venerdì, dicembre 16, 2016

Immaginatevi la scena: non parlate una sola parola di tedesco e vi trovate in Germania, Berlino, con un bimbo di quasi 4 anni febbricitante. Detto così non sembra preoccupante, ma aggiungo qualche dettaglio... è venerdì mattina presto, sono passate meno di 6 ore dall'ultima tachipirina e soprattutto una settimana fa eravamo allo stesso punto. In mezzo qualche giorno di febbre in altalena e un giro a vuoto dalla pediatra che aveva concluso con un bel: questo bimbo non ha niente, volate tranquilli.
Noi abbiamo volato tranquilli martedì, mercoledì tutto bene e giovedì dopo pranzo ecco che torna la malefica a fare capolino sulla fronte della piccola iena. Abbiamo paracetamolo, ma non abbiamo il termometro e in fondo speriamo che il primo basti per contenere il danno. Venerdì mattina alle 7,30 esco per andare al supermercato a comprare un termometro, così, giusto per farmi del male. Non ce l'hanno e la farmacia apre solo alle 8,30, così torno a casa ad attendere. All'ora X mio marito esce in missione e io intanto cerco di parlare con la pediatra che, ovviamente, è in ferie. Parlo con la sostituita che mi liquida con una bella ricaduta e al limite vi sentite poi lunedì. Però una mamma certe cose se le sente: guardavo la iena e non la riconoscevo, la febbre in effetti sfiorava i 40 e il paracetamolo faceva quello che poteva. Allora ho chiesto a google: cosa fare in caso di influenza all'estero? Perchè è vero che la nostra tessera sanitaria ci permette di usufruire in europa bla bla bla, però poi alla resa dei conti come funziona? Se si fosse trattato di una vera emergenza pronto soccorso e via, ma così? E soprattutto: con gli orari tedeschi per cui venerdì dopo pranzo è già fine settimana come la mettiamo? Alla fine l'oracolo ha parlato e ho trovato un servizio di guardia medica operativo 24/7 con possibilità di visita domiciliare. Sul sito non si parla di bambini, ma magari potrebbe fare al caso nostro.
Tarda mattinata e il monolocale inizia ad essere troppo piccolo per tutti e quattro, così decido di uscire col piccolo guerriero e di andare ad esplorare il delizioso neighbourhood, come ce lo aveva dipinto il padrone di casa. In effetti è molto carino, mi imbatto in un mercatino natalizio ancora chiuso e lì in zona, eccolo, un ufficio del turismo deserto. Mi faccio coraggio e penso che magari loro mi sapranno aiutare: entro e spiego il mio problema, che il bimbo adesso è sotto controllo, ma se volessi farlo vedere da qualcuno come la mettiamo? L'impiegata cade un po' dal pero, però vedo che si attiva decisamente per darmi una mano. Le mostro il sito che avevo scovato e le chiedo se conosce quel tipo di servizio; lei vede un numero di telefono con prefisso della città e si propone di chiamare per me per chiedere informazioni. Vorrei scavalcare il bancone per baciarla, ma freno l'entusiasmo e cerco di spiegarle tutto quello che vorrei sapere, in primo luogo se parlano inglese. Dopo dieci minuti di grovigli di consonanti riattacca, mi sorride e mi dice che sono tutti molto gentili, che parlano inglese e tutto il resto che volevo sapere.
Torno verso casa, è da poco passata l'ora di pranzo e la febbre sale vertiginosamente, la piccola iena è uno straccio e io mi sento assolutamente inerme. Dico a mio marito che forse è meglio fare sta telefonata, così almeno ci leviamo il fastidio; non vi nascondo che per un attimo ho pensato avesse chissà quale cosa strana e che sarebbe stato da irresponsabili non preoccuparsene attivamente.
Dopo un paio di chiamate abbiamo l'appuntamento col dottore: sarebbe venuto in serata tra le 20 e le 21 e così è stato.
Appena ha messo gli occhi sulla gola di samu, armato di torcia del suo potente melafonino, ha detto "ahhh tonsillite akuta, antibiotico".
Io ho tirato un sospiro di sollievo e ho pensato "ecco, adesso che sappiamo di cosa si tratta magari riusciamo anche ad uscirne!", il doktor invece ha iniziato a compilare scartoffie e a fare conti. Prima per il dosaggio dell'antibiotico, poi per farci il totale della prestazione. Ci avevano già anticipato al telefono una cifra approssimativa, quello che però non ci avevano anticipato era che il dottore sarebbe stato così gentile da cercarci, con un paio di telefonate, una farmacia di turno che avesse disponibile quello che ci serviva e, non pago, ci avrebbe accompagnato mio marito in macchina. Insomma: 176 euri e qualcosa bene spesi.
Era venerdì sera e lunedì mattina la iena aveva ancora la febbre e si è svegliato vomitando, probabilmente anche a causa del nurofen che gli avevamo propinato come consigliato dal medico, con un dosaggio un po' esagerato e anche a stomaco vuoto. Sti dottori tedeschi. Martedì mattina, quando abbiamo impacchettato le nostre cose e salutato l'appartamento (l'unica cosa di Berlino che abbiamo visto bene e a lungo), la iena stava divinamente. Ma si sa, le vacanze coi bimbi sono sempre un terno al lotto e finora ci era sempre andata benissimo...

sabato, dicembre 10, 2016

Vi ricordate di quando vi scrivevo che fare progetti è un'attività sopravvalutata? Che, soprattutto quando si hanno dei figli piccoli, programmare qualcosa è praticamente impossibile? Figurarsi prenotare una vacanza con un paio di mesi di anticipo: quella sì che è una vera scommessa con la sfiga.
Inizi a capire che la sfiga sta anni luce avanti a te quando venerdì all'ora di pranzo ti squilla il cellulare, numero che non hai in rubrica, ma stranamente simile al tuo numero di casa. Buongiorno, è l'asilo della piccola iena, venga pure a riprendersela perchè ha 39 di febbre. Mentre lo riporti a casa vorresti solo piangere: la iena è praticamente indistruttibile, non si ammala mai, ma in questi quasi 4 anni ho capito che, quando succede, non si fa sconti a nessuno. E soprattutto si ammala sempre di cose misteriose e criptiche tipo 10 giorni di febbre in altalena senza altri sintomi, mezza giornata di vomitino poi basta, macchie che arrivano e spariscono nel giro di poche ore. La pediatra penserà che sono un'ipocondriaca visionaria, ma forse il problema è esattamente l'opposto. Comunque stavolta avevamo vinto la febbre in altalena che è andata avanti tutto il fine settimana e lunedì, quando ho portato la iena in ambulatorio, la dottoressa ha convenuto che non c'era niente che non andasse, di partire pure l'indomani per Berlino.
Ed eccoci qua: Berlino giorno 4, ore 14,45 tappati in appartamento con la iena febbricitante da ieri sera. La pediatra l'ho già chiamata stamattina, dice che è una ricaduta e di avere pazienza, di non stare a far vederlo qua se non peggiora. Avevo preso su scaramanticamente la tachipirina, ma ai ritmi a cui l'abbiamo fatta andare in questi giorni non ne resta moltissima: io ho comprato il paracetamolen in una farmacia tedesca, ma la iena non ha apprezzato e ci ha già intimato in un paio di occasioni che lei beve solo quella italiana. Sceglie il prodotto nostrano insomma... speriamo di non dover integrare con quella locale. Nel mentre, grazie ad una gentilissima addetta all'ufficio del turismo, mi sono anche fatta un'idea di come possiamo muoverci se dovessimo avere bisogno di un medico: pagando si intende ho trovato qualcuno che dovrebbe venire qui a casa anche di notte e nel fine settimana. Speriamo di non averne bisogno.
Berlino sembra anche carina, ma non ce la stiamo godendo proprio come avremmo voluto. Vorrà dire che ci torneremo un'altra volta. Magari col caldo. Ci sono però alcune cose che vorrei condividere con voi, spero di riuscire a scrivere un altro post sulla città.
Di informazioni turistiche sulla città, cosavederecosafaredoveandare, ne è piena la rete. Vorrei invece spendere due parole sull'impressione che mi ha fatto questa città, per quel poco che abbiamo potuto vedere in questi 2 giorni. Farò una sorta di elenco puntato per evitare di dimenticare per strada qualcosa: non sarà nè elegante nè poetico, ma sicuramente efficace.
  • Fiat lux: ok che siamo in inverno, ma qui il sole sorge alle 8 e tramonta poco prima delle 16, come recita google. Alle 16,30 ti viene già voglia di mettere il pigiama e alle 17 vorresti cenare piuttosto che fare merenda. Le giornate sono davvero cortissime e inizio un po' a soffrire questa cosa. I primi due giorni c'è stato un po' di sole, ma il suo arco nel cielo è così basso che in certe strade neanche arrivavi a vederlo. E niente, a me sta cosa mette un po' di tristezza.
  • E' Nataaaale anche qui: nelle altre città che avevo visitato in questo periodo dell'anno era impossibile non notare le luminarie natalizie. Penso a quelle spettacolari che ho visto a Londra, penso alle nostre bellissime luci d'artista e anche la mia Cesena non scherza. Qui invece le luci per strada sono davvero poche rispetto a quello che potrebbero essere; questa assenza viene però bilanciata dalle bellissime luminarie che praticamente tutte le case hanno ai balconi e alle finestre. Stelle di carta, candele di tutti i tipi montate su quadretti di legno, presepi rotanti e chi più ne ha più ne metta. Ogni balcone una festa.
  • Ubriachezza giovanile molto presto nel mattino: sul tram, sul treno, per strada, ovunque: qua tutti hanno sempre una bottiglia di birra in mano. E' impossibile non notarlo, così come, almeno per me, è impossibile non sentire il fiato delle persone che puzza di alcol a qualsiasi ora del giorno e della notte. Forse lo fanno anche per sopravvivvere al punto uno, però anche questa cosa mi ha messo parecchia tristezza. Ma tutta questa birra che scorre a fiumi gli ha anche fatto venire delle belle idee a sti tedeschi...
  • Vuoto a rendere, depositi e vuoto a perdere: il rebus della raccolta differenziata. In questi giorni ho dato sfogo a tutte le mie voglie più nascoste in fatto di separazione dei rifiuti. Ho anche chiesto a mio marito di spiare i cassonetti gialli nel cortile condominiale per capire cosa ci si poteva buttare dentro che non volevo fare brutta figura. In realtà le direttive locali non sono poi tanto diverse da quelle nostrane, eccetto per una cosa: le bottiglie di vetro e di plastica delle bevande. Al discount dietro casa un fardellino da 6 bottiglie da 0,5 litri di acqua con le bolle costa 0,65 euri+1,50 di deposito. Alla cassa si pagheranno quindi 2,15 euro in totale, ma basterà riconsegnare i vuoti nell'apposita macchinetta presente in ogni supermercato per ricevere uno scontrino del valore del deposito da spendere all'interno del negozio. Queste bottiglie sono dei vuoti a perdere per certi versi: il conferimento presso il punto vendita e il gioco del deposito favorisce semplicemente una migliore gestione della catena di riciclo della plastica. La cosa sconvolgente per me è stata scoprire che esistono davvero invece i vuoti a rendere di plastica, ossia bottiglie che vengono semplicemente lavate, nuovamente riempite ed etichettate, per poi tornare sugli scaffali. Per queste bottiglie c'è un'altra apposita macchinetta divoratrice che dispensa 0,15 euri per ogni vuoto conferito. Magia.
  • Inglese, questo sconosciuto: ora, non mi aspettavo di trovarmi ad Oxford, dove, tra l'altro, avrei dei seri problemi a farmi comprendere :-D però, trattandosi di una città comunque abbastanza turistica, pensavo che non avrei avuto difficoltà a farmi capire con il mio inglese scolastico. Il primo giorno sono caduta dal pero quando ho scoperto che qua, non so se per pigrizia, per orgoglio o proprio per non padronanza del mezzo (credo più le prime due), l'inglese lo parlano davvero in pochi. Oggi volevo chiedere una banalità ad una commessa di Primark in Alexanderplatz e, quando le ho formulato la domanda, ha iniziato a scuotere la testa e le mani e ha borbottato qualcosa del tipo che l'inglese non lo parlava. Le avevo chiesto se avevano anche dei leggins bianchi, una domanda che, di fronte allo scaffale dei leggins, avrebbe forse compreso anche samu.
  • Berlino è una piccola Torino: mi sta venendo la malattia dei miei suoceri, ossia paragonare il resto del mondo alla città sabauda per poi concludere che tutto il globo assomiglia al nostro cortile. Ieri ho passeggiato un po' per il nostro quartiere, Prenzlauer Berg, e non ho potuto non notare quanto assomigliasse per certi versi a san salvario. E, quando alla fine del mio giro sono finita qua dentro, complice anche le casette dell'ennesimo mercatino di Natale, non ho potuto non pensare al cortile del maglio. Insomma: quasi due ore di volo per restarmene a casa :-D sto proprio diventando vecchia.
Direi che al momento non mi viene in mente molto altro, nei prossimi giorni vorrei scrivere un post di pubblica utilità su come sopravvivere alla febbre di una piccola iena in un paese straniero e senza padronanza della lingua, ma con l'immensa fortuna di avere una carta di credito. Questo per dire che viaggiare coi figli piccoli si può fare, ma bisogna essere poi pronti a passare due giorni tappati in appartamento...

