tre mesi non è che proprio abbia avuto tanta voglia di mangiare e avessi perso anche qualche chiletto.
Sono ormai 10 giorni che non indosso i jeans, ma solo pantaloni della tuta o vestiti/gonne e l'idea di riprenderli in mano mi fa sentire a disagio, così ieri ho deciso finalmente di guardarmi allo specchio in bagno con occhio critico ed effettivamente qualcosa è cambiato.
La mia pancia non ha la stessa forma di sempre, la vedo più tonda soprattutto in alto, subito sotto al seno, anche lui decisamente lievitato, tant'è che sto meditando l'acquisto di un paio di reggiseni nuovi.
La mia app dice che il frugoletto ha raggiunto le dimensione di un'arancia e a breve arriveremo all'avocado; se non la smetto di mangiare porcherie per queste feste arriveremo all'anguria prima dell'epifania.
La pancia quindi cresce, piano piano, zitta zitta: con l'anno nuovo magari vedo di recuperare la mia scatola di vestiti premaman dal garage, compreso il mio costume da bagno da balenottera spiaggiata: quello di sempre ormai mi tira un po' e preferisco l'altro, mi sento più a mio agio. Ho pure una salopette con la gonna di jeans, me l'ero comprata perchè era il mio sogno segreto, e quando mai ti ricapita l'occasione di poterne indossare una senza sembrare un imbianchino? :-) Per tutto il resto jersey santo subito: lunga vita a leggins e abiti morbidi e informi che nella maggior parte dei casi provengono direttamente dal mio guardaroba di tutti i giorni.
Anche mio marito deve essersi accorto della mia pancia perchè per Natale ho ricevuto questa: bellissima davvero, peccato che non mi vada bene :-( mi sta proprio stretta anche di spalle e ripongo grandi speranze nell'altro modello con l'inserto portapancia/portabimbo, la prossima settimana che siamo a casa vedo di capire qualcosa in più.
Perchè ho pensato di scrivere questo post? Per lo stesso motivo per cui ho deciso di rifare il corso di accompagnamento alla nascita al consultorio, anche se ormai ho capito abbastanza bene cosa mi aspetterà tra qualche mese: per pensare un po' a questa arancia che a breve sarà avocado. Perchè per la prima gravidanza è tutto nuovo e fantastico, ogni giorno scopri una cosa nuova, i tuoi pensieri sono tutti per quell'esserino che sta crescendo e allora segui la dieta giusta, fai movimento, il corso di nuoto per gestanti, l'olio 9 mesi e tutte le cure del caso. La seconda volta uno non è più capace di stupirsi di niente, vede solo le smagliature, la pancia che lievita, pensa a quando avrà il baricentro spostato in avanti e ai nuovi modi che inventerà per continuare a fare la vita di sempre con la piccola iena. E quindi ogni tanto ci vogliono 10 minuti di pensieri solo per lui/lei, che piano piano cresce, senza far rumore e, per ora, senza neanche farsi sentire. Perchè ho paura che arriverà in fretta il giorno in cui deciderà di sgusciare fuori e io non mi sarò goduta abbastanza questi mesi in cui è solo mi*.

venerdì, dicembre 25, 2015

Ho sentito a Natale con sorpresa
bussare alla mia porta pian pianino.
Ho schiuso l'uscio e ho visto lì in attesa
davanti a me Gesù Bambino.
Gesù Bambino, quello di Natale,
che sussurrando con vocina lieve mi ha detto:
"Fammi entrare, mi fa male il freddo che c'è fuori
e questa neve, ho già bussato a tante porte chiuse,
ad ogni cuore ho detto "fammi entrare".
Non mi han sentito, oppure con delle scuse
mi hanno lasciato fuori ad aspettare".
Allora l'ho fatto entrare, ma gli ho detto:
"Gesù Bambino, posso darti poco,
lo vedi, questo cuore è poveretto,
non so nemmeno accendere un bel fuoco."
"Se la tua casa è brutta non temere -
ha risposto Gesù con un sorriso - 
ora che ci sono io potrai vedere
che sarà bella come il Paradiso".
L'ho preso allora sopra i miei ginocchi,
lui ha detto piano "fammi stare qui",
poi finalmente stanco ha chiuso gli occhi
e adesso dorme accanto a me così.