giovedì, novembre 24, 2016

Piove da diversi giorni, il mio umore inizia a risentirne e in più non sono giornate facili, sono sempre molto stanca e sto cercando di portare la mente avanti di un paio di settimane, quando finalmente ci concederemo una piccola vacanza. Vi ho già spiegato che in vacanza si dorme meno e si fanno più cose, però ci si diverte e questa prima vacanza a 4 sarà un bel banco di prova, a partire dal battesimo del volo per il piccolo guerriero.
In queste ultime settimane ho un po' trascurato il blog, oggi volevo scrivere qualcosa di scemo e senza pensieri e invece mi limiterò a raccontare una cosa che mi è successa alla festicciola dell'altro giorno. Mi si è avvicinata una mamma, ne conosco di vista giusto un paio di queste dell'asilo e questa non era una di quelle. Io avevo ovviamente il piccolo guerriero nella fascia e lei attacca bottone con le solite frasi "ma che carino, ma quanto ha, e guarda come ride e guarda come è tranquillo, ma come si chiama?". Io educatamente le rispondo, di solito mi piace fare conversazione, non sono una che si tira indietro e sta nel suo. Quando però le dico il nome lei mi gela con lo sguardo e inizia un discorso sul fatto che sì, anche lei piacciono i nomi romani, che l'altro figlio l'ha chiamato Flavio e che le piaceva anche il nome del piccolo guerriero, ma poi ha cambiato idea perchè voleva dire sacro al dio Marte, dio della guerra. Il tutto guardandomi come una che non poteva di certo sapere che nome aveva dato al proprio figlio.
Come vi avevo già scritto qua la scelta del nome non è stata affatto facile questa volta, ma sono davvero molto soddisfatta del risultato: ci voleva un nome da piccolo guerriero e questo è quello giusto. Con la calma che mi contraddistingue ho cercato di spiegarlo alla mamma pacifista: non sono certa che abbia compreso le mie ragioni, ma sinceramente non mi interessa. Curioso però come la gente si permetta di giudicare le scelte degli altri, pur se così personali. E su questo bisognerebbe scrivere un'enciclopedia, non un solo post.
Torno alla pioggia che è meglio...

martedì, novembre 22, 2016

Quando una persona nuova entra in casa mia penso resti colpita da tutta una serie di cose che parlano di me, di noi, del tipo di persone che siamo e di cosa ci piace.
Appena si apre la porta di ingresso ci si trova di fronte alla super libreria che abbiamo comprato lo scorso anno, quella della quale vi ho parlato qui, ed è davvero impossibile non notarla. Se poi si avanza verso il tinello si scopre che la casa è strapiena di cose, si capisce che è una casa dove abitano delle persone: oggetti della vita quotidiana si mescolano a piccoli capricci. Il cesto della​ frutta e il calendario che non riescono a nascondere la mia imponente collezione di mug. Il cassetto semitrasparente del mobile ikea sotto la tv che lascia intravedere diversi stampi da dolci in silicone.
L'avventore immaginario noterà sicuramente anche qualche ruzzolo sul pavimento, o qualche ragnatela negli spigoli e capirà che le mie giornate sono piene di tante cose e che la pulizia della casa non è sicuramente il mio cavallo di battaglia.
Lo diceva anche la grafica che faceva bella mostra di se sui mille gadget di Tiger dello scorso mese: home is where your cactus and your heart is. Non è solo il cuore che fa la casa, ma anche il cactus, le nostre passioni e i nostri interessi.
Ieri pomeriggio ho accompagnato la piccola iena alla festicciola di compleanno di una sua compagna dell'asilo; è stata la prima volta e io ero un po' agitata. Come si comporterà? Riuscirò a gestirlo nel vortice di bimbi? E il piccolo guerriero sarà collaborativo? Con che tipo di regalo ci dobbiamo presentare a casa di una bimba che non conosciamo? Ovviamente tutte le mie mille domande si sono sciolte come un ghiacciolo a ferragosto appena abbiamo varcato la soglia della casa della festeggiata.
E' la sua la casa senza libri: una casa completamente vuota. Nel salotto c'erano due divani e qualche sedia, un mobiletto con una tv piccolissima se valutiamo la distanza alla quale andava vista. Sotto la tv un paio di scaffali di libri per bambini senza nessun titolo di rilievo o particolarmente noto: sembravano libri scelti a caso dallo scaffale del supermercato. Un mobiletto per il pc corredato di pc decisamente obsoleto, un orologio a cucù in chiave moderna appeso alla parete. Pareti gialle e mobili bianchi in cucina: quale persona che intende vivere la propria cucina se la sceglie laccata bianca? (Ale so che stai leggendo, ma tu, appunto, la usi per lessare della verdura e poco altro :-)).
Ma la cosa che sicuramente mi ha fatto più effetto è stata quella che dà il titolo al post: era una casa senza libri. Se togliamo quell'angolo con qualche libro per bambini era il nulla cosmico. Un paio di guide turistiche del piemonte e delle langhe, qualche libro sul Torino e la fede granata, uno sull'orto sul terrazzo e basta.
Si capisce molto dalla libreria di una casa: se non conosci i proprietari puoi farti un'idea del tipo di persone che sono, quali sono i loro interessi e le cose che gli piacciono. Due anni fa a capodanno siamo andati insieme ad una coppia di amici a casa di altri loro amici che noi non conoscevamo: di quella casa ricordo una libreria enorme, altissima, che raccoglieva non solo libri ma anche intere annate di riviste, cataloghi. Tutta una vita.
La casa della compagna di asilo della piccola iena era vuota in tutti i sensi: mancavano i libri, mancavano gli oggetti, mancava la vita dentro la casa. E tutti questi bimbi che sono arrivati all'improvviso a fare fracasso e giocare forse per qualche ora l'hanno resa più viva, più vera. La festicciola è durata un paio d'ore, il momento top del pomeriggio è stato ovviamente il taglio della torta. Io stavo allattando il piccolo guerriero sul divano e intanto la piccola iena, in cucina, stava facendo piangere la festeggiata perchè continuava a spegnere le candeline sulla torta. Ho scelto un regalo abbastanza neutro, un gioco che ha anche la piccola iena e mi sembra sia stato apprezzato. Ad un certo punto avevo pensato ad un libro, poi ho cambiato idea. Alla prossima festicciola ci presenteremo con un libro, sperando che non finisca morto di solitudine su uno scaffale.

sabato, novembre 05, 2016

Allora, non vorrei cantare vittoria troppo in fretta, ma sembra che le belle bestie se ne stiano andando: le cimici mi sembrano meno aggressive, gli ossiuri non si sono ripresentati e io colgo l'occasione per ritornare a parlare di rifiuti, visto che mi ero ripromessa di scrivere anche un post sulla raccolta dell'organico.
Partirò da un episodio divertente: quando lavoravo, parallelamente alle attività sui rifiuti e la raccolta differenziata che svolgevo al mattino nelle scuole, avevo in calendario anche incontri serali aperti ai cittadini. Tutto quanto ruotava intorno alla presentazione della fantastica compostiera che il cittadino avrebbe potuto richiedere al comune per praticare il compostaggio domestico ed avere così un piccolo sconto sulla tarsu/tari o come diavolo si chiamava all'epoca. E voi direte: è una cosa divertente? Il lato comico della faccenda era che io andavo a raccontare queste cose in paesi arrampicati nelle comunità montane della Liguria dove la maggior parte delle famiglie aveva da sempre una buca in giardino dove buttare gli scarti dell'orto e altri rifiuti organici, solo che non la chiamavano compostiera. A volte mi sentivo in difetto: erano quasi tutti più informati di me, soprattutto dal punto di vista pratico della faccenda.
In realtà ormai anche noi animali di città siamo ben informati sui rifiuti organici perchè, almeno qui a Torino, questo tipo di raccolta si fa da parecchi anni.
Partiamo dal tipo di sacchetto: per la scelta del materiale è necessario seguire le indicazioni che vi fornisce l'azienda che eroga il servizio, dal momento che tutto dipende dall'impianto presso il quale il rifiuto verrà conferito. Se c'è una macchina che apre i sacchetti potrete tranquillamente usare quelli in plastica; diversamente sarà necessario un sacchetto biodegradabile e compostabile: niente plastiche oxodegradabili, ma solo mater-bi e simili.
A volte è il gestore stesso che li consegna in dotazione, almeno per le prime forniture; i sacchetti di mater-bi per la raccolta rifiuti ormai si trovano in tutti i supermercati, hard discount compresi.
Una volta posizionato il giusto sacchetto, ecco cosa possiamo buttarci dentro: sostanzialmente tutti gli scarti che escono dalla cucina, quindi frutta, verdura, carne, pesce, buccia del formaggio, guscio dell'uovo, tovaglioli e fazzoletti di carta, carta casa, fondi di caffè e bustine di tè (private delle graffette metalliche, se presenti), sacchetti di carta se sporchi di cibo o bagnati. Immaginate anche voi di avere una compostiera in giardino e pensate a cosa ci buttereste dentro per ottenere del terriccio da usare nei vostri fiorellini da balcone :-) Capire cosa metterci e cosa no è davvero facile: ricordate sempre niente lettiera del gatto e niente imballaggi delle cose che buttate (esempio pratico: la fettina di prosciutto triste e solitaria che vegeta in frigo da due settimane va nell'organico, ma la carta che la avvolge no). Se l'imballaggio che avete per le mani è stato pensato per la raccolta dell'organico lo capirete chiaramente dalle indicazioni riportate sullo stesso: i primi esempi che mi vengono in mente sono alcune stoviglie usa e getta, la carta oleata e i sacchetti che usano i banchi del fresco di alcuni supermercati, alcune bottiglie dell'acqua. Sono casi più unici che rari, ma esistono.
Cosa produce in questo caso il nostro lavoro di perfetti separatori di rifiuti? Facile: terra che, a seconda della qualità del prodotto finito e del tipo di impianto che tratta i rifiuti, verrà utilizzata per scopi più o meno nobili, dalla copertura giornaliera dei rifiuti indifferenziati in discarica fino al concime per piante e fiori.
Prima della fine dell'anno mi piacerebbe chiudere il mio set di post sui rifiuti con un paio di cosucce ancora, spero davvero di riuscirci. Magari il prossimo post arriva prima del mese prossimo :-)

lunedì, ottobre 10, 2016

Il mondo delle canzoni per i bimbi per me resta un mistero assoluto: perché sotto una certa età si devono ascoltare solo canzoni appositamente partorite? Il più delle volte si tratta di testi tremendi su melodie tutte simili tra loro e nella mia mente si accende inevitabilmente il ricordo dello Zecchino d'oro e del piccolo coro dell'antoniano che, su ogni canzone in gara, si muoveva molleggiando sulle ginocchia allo stesso ritmo.
Come avrete facilmente intuito da questo cappello introduttivo, la piccola iena in realtà ascolta di tutto: cerchiamo giusto di evitare le canzoni che contengano parole che un bambino di tre anni e mezzo è meglio non ripeta a sproposito e ormai abbiamo capito che è diventato pericoloso. Le sue hit del momento sono "Ti sembra normale" di Max Gazzè e "Il mostro" di Samuele Bersani, che ha anche riscritto di recente mettendoci al posto del mostro uno squalo, perché, ha detto, esistono anche degli squali buoni che hanno paura. Ovviamente non mi aspetto che a tre anni e mezzo comprenda perfettamente cosa sta cantando, però impara un sacco di termini nuovi e sonorità diverse.
Tuttavia, nel desolante panorama della musica per l'infanzia, abbiamo trovato una cosa che davvero ci è piaciuta ed è questo libro qua che abbiamo preso per caso in biblioteca, guidati soprattutto dal titolo curioso.
Il libro in realtà contiene i testi delle canzoni che si trovano sul cd abbinato e, se dovete fare un regalo ad un bimbo che ascolta la musica, ve lo consiglio caldamente.
Le canzoni sono tutte diverse musicalmente parlando, alcune lente, alcune veloci, con sonorità che abbracciano diversi generi musicali e i testi sono carinissimi (potete leggerne alcuni nella scheda del libro che ho inserito nel link qualche riga sopra).
In realtà non era di questo che volevo parlarvi, o meglio non solo. La nostra casa ormai è invasa dalle belle bestie: ci siamo barricati tra queste 4 mura per evitare l'invasione delle cimici. Le vedi alla finestra appoggiate al vetro, basta un attimo di distrazione e te le ritrovi in orbita attorno al lampadario. Stendi i panni sul balcone approfittando delle ultime giornate di sole prima del grande freddo e ti ritrovi nel cesto del bucato più animali che calzini asciutti.
Ti viene proprio da pensare "che animali inutili", ma all'inutilità non c'è mai fine. E lo scopri solo nel momento in cui ti accorgi che l'intestino di tuo figlio treenne è stato colonizzato dagli ossiuri. Ti verrebbe voglia di piangere e passare col lanciafiamme tutta la casa, soprattutto alla luce di quanto ho già spiegato qua. Passi le tue giornate a lavarti le mani e speri di non aver tralasciato qualche superficie sulla quale potrebbe essersi forse eventualmente appoggiato un maledettissimo uovo di verme. Io la mia proposta al marito l'ho fatta: al momento della scoperta bisognerebbe brindare col vermox e scappare di casa, salvo rientrare due settimane dopo, a uova ormai morte ed ecco l'epidemia debellata in modo naturale, senza sprechi di candeggina e kilowatt di svaporamenti. E invece no, aspettiamo qui pazienti le prossime due settimane, nella speranza di non trovare inquilini indesiderati nel pannolino del piccolo guerriero, l'unico della famiglia che, per ovvi motivi, non ha potuto beneficiare della magica medicina.


Tutto nudo senza ossa, senza crosta, molle, inerme
chi è più tenero, chi è più tenero, chi è più tenero di un verme?

sabato, ottobre 08, 2016

Come vi ho già raccontato in diverse occasioni la nostra è una piccola iena musicale e, con l'inizio della scuola materna dell'infanzia, abbiamo deciso di iscriverla anche ad una scuola di musica. Dopo un'attenta analisi dell'offerta e qualche lezione di prova abbiamo scelto la nostra scuola. Ovviamente si trova dall'altra parte di Torino, ma, se alla iena piacerà, sarà un sacrificio che faremo volentieri; per adesso l'abbiamo iscritta al primo mese e poi vedremo come andrà.
Per farci un'idea di quanto offrisse la nostra zona, ieri siamo andati ad una lezione di prova organizzata da un'associazione che opera nei locali di una scuola primaria. Ripeto, nei locali di una scuola primaria.
Non sono riuscita a non fotografare il cartello che campeggia sugli armadietti all'ingresso della scuola stessa: un ottimo biglietto da visita per i genitori.
Scusate per la foto oscena, ma non volevo neanche dare troppo nell'occhio :-)