Questa poesia di Natale l'abbiamo imparata all'asilo ormai direi una trentina di anni fa sia io che le mie sorelle. Io ovviamente nel mentre l'ho dimenticata, ma mia mamma invece no, così ho pensato di farmela dettare e di condividerla con voi per augurarvi un sereno Natale, in qualsiasi angolo del mondo siate, spero accanto alle persone alle quali volete bene.

domenica, dicembre 20, 2015

L'uomo è da sempre ossessionato dall'idea di misurare tutto quello che lo circonda, per conoscerlo meglio e poterlo comprendere; anzi, credo che avere l'idea della dimensione di una cosa sia il primo modo per comprenderla, il più semplice. Misurare le grandezze della natura all'inizio non è stato facile: come misurare, infatti, il raggio terrestre, le distanze siderali o anche solo l'ampiezza di un oceano? L'altezza di una montagna, la distanza tra due città, la profondità di un lago, la lunghezza di un fiume tortuoso? Con l'ingegno e una buona dose di matematica e geometria tutto si è misurato, non prima di aver stabilito delle unità di misura, che ancora oggi sappiamo non essere universali.
Poi abbiamo pensato di misurare concetti astratti, come ad esempio il tempo, qualcuno ha addirittura provato a pesare l'anima, ma la domanda che mi frulla in testa da qualche settimana è: si può misurare l'amore? Ma soprattutto: misurare l'amore è un buon modo per riuscire a distribuirlo equamente?
Io non so se c'è una risposta a questa domanda, ma non mancherò di esporvi la mia opinione in merito.
La mia risposta è no, l'amore non si misura, non si pesa e non va distribuito equamente. Perché le persone non sono degli automi ed è impossibile voler bene allo stesso modo a tutti e dimostrarlo allo stesso modo, per paura di fare un torto ad uno piuttosto che all'altro.
Prendete ad esempio i vostri amici: con alcuni vi piace andare al cinema, con altri magari andare a fare una vasca in centro, con altri ancora sedervi a chiacchierare di fronte ad una tazza di te. Volete meno bene a uno o all'altro? Semplicemente mostrate il vostro affetto nei loro confronti in maniera diversa, come è giusto ed umano che sia. Se ad una delle mie sorelle faccio un regalo perché ha passato un brutto momento o ha raggiunto un traguardo importante e penso che la cosa vada celebrata lo faccio, e non mi è mai balenato per la testa che le altre potessero pensare che a loro voglio meno bene per questo. O se ad una dedico più tempo che ad un'altra in una certa occasione non mi aspetto certo che mi si tenga il muso pensando "ecco vuoi più bene a lei che a me".
Siamo tutti diversi e nella diversità si esprime anche il nostro modo di essere vicini agli altri e di volergli bene.
Una delle mie più care amiche del liceo amava andare in discoteca, a me non è mai piaciuto: non ballo, non bevo, non sono molto propensa a socializzare con sconosciuti in un ambiente così confusionario. Preferivo starmene a casa mia insomma. Allora il sabato sera ogni tanto andavo da lei e mi divertivo molto ad aiutarla nella difficile scelta di trucco, parrucco e abbigliamento per la serata, ma verso mezzanotte, come cenerentola, perdevo la scarpetta, le auguravo buona serata e tornavo a casa mia. Forse ero meno affezionata a lei di quello che potesse credere solo perché non condividevamo tutti gli aspetti delle nostre vite?
E coi figli come funziona? Guardo la piccola iena e penso che non sarà figlia unica per sempre e quindi come la mettiamo con tutto l'amore che gli ho dato in questi anni? Un fratello o sorella potrebbe un giorno forse dirmi che ho voluto più bene alla iena perché ci sono svariati mesi di gap tra i due? E' inutile, come ti giri ti giri l'amore non lo puoi misurare con le unità di misura che usiamo per tutto il resto: lo misuriamo forse col tempo? con il valore economico di un regalo? con la distanza che mettiamo tra noi e l'altro? col numero di volte in cui ti ho chiamato nell'ultima settimana? Io lo trovo estremamente svilente: se tutto finisce così allora siamo solo numeri e matematica e il voler rendere ogni relazione uguale all'altra ci fa diventare uguali anche tra di noi, ugualmente piatti e amorfi.
Perché le persone, le situazioni, le relazioni, no, non sono tutte uguali e non possono esserlo perché sono vive, cambiano continuamente e non possiamo costringerci a pesare i nostri sentimenti per non scontentare mai gli altri, perché finiamo per scontentare prima di tutto noi stessi e poi per prendere in giro le persone alle quali vogliamo bene. A queste persone noi dedicheremo il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro spazio, condividendo tutte queste cose per la gioia e il piacere di farlo. Non perché non vogliamo fare loro un torto o per dare a tutti le stesse cose: non se lo meritano. Dare a tutti le stesse cose, pesandole e misurandole, è molto facile: lo possiamo fare quando tagliamo una torta o quando dividiamo una scatola di cioccolatini, ma non quando si parla di sentimenti.
My two cents.