lunedì, ottobre 03, 2016


Prendo ispirazione da una cosa che mi è stata detta la scorsa settimana per dire la mia su un argomento che mi sta toccando molto da vicino e per farlo inauguro un nuovo tag che userò per raccontarvi la mia opinione squisitamente personale: my two cents.
Mi ritengo una mamma fortunata per tanti motivi: il primo che mi viene in mente è quello di avere la possibilità di passare molto tempo coi miei figli, ma subito dietro ci metterei il non aver incontrato alcuna difficoltà nell'allattare né la piccola iena né il piccolo guerriero.
Non sono una fanatica della tetta, penso che la cosa più importate sia sempre la salute mentale della mamma, ma penso anche che le mamme vengano molto abbandonate a loro stesse nei primi giorni di vita del bambino. Le mamme della mia generazione difficilmente ci hanno allattato al seno con profitto e si è un po' perso quel "trapasso di nozioni" che invece era sempre avvenuto in precedenza. Ci affidiamo quindi alle infermiere del nido del punto nascita prima e al pediatra poi, nella speranza di ricevere qualche consiglio e qualche dritta utile a far sì che i nostri capezzoli non inizino a sanguinare prima che il nostro frugoletto abbia compiuto le sue prime 24 ore di vita. Più mi guardo intorno e più penso che, come in molti aspetti della vita, si tratti principalmente di una questione di culo e congiunture astrali felici, incontrare le persone giuste al momento giusto e sentirle dire quello di cui abbiamo bisogno.
Come avevo già scritto qui non ho amato particolarmente allattare la piccola iena e posso dire che la situazione col piccolo guerriero non è cambiata molto, anzi, è pure peggiorata perché lui col ciuccio si fa venire i conati di vomito e il suo ciuccio sono io. D'altro canto mi rendo anche conto che questa è la cosa migliore che adesso gli posso dare e quindi lo faccio, anche se a volte mi costa davvero taaaanta fatica.
Il primo pregio che riconosco all'allattamento al seno è la praticità: latte sempre pronto, alla giusta temperatura, senza tanti impazzimenti e senza uscire di casa con una valigia di roba: bastiamo io e una bustina con un cambio perché il piccolo guerriero si possa godere un po' di aria. Poi è economico, naturale, a rifiuti zero e basso impatto ambientale :-)
Prima che nascesse la piccola iena pensavo che mi sarei vergognata ad allattarla fuori dalle mura domestiche, poi invece non mi sono mai posta il problema, forse perché, adesso come allora, le mie tette non le sento tanto come una parte del mio corpo, ma piuttosto come un'appendice del mio bimbo e come tale non mi fa nessun effetto tirarla fuori nei posti più assurdi, quando il piccolo guerriero ne ha bisogno.
Questa è la settimana dell'allattamento materno e invece del flash mob in piazza, mi piacerebbe vedere più locali "amici dell'allattamento", dove non ti guardino strano se allatti o se chiedi che ti scaldino il biberon. Stesso discorso per l'angolo per i bimbi: al Salone del Gusto o all'interno di altre grandi manifestazioni è sempre ben accetto, ma perché non crearne un paio anche in centro città, vicino alle vie dello struscio o al parco? Sarebbero un bell'incentivo per tutte quelle mamme che, alle prime uscite, cercano un porto sicuro dove potersi fermare un attimo coi propri bimbi senza dare troppo nell'occhio.
Poi però guardo l'altra faccia della medaglia e penso che forse ci vuole anche questa settimana, coi suoi incontri e il suo flash mob. Ci vuole soprattutto per persone come quella che ho incontrato sabato scorso mentre passeggiavo al Valentino in occasione del Salone del Gusto. Mi stavo dirigendo a passo spedito verso il famoso angolo dei bimbi al borgo medioevale, avevo in braccio il piccolo guerriero che era appena esploso in uno dei suoi pianti disperati mix di sonno e fame; mi incrocia una signora. "Povero bimbo, senti come piange, forse ha fame" Sguardo misto pietà/rimprovero alla mamma "Bisognerebbe sempre girare con un biberon dietro". Mio marito ha detto che sono stata troppo gentile e paziente a spiegarle che stavo andando ad allattarlo; se avessi avuto più prontezza di spirito avrei potuto dirle che il biberon ero io. Oppure che bisognerebbe anche girare sempre con una banana in borsa, per infilarla in bocca alla gente che non è capace di farsi una bella sportina di fatti propri.

mercoledì, settembre 14, 2016


La piccola iena suda tanto, corre su e giù per il nostro mini corridoio un paio di volte e ha già i capelli a cordelle: l'idea di insaccarlo in un grembiule di poliestere per 7 ore al giorno mi sembrava una tortura, così ho pensato di cercargliene uno di cotone. Non è stato semplice, ma alla fine l'ho trovato. Ma. Ma l'ho trovato troppo tardi e non sarà pronto per domani, quando la iena inizierà il suo meraviglioso viaggio nel mondo della scuola dei grandi, la scuola dell'infanzia. Così oggi pomeriggio alle 15,30 le ho detto "dai iena, andiamo a cercare un grembiulino da battaglia per andare all'asilo domani finchè non arriva quello che abbiamo ordinato". Grave errore. Mai avrei immaginato che, con la sua faccia di tolla di treenne, si sarebbe avvicinato al bancone del negozio dicendo "devo comprare un grembiule da battaglia", suscitando la risata del commesso al quale ho dovuto spiegare tutta la storia. "Mi sa che questa cosa l'hai sentita da qualcun altro" ha detto il commesso alla iena e mi sono dovuta difendere come meglio potevo.
In realtà domani si andrà davvero in battaglia, ma sarà una battaglia più mia che sua. Lui conoscerà bambini nuovi, maestre nuove, ambiente nuovo, imparerà nuovi giochi, nuove canzoni, nuove routine. E io resterò dietro il cancello, ad aspettare che esca e mi racconti tutte le cose nuove che ha elaborato da solo, senza la mamma e il babbo.
Quando mi dicono che sono fortunata a poter stare a casa coi miei bimbi penso a tutte quelle volte in cui ho invidiato da morire tutte le donne che hanno potuto usufruire del loro congedo di maternità per poi rientrare al loro posto di lavoro, ad occuparsi di altro che non fossero i figli. Adesso invece penso che questi tre anni e mezzo sono stati un'avventura sulle montagne russe: ci sono stati giorni in cui ho sperato che arrivasse in fretta questo momento per poter riprendere un po' in mano la mia vita o almeno tirare un po' il fiato, soprattutto adesso che la iena non dorme più al pomeriggio. Ci sono stati altri giorni in cui, tra un pic nic urbano, una mostra e un giro per vetrine di strumenti musicali, mi sono detta che era bello poter fare tutte queste cose col mio bimbo senza orari e senza dover rendere conto a nessuno delle nostre avventure urbane.
Da domani si volta pagina: la nostra iena non è più così tanto piccola ed è pronta ad affrontare la sua prima grande avventura, l'asilo dei bimbi grandi. E io sono pronta a lasciargli la mano, fiduciosa che lui se la caverà alla grande e che questi tre anni gli daranno tanto, tante cose che io non potrei dargli se lo tenessi ancora qui a casa con me.
Per riprendere in mano la mia vita invece c'è ancora tempo: adesso c'è un piccolo guerriero da tenere per mano, col quale iniziare a scoprire il mondo e la città organizzando piccole avventure urbane e districandosi tra la spesa e le commissioni della vita di tutti i giorni. E' strano, ma ha solo tre mesi e mi sembra già grandissimo: punta i piedi come se volesse camminare, mi guarda ed è come se dicesse "mamma io voglio parlare, voglio mangiare quello che mangi tu, voglio giocare col mio fratellone". Ho come l'impressione che lo vedrò crescere molto più in fretta della piccola iena bradiposa, che a 15 mesi muoveva i primi passi e la scorsa estate iniziava a dire le prime parole. Al consultorio mi dicono che è normale, sono i neuroni specchio.
Guardo il grembiulino da battaglia lì appoggiato sulla sedia e penso che domani forse spremerò una lacrimuccia, ma cercherò di concentrarmi su tutte le cose belle che ancora potremo vivere insieme, io, la piccola grande iena e il piccolo grande guerriero. In fondo siamo sempre una bella squadra :-) 

lunedì, settembre 05, 2016

Se non l'avete mai letto dovreste farlo: L'Italia spensierata di Francesco Piccolo, edito da Laterza nella collana Contromano, della quale possiedo almeno una decina di titoli ristampato di recente da Einaudi. E' un libretto molto carino, si legge in un soffio e in ogni capitolo l'autore racconta con estrema ironia la sua esperienza in diversi contesti emblematici: è andato a fare il pubblico in una puntata di Domenica In, si è messo in viaggio per l'Italia durante il grande esodo estivo, è andato a vedere il cinepattone il pomeriggio di Natale ed è andato col figlio a Mirabilandia una domenica di agosto.
Anche noi quest'anno abbiamo deciso di provare l'esperienza figli a carico, pur partendo meno sprovveduti dell'autore in questione: i parchi di divertimento mi piacciono da morire e ne ho visitati diversi in giro per il mondo, quindi non mi scandalizzo per le code, il costo degli extra, il sole, il caldo e le altre mille cose per le quali ho sentito gente lamentarsi durante la nostra giornata a Mirabilandia. Se entri lì sai già che farà tutto quanto parte del gioco; mi scandalizzo piuttosto per la maleducazione dilagante della gente che getta cartacce per terra* e scavalca le catenelle delle code per arrivare prima all'inizio della fila. Ma forse sono io che sono strana...
Tra vacanze all'estero, gravidanze e bimbi piccoli erano davvero tanti anni che non ci tornavamo, così quest'anno abbiamo deciso che ci si poteva provare: la iena era grande abbastanza per godersi un po' la gita. Abbiamo pensato di scartare il fine settimana (grave errore, ho letto poi qui che il sabato e la domenica avremmo incontrato meno gente) e ci siamo trascinati a Fosso Ghiaia giusto martedì 23. Già all'arrivo al parcheggio avrei dovuto capire che non saremmo stati soli: ci hanno fatto lasciare l'auto in una zona del parcheggio per me assolutamente inesplorata, e dire che al parco sarò stata, negli anni, almeno una decina di volte.
Poco male ci siamo detti, tanto non avevamo nessuna velleità personale: lo scopo della giornata era semplicemente offrire un diversivo divertente ed entusiasmante alla piccola iena.
Anzi no, siamo sinceri, io una velleità ce l'avevo e si chiamava Ispeed: durante la nostra ultima visita al parco era ancora in costruzione e dovevo assolutamente provarlo. Però ero forte del flash pass one shot che mi avrebbero consegnato insieme al mio biglietto di ingresso fatto con la carta ikea family: si poteva fare!
Entriamo senza troppi intoppi e ci lanciamo subito verso i giochini come dice la iena: la zona di Bimbopoli è tutta accessibile ad un bimbo della stazza della piccola iena, anzi, diciamo che siamo proprio nel momento migliore. Il nostro topino infatti ha 3 anni compiuti, è più alto di 90 cm, ma meno di un metro, quindi può già lanciarsi su diverse attrazioni, ma ancora non paga il biglietto :-)
L'area l'abbiamo battuta direi tutta, la cosa che più gli è piaciuta è stata il trenino, che nel corso della giornata è stato fatto e rifatto più volte, mentre il trenino strano sul quale l'ho trascinato l'ha lasciato un po' interdetto, forse troppo airtime per la nostra piccola iena.
Appena entrati al parco in questa zona c'era qualche codina (non più di 10 minuti), ma nel corso della giornata poi sono sparite, merito del fatto che, col passare del tempo, la moltitudine di gente ha avuto modo di disperdersi per il parco. L'unica cosa che sarebbe piaciuta alla iena e non abbiamo fatto è stata la ruota panoramica, ma quando siamo arrivati ai suoi piedi era chiusa a causa del vento.
Prima di andare a mangiare abbiamo assistito allo spettacolo degli stunt men: non capirò mai perché debbano per forza metterci una trama quando basterebbe fare una cosa meno costruita, però lo show è davvero spettacolare ed è piaciuto anche alla iena, soprattutto per la grande presenza di fiamme e fuoco.
A pranzo abbiamo mangiato al self service Drive in: la iena musicale ha molto apprezzato l'ambientazione e abbiamo potuto mangiare qualcosa di non fritto senza, tutto sommato, spendere cifre esorbitanti per essere all'interno di un parco tematico; avessimo optato per dei panini non so se ci sarebbe stata una sostanziale differenza dal punto di vista economico.
Dopo pranzo ho lasciato mio marito con il piccolo guerriero nella fascia e la iena a spasso per gli scivoli e io mi sono lanciata, nel vero senso della parola, su Ispeed: davvero davvero bello, difficile scegliere il mio preferito tra quello e Katun.
Nella restante parte del pomeriggio altri bis e tris di diverse attrazioni, una merenda a base di yogurt e frutta e verso le 19,30 siamo tornati a casa: il piccolo guerriero aveva già fatto stravedere e non volevamo troppo tirare la corda e la piccola iena era stata ribattezzata dead man walking. Non abbiamo sfruttato l'ingresso del secondo giorno perché mercoledì siamo tornati poi a Torino, però direi che come prima esperienza a 4 è stata un successo.
Presto arriverà anche un post sulla visita all'Italia in miniatura :-) quest'anno ci siamo dati ai parchi insomma...

*a tal proposito, cara direzione di Mirabilandia, se mai leggerai questo post, trovo alquanto disdicevole che nel parco non ci siano i contenitori per la raccolta differenziata. Mi viene da piangere al solo pensiero dei milioni di bottigliette che ogni giorno finiscono nei vostri cestini. La mia l'ho riportata vuota a casa ovviamente :-)

giovedì, settembre 01, 2016

Attenzione: questo post potrebbe contenere ironia e sarcasmo

I neonati piangono, dormono un po' quando vogliono loro, mangiano un po' quando vogliono loro, hanno mal di pancia, male alle gengive, male di vivere, bisogno di essere cambiati e, oggettivamente, possono anche essere difficili da gestire. Fortuna che poi diventano grandi e autosufficienti e ci lasceranno liberi di vivere in pace.
A dare una mano a noi mamme disperate ecco che arriva la pozione magica che tiene tranquilli i nostri pargoletti, 9,9 euri per 30 ml di pura magia.
Ma guardiamo insieme di cosa si tratta e come viene pubblicizzata la boccetta dei miracoli.
Su diversi siti web che vendono il prodotto ho trovato la dicitura "senza zuccheri aggiunti": mi chiedo aggiunti a cosa, dal momento che si tratta sostanzialmente di un concentrato di zuccheri variamente assortiti.
La vera perla però è l'elenco delle situazioni in cui potrebbero tornare utili due goccine di nettare:
- per favorire l'attaccamento al seno: come se non fosse meglio, al bisogno, spremersi un po' di latte prima di attaccare il bimbo; meglio mettersi sulla tetta un po' di miele vegano
- aiuta la mamma nella fase del primo sonno: ecco, appunto, aiuta la mamma e ho detto tutto
- quando il bimbo piange e non riesce a calmarsi due gocce sul ciuccio basteranno per tranquillizzarlo: ma siamo proprio sicuri?
Ok cercherò di tornare seria per un attimo, ste cose mi fanno venire dei travasi di bile.
I neonati hanno bisogno della mamma, del contatto, di cure continue, di essere cullati e consolati da voci amiche e braccia calde. Il viaggio che li ha portati nel nostro mondo è stato per loro davvero faticoso e non sono pronti a stare da soli, non sono capaci di comportarsi come un adulto e deve essere così perchè è il loro istinto di sopravvivenza che glielo suggerisce. Ci aspettiamo che un bambino di due mesi sia capace di intrattenersi da solo e che non ci disturbi mentre svolgiamo le più svariate attività e non ci scandalizziamo di fronte ai mille guinzagli telematici che si trovano in commercio per controllare i nostri figli. Siamo strani.
Mamme fatevi un regalo e fatene uno ai vostri bimbi: dimenticate la boccetta magica e non abbiate paura di prendere in braccio il vostro bimbo che piange e vuole essere consolato. Non abbiate fretta che impari a consolarsi da solo, arriverà anche per lui quel momento, ma non adesso, non subito. Questi giorni, questi mesi non torneranno. E sono faticosi, pesanti, a volte i giorni e le notti sembrano infiniti, ma io penso che ogni sforzo, ogni gesto di affetto, ogni minuto passato con loro adesso siano un grande regalo per l'autonomia di domani.

lunedì, agosto 22, 2016

No, non ho deciso di abbandonare la nave, solo che queste ultime settimane sono state particolarmente piene di cose da fare e da una decina di giorni siamo in vacanza: poco tempo libero e poche idee da riversare sul blog.
Durante questa vacanzina romagnola la piccola iena ci ha mostrato ancora una volta il suo amore smisurato per la fotografica, come dice lui, ossia la macchina fotografica: nella fattispecie una coolpix che abbiamo comprato ormai 4 anni fa, poco prima che io rimanessi incinta. L'avevamo comprata coi buoni che l'azienda dove lavora mio marito regala a Natale ai dipendenti: avevamo in mano i nostri biglietti aerei destinazione Los Angeles e pensavamo che avremmo avuto tante cose da fotografare. Quello che ancora non sapevamo era che ad agosto saremmo partiti in tre e quelle foto le avremmo riviste mille volte insieme... e che due anni più tardi saremmo tornati più o meno negli stessi posti, a fare più o meno le stesse foto con la piccola iena al seguito.
Quelle foto sono ancora sulla schedina di memoria della fotografica: le abbiamo copiate sul pc di casa e in un altro paio di posti per sicurezza, ma le lasciamo anche lì e ieri sera, mentre cancellavamo i millemila scatti fatti a caso dalla piccola iena in questi giorni, ci siamo imbattuti proprio in quelle foto.
Sono passati 4 anni e tante cose sono cambiate: quelle sono state le nostre ultime vacanze senza figli al seguito, la piccola iena era piccola così ancora nella pancia della mamma. Nel mentre è arrivato anche il piccolo guerriero e le nostre vite sono state travolte da una nuova dinamica familiare che ancora dobbiamo metabolizzare.
Guardavo quelle foto e dicevo a mio marito che io non mi riconosco più, non mi sembra vero di essere stata così: avevo la faccia tondissima, una pancia enorme (e vi assicuro che non era colpa della gravidanza) e di fianco a mio marito sembro ancora più grossa. E' curioso come cambino le cose in 4 anni, fino a ieri avevo sempre visto quelle foto solo con tanto affetto e un po' di tristezza, ieri mi sono quasi sentita male per come ero e per come non mi ero mai vista. Io forse non me ne rendo ancora bene conto perché se mi guardo allo specchio non mi vedo diversa, è stato un cambiamento graduale, arrivato tra l'altro durante la gravidanza, quindi ben mascherato; le persone che non mi vedono da tempo mi dicono che sono dimagrita tanto, ma io pensavo di essere sempre uguale. I primi dubbi mi sono venuti quando ho cercato di indossare i miei vestiti di sempre e mi sono accorta di non riuscire più a tenerli su; poi la scoperta di riuscire a comprare un paio di pantaloni praticamente in qualsiasi negozio. Poi le foto: la me stessa di oggi e la me stessa di 4 anni fa. La me stessa di 24 kg fa, stando a quanto diceva oggi la bilancia del bagno dei miei genitori. 24 kg sono tanti e una decina scarsa di questi li avevo già persi per strada prima della gravidanza del piccolo guerriero, però il salto grosso diciamo che l'ho fatto negli ultimi 7 mesi.
Guardavo quelle foto ieri sera e, dopo aver visto un'altra me stessa, ho pure collegato che eravamo a San Francisco proprio in questi giorni, poi 3 anni fa a quest'ora eravamo a Londra, 2 anni fa di nuovo a San Francisco e l'anno scorso in Francia. Da quando è iniziata la nostra storia io e mio marito in questo giorno siamo quasi sempre stati in giro; quest'anno solo una cena casalinga a base di pizza da asporto con una coppia di amici, figli al seguito e un paio di foto per ricordare come eravamo nel 2016 il giorno del compleanno di mio marito :-)

giovedì, luglio 28, 2016

Questo post giace nella mia cartella delle bozze da una settimana, l'ho finito adesso che l'ho pubblicato, ma gli eventi narrati risalgono a 7 giorni fa.