[...]“Quanto pesa una lagrima?”

“Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”.[...]



"A inventare i numeri" di Gianni Rodari, da "Le favole al telefono"

domenica, dicembre 13, 2015


Il mondo che ci circonda è fatto di mille materiali diversi: alcuni li troviamo in natura, mentre altri sono stati elaborati dall'ingegno umano usando ciò che la natura stessa ha messo a disposizione. Trovo che tutto questo sia estremamente affascinante: provate a guardarvi intorno e pensate all'ambiente in cui siete senza legno, senza carta, senza vetro, senza plastiche, senza metalli, senza tessuti: cosa resterebbe?
Avevo detto che vi avrei raccontato qualcosa dei materiali che vengono usati per fare imballaggi, che sono poi quelli che possiamo conferire separatamente grazie alla raccolta differenziata e pensavo di partire proprio col materiale la cui storia di differenziata è un grande successo italiano, una storia molto lunga e che ancora andrà lontano, la storia della carta. 
Se avete già letto qualcosa sul sito di Comieco, come vi avevo consigliato nell'altro post, avrete scoperto che l'Italia è un grande esportatore di carta da macero: la raccolta della carta è stata quella che storicamente è partita prima, gestita inizialmente in molti casi da cooperative sociali, e oggi nel nostro paese si raccolgono circa 3000000 di tonnellate di carta, con una percentuale di riciclo che si aggira intorno all'80%.
Insomma, possiamo dire di essere dei buoni raccoglitori di carta e soprattutto di fare un buon lavoro perché quasi tutta viene effettivamente riciclata.
Noi siamo abituati, per consuetudine, a chiamare carta tante cose che in realtà non sono propriamente fatte di carta, in particolare indichiamo con carta/cartina anche molte pellicole fatte in materiale plastico o composito carta/plastica: attenzione a cosa conferiamo nel bidone della carta!
Nel cassonetto della raccolta carta possiamo buttare solo carta pulita (quindi, per dire, niente cartone della pizza unto e bisunto, niente carta casa usata per asciugare il fritto, etc etc), ma che ovviamente ha terminato il suo utilizzo. Quindi porte aperte a volantini, riviste, cataloghi, quaderni, imballaggi, scatole e scatolette di cartoncino, cartone ondulato, bigliettini, foglietti di carta, carta da regalo e tutto quello che vi passa per le mani e che risponde in modo positivo alle due domande della carta:
1) se faccio una pallina resta in forma?
2) se cerco di strapparla fa strrrrrrap e non tira?
Se ha queste due caratteristiche state abbastanza sicuri che si tratterà proprio di carta.
Queste due semplici prove empiriche possono sicuramente aiutarvi a distinguere la carta da ciò che non lo è, ma non vi salveranno nel caso del nemico numero 1 della raccolta della carta: la carta chimica. Gli scontrini infatti, così come le stampe dei fax che usano i rotoli di carta chimica (ammesso e non concesso che esistano ancora!), non si buttano nel bidone della carta, ma nel contenitore dell'indifferenziato.
La stessa sorte tocca, per ovvi motivi, a tante "carte" che in realtà carta non sono: la carta vetrata, la carta carbone, la carta da parati, la cartina acchiappacolore che usiamo nella lavatrice (e con lei tutto quello chiamiamo di solito TNT, tessuto non tessuto, che carta non è).
La cosa sembra quindi abbastanza semplice: individuo la carta e butto solo e soltanto quella nel cassonetto della carta. Errore. Perché negli ultimi anni, grazie agli accordi stretti con le cartiere, è possibile conferire nella carta anche alcuni di quei materiali compositi che sono fatti in larga parte di carta. Il caso emblematico di questo nuovo corso è il Tetrapak: per anni è stato conferito nel cassonetto dell'indifferenziato, mentre ora, in molti comuni, è possibile buttarlo nel cassonetto della carta, proprio in virtù del fatto che il 74% circa del materiale (1) è fatto di carta ed è un vero peccato che vada tutta dispersa nell'indifferenziato. Il restante 26% del materiale è formato da plastica e alluminio e, nei processi di lavorazione della cartiera, questi scarti vengono facilmente separati insieme agli altri intrusi naturalmente presenti nella raccolta della carta. E chi non ha mai buttato qualcosa di sbagliato nel bidone della carta scagli la prima pallina di scontrini o finestrella delle buste da lettera :-) Ah ovviamente, dove possibile, sempre meglio togliere dalla confezione del latte o del succo il tappo di plastica: un lavoro in meno per la cartiera!
Ricordate sempre che nessuna macchina è efficace nella separazione dei materiali come un cervello umano ben collegato ad un paio di mani.
Stessa sorte del Tetrapak tocca ad alcuni materiali poliaccoppiati tipo i sacchetti dei biscotti: in questi casi, data l'infinita varietà di nomi commerciali di diversi materiali, non troverete l'indicazione nel prontuario redatto da chi si occupa della raccolta differenziata nella vostra città, ma potete fare affidamento alle indicazioni che trovate direttamente sulle confezioni dei prodotti. Qui trovate una bella spiegazione sintetica offerta da Comieco sulla faccenda.
Mi sembra di non aver molto altro da aggiungere sulla carta, se avete delle domande fatele pure qui sotto nei commenti e farò del mio meglio per darvi delle risposte sensate.
Buona raccolta della carta a tutti!