Quando si vive gomito a gomito con una persona per quasi 11 anni credo che si possa iniziare a tirare un po' le somme di questa convivenza. Si conoscono abitudini, mosse, piccole fissazioni e tutto quello di cui è costellata la quotidianità.
La mia giornata è iniziata stamattina alle 5 con un risveglio del piccolo guerriero, risveglio che si è risolto solo alle 7, dopo averlo messo nella miracolosa fascia e aver iniziato a preparare la colazione per me e la piccola iena. Mio marito si è alzato alle 6 credo, è andato in bagno, si è vestito e poi ha iniziato a girare per la casa armato della torcia del cellulare. Ok, mi sono detta, starà dando la solita caccia alla santissima trinità chiavi/portafoglio/occhiali che, si sa, amano passare la notte sempre in posti diversi. E invece no. Stava cercando la fede, quella con la f minuscola, l'anello che ci siamo scambiati quasi 11 anni fa all'altare. Anzi no. Il suo era già una copia di quello originale, acquistato esattamente un anno dopo le nostre nozze; l'originale giace da qualche parte sul fondo del Mar Adriatico.
Se ne è uscito di casa con la coda tra le gambe mentre io stavo tagliando delle pesche chiedendomi scusa, ma forse non sa che io non sono arrabbiata perchè sapevo che prima o poi sarebbe successo, era solo questione di tempo (e comunque non dispero che salti fuori...). Perchè la cosa che più odio di te è il tuo essere distratto a 360 gradi, caratteristica che male si sposa al mio essere casinista a 360 gradi. Perchè sono sicura che se sui nostri mobili non ci fosse nulla magari la tua fede luccicherebbe lì in bella mostra accanto al niente e non ci sarebbe stato bisogno di darsi il buongiorno muovendosi come segugi per queste 2 stanze.
Diciamoci la verità dai, questa fede adesso te la togli per fare qualsiasi cosa che non sia mangiare o guardare la tele, l'unica volta che dovevi davvero toglierla era quando abbiamo deciso di fare un bagno a Lido di Savio insieme alle mie sorelle. Ma capisco anche che tu sia rimasto scottato da allora e quindi sia portato a seminarla in giro per casa, nei tuoi posti feticcio: appesa al naso della saliera a forma di Minnie, sulla mensolina dei portaspezie, sulla scatola a forma di pezzo di lego che sta sulla mensola del bagno, dentro la fontana zen senza acqua che sta nel tinello.
Nell'attesa allora che il mazzapegolo ci restituisca il maltolto facciamoci due risate e torniamo a bomba sul titolo del post:
1) che dopo tanti anni non hai ancora capito come dividere i panni da lavare nei cestini che stanno dentro l'armadio
2) che dopo tanti anni non hai ancora capito come sono divisi piatti, bicchieri, posate, pentole e ciotole in cucina
3) i vestiti che lasci nella mensola del comodino: sono da lavare? li vuoi rimettere? non l'ho mai capito... tra l'altro avresti a tua completa disposizione la sedia rossa per appoggiarli un po' meglio e invece c'è sempre questa palla di stoffa lì accanto al letto.
4) restando in tema abbigliamento: che hai un armadio pieno di vestiti e ti metti sempre le stesse 4 cose, a volte impresentabili, anche per andare al lavoro.
5) che finire certi lavori è più forte di te: riempi la lavastoviglie, ci metti anche il detersivo e la lasci nel limbo dei piatti sporchi; mangi la marmellata e rimetti in frigo il vasetto praticamente vuoto
6) che quando sei arrabbiato per qualcosa (e per fortuna succede di rado) non esterni mai niente e a volte la cosa mi fa venire voglia di urlare
7) ho tenuto per ultima quella di cui ho già parlato, la distrazione, che forse sotto sotto è la mamma di molte delle altre cose che ho scritto qui sopra.
Non sono riuscita ad arrivare alle 10 del titolo del post, ma magari ci arrivo con l'altra faccia della medaglia, perchè c'è sempre un altro lato. D'altra parte se ho deciso che eri tu la mia persona un motivo ci sarà, anzi più di uno e fanno decisamente pendere la bilancia dall'altro lato.
1) perchè sei un vero compagno di vita, appoggiando le mie trovate folli e riportandomi coi piedi per terra quando esagero
2) perchè metti una pezza alla mia incapacità cronica nella gestione della casa aiutandomi a mantenerla in condizioni decorose
3) perchè sei il padre migliore che potessi desiderare per i nostri figli. Questa forse è stata la scommessa più grande che ho fatto, ma direi che ho vinto molto più di quanto avessi puntato.
4) perchè mi hai permesso in questi anni di vedere la mia famiglia ogni volta che ho voluto e so quanto ti/ci è costato
5) perché sopporti la mia ingombrante famiglia, così distante dallo standard piemontese al quale eri abituato prima di conoscermi/ci
6) perché riesci ancora a stupirmi e spero che duri ancora per molti anni :-)
7) perché sopporti stoicamente il mio voler sempre avere ragione e mi lasci sbagliare senza rinfacciarmelo
8) perché sopporti stoicamente anche tutti gli altri difetti che ho, le mie fissazioni assurde e tutto quello che comporta vivere con me
9) perché mi hai sempre permesso di fare lavori che mi piacevano senza mai fare del pressing relativamente al fatto che non si trattasse mai di soluzioni stabili. E infatti adesso sono ormai 4 anni che sono a casa.
10) perché sono più che certa che tu sia la mia mezza mela e se non ci fossimo mai incontrati per caso ormai 14 anni fa non so bene dove e cosa sarei adesso. E dove e cosa sarebbero la piccola iena e il piccolo guerriero.

Te l`avevo detto che la bilancia pendeva dalla parte giusta. Non vedo l`ora che sia sabato e sono sicura che anche i nostri topini stiano pensando lo stesso; ci manchi, anche senza fede :-)

giovedì, luglio 14, 2016


Diciamo che negli ultimi 10 mesi la vita mi ha insegnato che fare piani, progettare cose è un'attività assolutamente sopravvalutata. Ho monitorato il mio ciclo per mesi diventando una virtuosa nello scovare il giorno dell'ovulazione e sono rimasta incinta nell'unico ciclo in cui l'informazione era assolutamente confusa.
La vita con un figlio poi fa saltare progetti continuamente, senza considerare poi quegli imprevisti che non sono neanche lontanamente immaginabili.
Allora perché sono qui a crogiolarmi nella tristezza se sono cose che già so?
Fare progetti è un'attività sopravvalutata: bisognerebbe sempre trovarsi per caso al posto giusto nel momento giusto, così da non sapere mai tutto quello che uno potrebbe perdersi.
Dai che l'avete capito anche voi: ieri sera volevo andare al concerto di Max Gazzè al Flowers Festival e invece siamo rimasti a casa con la piccola iena febbricitante. Piccola iena febbricitante che oggi ha saltato la sua prima gita e che domani, salvo miracoli dell'ultima ora, salterà anche la festa dell'asilo e ci farà volare anche il concerto degli Afterhours sempre a Collegno.
Ma cara piccola iena, non ti ammali mai, proprio sta settimana dovevi dare il meglio di te?
Eviterò poi di fare un discorso meramente economico, ma sto mese l'asilo l'hai visto col binocolo, l'ultima settimana del mese probabilmente ce ne andremo al mare, ergo potevamo anche risparmiarci il costo della retta, nevvvero?
Scherzi a parte: sono triste perché avevo programmato tutto in modo che questa fosse una settimana indimenticabile per la iena e invece la trascorreremo qui in casa noi tre, tra tachiprine e collirio antibiotico, aspettando che passi, qualsiasi cosa sia. E sperando che il piccolo guerriero collabori e non mi renda la convivenza a tre più difficile di quello che sarebbe in condizioni normali.
Si può fare.

domenica, luglio 10, 2016

In una delle due sale parto che ho avuto occasione di vedere presso l'ospedale dove sono nati i miei bimbi c'era una scritta:

il parto è l'unico appuntamento al buio in cui hai la certezza che incontrerai l'amore della tua vita

Come mamma, dopo essermi confrontata con altre mamme, posso dire che non è sempre così: a volte i primi mesi sono così estranianti che diventa difficile capirlo fino in fondo. Poi effettivamente qualcosa fa clic e penso che ogni mamma possa dire che è vero: quel giorno, dopo nove mesi di attesa e svariate ore di fatica, abbiamo tutte incontrato l'amore della nostra vita.
Ma provo per un attimo a metterci dei panni di un microbimbo: ho passato circa 38 settimane in uno spazio caldo e stretto, bevendo acqua dai mille sapori e ascoltando i rumori attutiti dal liquido. Il battito di un cuore, i mille suoni di un corpo che lavora, musica e tante voci, ma soprattutto una voce. Potrei riconoscerla ovunque quella voce, una voce tra mille, la voce della mia mamma. Ma nient'altro, solo rumori, odori, sensazioni; nulla da vedere, nove lunghi mesi passati in una sorta di mondo parallelo, un sottile strato di cellule a separarci dal mondo esterno, la vita dentro una bolla piena di acqua. Un po' come incontrare una persona su una chat, passare i giorni e le notti a scriversi, scambiarsi canzoni da ascoltare, immaginare una faccia, una casa, una vita, un mondo che non si conosce.
Poi finalmente un giorno cade il muro, crolla il mondo per come lo conoscevo ed inizia una nuova vita: è il momento dell'incontro. Ecco allora chi c'era dietro quelle parole, ecco un viso, ecco una voce, quella voce che fra mille altre avrei potuto riconoscere. Non può che essere amore, questo odore è ciò che mi ha nutrito per settimane, mi ha fatto diventare quello che sono e mi farà crescere ancora adesso, ne sono certo. Ma non mi basta, non posso separarmi da lei, dal suo calore, dal suo profumo, dalla sua voce e dalle sue braccia, sono troppo piccolo e questo mondo è troppo grande, non posso esplorarlo da solo.
Quando siamo innamorati di qualcuno vorremmo che il tempo passato insieme non finisse mai, giorno e notte sempre insieme e per un bimbo appena nato è lo stesso. Loro ci amano non solo perchè siamo la loro unica fonte di sostentamento, ma perchè siamo tutto il mondo che conoscono. I cuccioli d'uomo nascono che non sono autosufficienti e ci metteranno molti anni a diventarlo: non camminano, non sono in grado nè di mangiare da soli, nè tanto meno di procurarsi del cibo o di difendersi: hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro. E loro sanno che questo qualcuno è la mamma, l'essere che hanno imparato a conoscere nel momento esatto in cui hanno iniziato ad esistere.
"I cuccioli non dormono da soli" recita il titolo di un interessante libro di Alessandra Bortolotti che ho letto durante la gravidanza: neanche a noi grandi piace dormire da soli, quando amiamo qualcuno vogliamo dividere tutto con lui/lei, dal risveglio del mattino al sonno della sera.
Quando anche questa notte il nostro piccolo guerriero reclamerà le attenzioni della mamma, vorrà il suo latte e pretenderà di addormentarsi al mio fianco, snobbando il suo sidebed, vorrei ricordarmi di queste riflessioni. Non posso scaricare il mio piccolo guerriero, non posso tradire la sua fiducia smisurata nei miei confronti, non me la sento proprio di non assecondare ogni suo bisogno: è perdutamente innamorato di me e non posso fare finta che non sia vero. Ha bisogno della mia mano per andare alla scoperta del mondo: è un lavoro difficile e duro, ci sono giorni in cui spero che questi mesi passino in fretta e altri in cui so già che rimpiangerò questo legame simbiotico, ma anche questo fa parte del gioco.
E prima che io possa davvero rendermene conto lascerà la mia mano e ne cercherà altre per scoprire nuovi orizzonti, sapendo però che c'è sempre un porto sicuro dove tornare. Come ha fatto la nostra piccola iena ieri sera, quando ha dato la mano a mia sorella e mio cognato ed è andata con loro ad un concerto... ma questa è un'altra storia e magari ve la racconterò nei prossimi giorni.

giovedì, giugno 30, 2016


No, no non è il bilancio della mia ultima settimana, ma piuttosto quello del piccolo guerriero. Ovviamente nel suo caso si tratta di chili presi e non persi :-) Questo per dire che cresce cresce cresce, lo guardo e mi sembra già grande, tra una settimana avrà un mese e non mi sembra vero che sia lo stesso ragnetto delle foto dei primi giorni di vita.
Gli conto i rotolini di ciccia sulle braccia e sulle gambe, guardo il suo faccione che sembra la luna piena e penso che siamo una bella squadra: sto latte di mamma è davvero miracoloso.
Poi guardo l'altra faccia della medaglia e vedo me un po' provata: sarebbe bello passare tutta la giornata a pisolare nel letto insieme al mio bimbo, quando si sveglia pappa e poi via di nuovo a dormire. Penso che lui non sogni altro, lo capisco quando osservo quella smorfia strana che fa mentre dorme e io cerco di sgusciare fuori dal letto per andare a vivere la mia vita: è come se mi dicesse "ma dove vai? resta qui con me". Cosa che in effetti a volte dice iniziando a cacciare i soliti urli disumani e a quel punto bisogna dargli retta, è lui che detta le regole del gioco.
Dicevo del rovescio della medaglia: una piccola iena che richiede attenzioni come non mai, una casa da mandare avanti, una mamma da mantenere in salute, le ore di sonno perse e non ritrovate: non è affatto facile riuscire a far quadrare i conti a fine giornata. E a volte io mi sento letteralmente prosciugata dal piccolo guerriero, che sembra non averne mai abbastanza. Finchè se ne è rimasto nel pancione era tutto più facile: io mi limitavo a portarlo a spasso con la mia andatura da bradipo, nessuna fascia da annodare, nessun pianto da consolare, nessun pannolino da cambiare. Adesso è tutto più complicato: ora che è altro da me, ma non ancora fino in fondo - queste prime settimane di vita le chiamano di esogestazione ed è facile capire perché - può essere difficile far quadrare tutto quanto. Ieri pomeriggio, ad esempio, per l'ennesima volta in queste ultime 3 settimane non ho sentito la sveglia e ho aperto un occhio per caso alle 16,31, quando entro le 17 sarei dovuta andare a prelevare la piccola iena all'asilo. Non sono arrivata in tempo, ma ho potuto dare la colpa ad una coda esagerata causata da un senso unico alternato: senza di quella sarei arrivata al pelo.
La mamma cerca di arrivare dappertutto e fa quello che può: ieri ho anche comprato un ciuccio per il guerriero, tradendo i miei buoni propositi della gravidanza. E' stato curioso però vedere che, almeno per ora, è stato il mio bimbo a farmi tenere fede all'impegno "niente ciuccio" perché sembra proprio non interessargli affatto, a differenza di quanto era successo con la piccola iena.
E' una lotta: ogni mattina alzarsi dal letto e sperare di riuscire a consumare almeno un pasto senza il piccolo guerriero sulle ginocchia attaccato alla tetta, sognare di avere qualche minutino di tregua per pensare un po' ai casi propri, ricordarsi che "nessuno mette la piccola iena in un angolo", mettere insieme un pranzo e una cena che soddisfino per quanto possibile la mia tabella di marcia. Però vedere questi bimbi crescere e fare scoperte nuove giorno dopo giorno, vedere in quegli occhietti i potenziali uomini di domani ripaga di ogni sforzo.
Adesso però torno ad abbracciare il boppy che il guerriero reclama il suo pasto. La chiameremo pre-merenda, visto che il post-pranzo l'avevo già visto passare :-)

lunedì, giugno 20, 2016


Qualche estate fa, prima che la piccola iena entrasse nella nostra vita, era successo, non ricordo esattamente in quale circostanza, che mi fermassi qualche giorno a Cesena senza mio marito. Un pomeriggio ero andata a spendere soldi in compagnia di mia mamma e una delle nostre tappe fu Decathlon. Avevo visto un paio di pantaloncini corti che mi piacevano, di cotone con una piccola tasca di lato, di due colori a contrasto. Me li provai e miracolosamente ci entravo dentro, così decisi di acquistarli.
Arrivata vicino alla cassa vidi su un espositore altri colori dello stesso modello e decisi di fare un cambio al volo: posai quelli che avevo provato e presi la stessa taglia di quelli neri e rosa. Me li portai a Torino e solo una volta a casa feci l'amara scoperta: stessa taglia non vuol dire proprio stessa taglia, perché quelli non c'era proprio modo di infilarli.
Li conservai nell'armadio sperando in tempi migliori.
Due estati fa mi ricapitarono per le mani, ancora col loro cartellino attaccato. Nel mentre il mio corpo era cambiato, aveva ospitato per nove mesi la piccola iena e qualche chilo l'avevo perso, così ci ho provato.
Ed effettivamente il pantalone non mentiva: adesso entrava, di misura, ma entrava. Ok, usciva qualche rotolino, ma con la giusta maglietta tutto si maschera e così in questi due anni li ho indossati svariate volte.
L'altro giorno stavo cercando un paio di pantaloni corti da mettere e mi sono tornati in mano i pantaloncini neri di Decathlon e me li sono provati. Ecco, quest'anno ci vorrà una cintura perché li metto anche senza slacciarli :-)
In questi mesi sono stata molto motivata a raggiungere i miei obiettivi, avevo come scopo principale quello di mantenermi nella forma migliore per poter portare in giro il mio piccolo guerriero nella pancia, evitare problemi che hanno una maggiore incidenza nei soggetti in sovrappeso come diabete gestazionale, gestosi, il peggioramento delle mie già brutte vene delle gambe, ... insomma c'era tanto in ballo.
Adesso non so se riuscirò ad essere altrettanto brava: cosa ne sarà dei miei pantaloncini? A settembre riusciranno ancora ad uscire ed entrare senza aprire il bottone? In queste ultime due settimane mi sono sentita letteralmente prosciugata dal mio bimbo, nel corso della giornata a volte passa ore attaccato alla tetta e io mi sento decisamente legittimata a sgranocchiare un biscotto in più a colazione o a fare una merenda un po' più sostanziosa di quello a cui mi ero abituata, salvo poi mantenere il pranzo e la cena più o meno a quello che avevo contrattato con la dietista.
Se riuscirò a mantenermi così l'autunno mi riserverà una bella sessione di shopping: i miei jeans sono tutti enormi e credo che per la prima volta da che ne ho memoria potrò scegliere quello che mi piace in un ampio ventaglio di possibilità. Prima, soprattutto per quel che riguarda i pantaloni, raramente mi sono potuta permettere di scegliere. Ecco, potrei cercare di tenere questa come prossima motivazione: la possibilità di scegliere cosa mettermi addosso senza dovermi accontentare di quello che offre il mercato per il mio fisico. E speriamo che basti :-)

lunedì, giugno 13, 2016


Vi avevo lasciati così, con una domanda sulla prossima attesa e su chi sarebbe arrivato prima, se il mio bimbo o i miei papaveri ladybird.
Dei papaveri ancora nessuna traccia, in compenso ecco arrivati all'improvviso i primi pomodorini. Verdi e acerbi, spuntati nell'arco di una notte. Ieri non c'erano e oggi ci sono. Proprio come il nostro piccolo guerriero, che una settimana fa stava ancora nella mia pancia e adesso dorme nella stanza qui accanto, coi suoi pugni chiusi e i suoi sorrisi con gli angeli, il suo pigiamino bianco e verde e l'ennesimo vomitino ricottoso :-) impossibile non amarlo, impossibile non pensare che è totalmente e completamente dipendente da me. Impossibile non pensare all'enorme energia potenziale che si cela dentro quell'esserino: cosa diventerà da grande? Cosa gli interesserà? Sarà anche lui un amante della musica come la piccola iena oppure sarà uno da macchinine, da supereroi, da dinosauri, un topo di biblioteca, un atleta?
Non ci resta che sederci ad aspettare e intanto goderci lo spettacolo della vita che cresce, finalmente fuori dal pancione della mamma.

lunedì, giugno 06, 2016

Mi ero proposta di scrivere un post alla settimana, almeno finchè avrò ancora del tempo da dedicare a me stessa :-) quello con cui continuo a non fare i conti è l'ispirazione, che va e viene e non sempre riesco a coglierla al volo.
In questi giorni di semi vacanza sono entrata in letargo, mio marito è a casa dal lavoro da giovedì e sarà a casa anche domani e io ne sto approfittando alla grande, l'ho lasciato in balia della piccola iena e ho passato interi pomeriggi sul divano a pisolare.
Abbiamo anche fatto delle belle cose insieme: siamo stati al museo dell'automobile e alla palazzina di caccia di Stupinigi per visitare questa mostra.
Si è conclusa oggi la 19a edizione di Cinemambiente, un festival al quale sono molto affezionata sia perchè ogni anno mi offre la possibilità di vedere film molto belli che altrimenti non saprei dove recuperare, sia perchè, prima di fare la mamma, ho fatto la volontaria al festival per un paio di anni e nel 2010, quando ho frequentato un master allo IED, ho fatto anche parte di una delle giurie ed è stata un'esperienza davvero bella.
Sabato pomeriggio abbiamo portato anche la iena ad una proiezione di corti animati: mio marito l'aveva istruita a dovere, così appena ci siamo seduti in sala ha sentenziato che "ecologia è voler bene alla terra come alla mamma e al babbo".
Domani invece abbiamo deciso che la iena andrà all'asilo, così non salta il laboratorio di danza e musica che tanto gli piace e noi avremo una delle ultime occasioni per stare un po' di tempo tranquilli; oggi guardavo le finestre del tinello e il famoso lampadario e pensavo che magari potrebbe essere l'occasione buona per farli tornare a splendere. Vediamo se ne avremo voglia.
Per il resto direi che è tutto pronto, la culletta è montata e va solo assicurata al nostro lettone, lunedì ho fatto la valigia per l'ospedale, devo solo infilarci le ciabatte poi ci siamo, il resto andrà da sè quando questo bimbo deciderà che sarà il suo momento. Tra 7 giorni arrivo alle 40 settimane e so che ogni minuto è quello buono.
E così non ci resta che aspettare... chissà chi arriverà prima: il nostro bimbo o i germogli dei papaveri ladybird che abbiamo piantato sul balcone?