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Tetra_Pak

p.s.: questo post giace nella mia cartella bozze da diverso tempo, ho aspettato a pubblicarlo perchè volevo allegare una vignetta simpatica che avevo scovato qualche anno fa per caso. Non la trovo più :-( ma non mi arrendo, mi riservo quindi di pubblicarla appena la ritrovo in mezzo alle mie scartoffie.

EDIT: La vignetta ancora latita, in compenso, se vi va di fare un po' di bricolage, potete costruire il vostro cartometro per avere sempre sotto gli occhi cosa buttare nel cassonetto della carta. Eccolo qua, direttamente dal sito di Comieco.

giovedì, dicembre 10, 2015

La prima volta che l'ho vista era lunedì 28 maggio 2012, la conservo ancora nel cassetto del bagno, nella sua scatolina di cartoncino bianco. Non credo che la consegnerò alla piccola iena al raggiungimento della maggior età, forse tra qualche anno la butterò via, ma in fondo un po' mi dispiacerebbe perchè mi ricorda il momento in cui ho capito che la mia vita, la nostra vita sarebbe davvero cambiata. Non me la aspettavo, non la stavamo cercando, anzi, stavamo proprio in quei giorni prenotando alberghi in giro per la California per la nostra super vacanza che avremmo fatto ad agosto. Dopo anni di lavoretti vari assortiti finalmente avevo una cosa che assomigliava ad un lavoro vero e mi sentivo utile, facevo una cosa che mi piaceva e sapevo che nulla sarebbe più stato come prima, non con un contratto a progetto in scadenza da lì a qualche mese.
Ho pianto e ho detto a mio marito "e adesso come facciamo?", ci ho messo un po' a metabolizzare la notizia e fino al momento in cui non ho avuto tra le braccia la piccola iena per la prima volta non ho mai voluto immaginarmi mamma, la mia testa mi diceva che sarebbe rimasta lì nella pancia per sempre, non riuscivo a capire quale sarebbe potuto stare l'epilogo di quei mesi di pancia che cresceva. Poi è proprio vero che insieme ad un bimbo nascono anche una mamma e un babbo, e così è stato; e adesso non riesco più a ricordare come riempivamo le nostre giornate e ad immaginare come sarebbe stata la mia vita senza la piccola iena.
La seconda volta che l'ho vista è stata completamente diversa, perchè la aspettavo da mesi: mi convincevo ogni volta che fosse quella buona e invece arrivavano sempre quei doloretti, la temperatura basale che crollava e anche a sto giro non si sarebbe fatta vedere. Sabato 10 ottobre ho giocato d'azzardo, era ancora troppo presto, ma ci ho voluto provare lo stesso, con poco sentimento, ma dentro di me c'era una vocina che diceva che dovevo farlo. Questa volta era pronta, non ho spedito mio marito in farmacia, ma avevo un kit di bustine di test canadesi nell'armadietto del bagno, sicuramente meno poetici di quelle cose enormi di plastica, ma ugualmente efficaci.
E quando l'ho vista comparire sono schizzata in camera da letto con la strisciolina di cartoncino in mano per chiedere a mio marito se anche a lui sembrava che ci fosse, che non era solo una mia impressione, vero? Era vero, ed eravamo felici. Poi la piccola iena si è svegliata, la giornata è iniziata e la vita è andata avanti, con questa vocina dentro che continuava a dire "eppure stamattina l'ho vista, c'era, ne sono sicura". Ma finchè non lo dici a qualcuno è difficile rendersi conto che sia vero per davvero. E invece sì, è vero per davvero, e lo sarà ancora di più quest'estate, quando sotto questo stesso tetto saremo in quattro.