domenica, maggio 29, 2016

Lo so, avevo già usato questo titolo per la neve, scopiazzandolo da un libro che ha come protagonisti i due fratellini Charlie&Lola, ma non sono riuscita a resistere alla tentazione.
La piccola iena andrà alla scuola materna a settembre e, per ora, frequenta un micronido 3 giorni alla settimana; perché non dal lunedì al venerdì? Perché io tanto sono a casa e mi dispiaceva portarlo tutti i giorni, per avere comunque del tempo da passare insieme e comunque anche per limitare il costo dell'asilo.
Alla sera, quando va a letto, chiedo sempre alla iena "Allora cosa fanno domani Samumamma?" e lui mi dice sempre "all'asilo", perché adesso che ha messo insieme una bella cricca di compagni con cui si trova bene ci va davvero volentieri e, in linea con i suoi interessi, li ha tutti assoldati nella sua band. Con le costruzioni montano i sitar, fanno batterie e si mettono a fare concerti, per la gioia delle educatrici :-) Sono contenta che si trovi così bene e un po' mi dispiace che l'anno prossimo si troverà in un ambiente nuovo, con altri bimbi, ma penso che sia più una preoccupazione mia che sua.
Comunque, torniamo a noi.
Giovedì sera gli ho detto che l'indomani non sarebbe andato all'asilo e che avremmo potuto organizzare qualcosa di carino, magari un pic nic urbano. Si deve essere addormentato con questo pensiero fisso perché nella notte si è svegliato due volte al grido "facciamo colazione, è ora di alzarsi", poi è venuto nel lettone alle 6,40 mentre mio marito si stava preparando per uscire e ha subito iniziato a chiedere notizie del risveglio e della colazione. Quando poi ci siamo effettivamente alzati e colazionati gli ho chiesto se voleva andare a fare il pic nic e lui è esploso, ha iniziato a saltare per tutta la casa, a dire che voleva togliersi il pigiama (di solito è sempre una lotta!) e che voleva uscire. Voleva aiutarmi a preparare il pranzo, lo zainetto, voleva anche il suo zainetto personale e per un'oretta, mentre io mi sono messa ad allestire il necessario, è stata davvero dura trattenere il suo entusiasmo.
Per fare un pic nic con una piccola iena basta poco: una coperta, due piatti, due forchette, acqua e bicchieri, una scatola di pasta con i pomodorini e il pesto, una scatoletta di cetrioli in pinzimonio e qualche albicocca. Ospiti speciali dello zainetto: i librini di Charlie&Lola e l'elica da fare volare.
Alle 11 eravamo pronti per uscire e, davanti alla porta, la iena mi ha confidato che il pic nic è la sua cosa preferita :-) Appena siamo arrivati sul marciapiede ha iniziato a saltellare come un grillo e ad urlare yuppi yuppi. Abbiamo aspettato il bus e siamo poi scesi davanti a Torino Esposizioni; da lì ci siamo incamminati attraverso il giardino roccioso (aka il bosco frondoso del Gruffalò), siamo andati a vedere le anatre nel laghetto e i cavalli della Polizia, per poi approdare al solito prato di fronte all'Imbarchino, dove andavo sempre anche quando la iena era piccola piccola.
Con sua somma gioia abbiamo steso la coperta, tolto le scarpe e apparecchiato il tutto e lì la iena ha iniziato a ripetermi a macchinetta "sarà un pic nic bellissimo" :-) Abbiamo mangiato le cose che avevo preparato a casa e la iena poi voleva rotolare nel prato insieme ad alcuni bimbi di una scolaresca in gita. Ho cercato di dissuaderlo perchè non mi sembrava il caso, così abbiamo tirato fuori i librini e abbiamo letto insieme, poi però è voluto andare a correre coi bimbi e non sono più riuscita a trattenerlo. L'ho riportato alla casa base con la scusa dell'elica da lanciare in aria e la iena ha suscitato le risate delle due studentesse vicine a noi dicendo qualcosa tipo "tu non sei capace, faccio da solo" quando gli ho proposto di farmi provare a lanciarla in aria.
Verso le 13 abbiamo sparecchiato la nostra coperta, raccolto e buttato i rifiuti e ci siamo diretti verso Corso Vittorio per concludere la bella esperienza con un gelatino :-) Usato sicuro anche in questo caso: siamo andati da Alberto Marchetti. Nota di merito: per la iena mi hanno fatto una coppetta da 1,50 pur avendo chiesto due gusti (cioccolato e yogurt per la cronaca, ormai vuole sempre questi), prima volta che mi capita.
Al prossimo pic nic urbano!

domenica, maggio 22, 2016

Devo ammettere che dare un nome a questo blog è stato davvero facile; una sera ho deciso che era arrivato il momento di aprirlo e il nome mi è venuto in mente in 10 minuti. Il perché l'ho scritto nella pagina che trovate qui sopra, al link "dare un titolo al blog".
Trovare un nome per chiamare qualcosa o qualcuno a cui vogliamo bene è importante e in quel nome che scegliamo mettiamo un po' di noi e un po' di quello che vorremmo che quella cosa diventi.
Volevo che questo blog diventasse un contenitore di pensieri vari, senza un argomento specifico particolare, volevo riversare qui i miei pensieri, parlare delle cose che mi appassionano e riempiono le mie giornate e sono davvero contenta del nome che ho scelto ormai un annetto fa.
Anche il nome della piccola iena, pur essendo rimasto un segreto fino alla nascita, lo avevamo deciso già da qualche mese: ci è piaciuto subito come suonava, impossibile non pensare al fatto che sia lo stesso nome di uno dei nostri cantanti preferiti e, non ultima come considerazione, personalmente mi piaceva l'idea di dare a mio figlio lo stesso nome del protagonista di questo episodio della Bibbia. E' stato il mio, il nostro modo di augurargli di diventare una persona attenta, capace di ascoltare e di non spaventarsi di fronte alle sfide della vita.
Se fosse stata una piccola iena femmina avevamo già un nome pronto, un nome che la collegasse alla Terra, perché penso che le più grandi sfide che i nostri figli si troveranno ad affrontare avranno a che fare con il nostro pianeta e con lo stato in cui glielo stiamo mettendo in mano.
Quel nome da piccola iena in rosa, a tre anni di distanza, continuava a piacerci molto e, se nel pancione della mamma ci fosse stata una bimba, l'avremmo sicuramente scelto ad occhi chiusi. Ma. Ma nel pancione della mamma, come ho già scritto altrove, c'è un altro bimbetto e questa cosa ci ha un po' spiazzati.
L'altra volta il nome è uscito in pochi minuti, proprio come quello del blog, un parto rapido ed indolore; alla data prevista del parto mancano appena tre settimane e ancora siamo decisamente senza grandi idee. Credo proprio che tutte le persone che mi chiedono "allora come lo chiamerete?" siano convinte che vogliamo mantenere il segreto; la triste realtà è che ancora non riusciamo a trovare un nome per questo bimbo che sta per arrivare.
Ci piacerebbe trovare un nome che ancora in famiglia non sia presente, né al maschile, né al femminile e già qui ci priviamo di un'ampia scelta dal momento che ho 5 sorelle, 4 cognati, 2 nipoti, 14 zii, 20 cugini (spero di averli contati tutti!) e quasi 9 figli di cugini. Ci piacerebbe trovare un nome che suoni bene col cognome di mio marito e magari anche in coppia con quello della piccola iena, un nome che porti con sé un bel ricordo, sia esso di un personaggio di fantasia o di una persona realmente incontrata o conosciuta. Un nome che sentiamo nostro e soprattutto un nome che poi ci convinca una volta che vedremo questo bimbo in faccia.
Al baby shower tutte le invitate hanno messo il loro nome in una scatolina, la conservo chiusa nell'armadio e dovrei aprirla solo una volta deciso il nome, per vedere se qualcuno aveva indovinato. Mia sorella mi ha detto che, in caso di bisogno, posso usare i bigliettini anche per cercare un'ispirazione e penso che prima della nascita ci farò un pensierino, se andiamo avanti così.
Sono convinta che arriveremo in ospedale al momento del parto con, quanto meno, una rosa di scelte da tirare fuori una volta visto il nostro bimbo in faccia. Io personalmente sto rivalutando un nome importante che ha molto a che fare con la nostra storia, anzi, il nome che ha dato inizio alla nostra storia, il nome che ci ha fatto conoscere e il nome che ancora oggi nella mia rubrica del cellulare riporta il numero di telefono di mio marito. Ho qualche riserva, però, ad usarlo per un figlio proprio per il significato che ha per me e per noi, ma è un nome che personalmente mi piace e credo che per mio marito sia lo stesso.
Chissà se lo includeremo nella rosa di cui sopra... l'unica cosa certa per adesso è che non ci sono certezze. Anzi no, l'unica certezza che abbiamo è che presto, molto presto, questo bimbo arriverà nelle nostre vite e dovremo scegliere per lui un nome che lo accompagnerà per tutta la vita. E' un compito importante e cercheremo di svolgerlo al meglio.