Questo post è rimasto nella cartella delle bozze finchè non sono stata sufficientemente sicura di averlo già detto o fatto dire a chi so che potrebbe leggere. Perchè le belle notizie vanno date con la voce che ride, non sul display dello smartphone o sul monitor del computer.

venerdì, dicembre 04, 2015


Da bambina, da ragazzina e da adolescente non ricordo di avere mai avuto a cuore la colazione, forse perchè a casa mia non è mai stato un pasto "condiviso". Quando andavo al liceo bevevo un bicchiere d'acqua prima di uscire, per dire.
Da quando sono sposata e ho iniziato ad avere i miei spazi la curo decisamente di più e forse una delle cose che mi manca da quando è arrivata la piccola iena è proprio la colazione. Una mezz'ora di puro relax leggendo le notizie del giorno o guardando la presentazione del today special value su QVC, senza nessun altro pensiero se non la scelta dei biscotti da bagnare nel te. La iena invece si alza correndo nel corridoio al grido "colazione colazione colazione", mangia in 10 minuti e poi ti risucchia nel suo vortice, costringendoti a portare la tazzona di te nella sua camera da letto per poterla finire.
Da quando va all'asilo, quindi, ogni tanto vado a fare colazione al bar, digiuno fino alle 9 poi però mi prendo la mia mezz'ora di relax in un posto dove ne valga davvero la pena. Dei miei bar preferiti ho già parlato altrove; ieri mattina volevo passare a San Salvario per un paio di commissioni, così sono andata a fare colazione da Teapot, in via Silvio Pellico. C'era poca gente e c'era La Stampa da leggere, così me lo sono portato al tavolino e l'ho sfogliato sorseggiando il loro spaziale te nero al pompelmo rosa.
Alla pagina con le lettere di specchio dei tempi sono rimasta molto colpita da questa lettera di un pensionato e l'ho fotografata per mandarla a mio marito.
La prima cosa che mi ha colpita è che anche io questa settimana ho ricevuto l'avviso per il pagamento del saldo della TARI, ma non mi ero assolutamente accorta del fatto che questa riduzione del 10% riguardasse proprio il mio quartiere. Apro e chiudo una parentesi: come dice anche la pagina del sito del comune, tale riduzione riguarda solo la parte variabile della tariffa e viene riconosciuta ai due quartieri, uno con la raccolta porta a porta e uno con la raccolta di prossimità, che hanno avuto l'incremento maggiore della percentuale di differenziata rispetto allo scorso anno; si premia quindi il miglioramento, non la performance assoluta.
Poi però ci ho pensato meglio e vorrei rispondere a quel pensionato: innanzi tutto non mi risulta che ci siano zone del centro dove non sono presenti neanche i cassonetti di prossimità, magari lui è più comodo a portare le sue cose a San Salvario, ma anche a Borgo Nuovo qualche cassonetto ci dovrebbe essere. E se ha qualcosa da dire in merito può farlo sapere ad Amiat o alla circoscrizione e magari qualcosa si può aggiustare.
E poi volevo anche aggiungere che il sistema funziona per merito di gente come lui, che fa il lavoro anche per tutti quelli che invece, diciamolo pure fuori dalle righe, se ne fregano. E nessuno riconoscerà mai il lavoro di quelli che fanno il proprio dovere, semplicemente perchè il comune senso civico ci direbbe che è quello che tutti dovrebbero fare. Allora forse dovremmo dare un premio a tutti quelli che non passano col rosso? A quelli che si fermano per far passare i pedoni sulle strisce? A quelli che non parcheggiano in doppia fila? A quelli che non rubano?
Invito il pensionato a coinvolgere anche i suoi vicini in questa crociata cassonettifera, perchè l'incentivo di cui sopra, come spiega anche il link che ho lasciato, non premia la performance, ma il miglioramento, e trovo che questo sia decisamente più giusto, è un invito a fare sempre di più e sempre meglio.
Il mio lavoro di separazione dei rifiuti vale molto più del 10% della TARI, ma il valore che gli riconosco è un valore simbolico, un valore legato alla collettività, non un mero valore economico, che comunque risulta essere davvero irrisorio. Sono 10 anni che vivo qua, 10 anni di attenta separazione dei rifiuti e di pochi sacchi dell'indifferenziato e non aspiro a nessuna medaglia; mi basterebbe che qualcuno qui nel mio condominio abbia spiato il mio balcone e sia rimasto ispirato dai miei mille bidoni. Ogni volta che apro un cassonetto condominiale per buttare le mie cose scopro che non è così, ma non importa, insisto e continuo a fare del mio meglio, convinta che ognuno debba cercare di fare quello che può senza per forza dover sempre dire "però il mio vicino butta tutto insieme".