giovedì, novembre 24, 2016

Piove da diversi giorni, il mio umore inizia a risentirne e in più non sono giornate facili, sono sempre molto stanca e sto cercando di portare la mente avanti di un paio di settimane, quando finalmente ci concederemo una piccola vacanza. Vi ho già spiegato che in vacanza si dorme meno e si fanno più cose, però ci si diverte e questa prima vacanza a 4 sarà un bel banco di prova, a partire dal battesimo del volo per il piccolo guerriero.
In queste ultime settimane ho un po' trascurato il blog, oggi volevo scrivere qualcosa di scemo e senza pensieri e invece mi limiterò a raccontare una cosa che mi è successa alla festicciola dell'altro giorno. Mi si è avvicinata una mamma, ne conosco di vista giusto un paio di queste dell'asilo e questa non era una di quelle. Io avevo ovviamente il piccolo guerriero nella fascia e lei attacca bottone con le solite frasi "ma che carino, ma quanto ha, e guarda come ride e guarda come è tranquillo, ma come si chiama?". Io educatamente le rispondo, di solito mi piace fare conversazione, non sono una che si tira indietro e sta nel suo. Quando però le dico il nome lei mi gela con lo sguardo e inizia un discorso sul fatto che sì, anche lei piacciono i nomi romani, che l'altro figlio l'ha chiamato Flavio e che le piaceva anche il nome del piccolo guerriero, ma poi ha cambiato idea perchè voleva dire sacro al dio Marte, dio della guerra. Il tutto guardandomi come una che non poteva di certo sapere che nome aveva dato al proprio figlio.
Come vi avevo già scritto qua la scelta del nome non è stata affatto facile questa volta, ma sono davvero molto soddisfatta del risultato: ci voleva un nome da piccolo guerriero e questo è quello giusto. Con la calma che mi contraddistingue ho cercato di spiegarlo alla mamma pacifista: non sono certa che abbia compreso le mie ragioni, ma sinceramente non mi interessa. Curioso però come la gente si permetta di giudicare le scelte degli altri, pur se così personali. E su questo bisognerebbe scrivere un'enciclopedia, non un solo post.
Torno alla pioggia che è meglio...

martedì, novembre 22, 2016

Quando una persona nuova entra in casa mia penso resti colpita da tutta una serie di cose che parlano di me, di noi, del tipo di persone che siamo e di cosa ci piace.
Appena si apre la porta di ingresso ci si trova di fronte alla super libreria che abbiamo comprato lo scorso anno, quella della quale vi ho parlato qui, ed è davvero impossibile non notarla. Se poi si avanza verso il tinello si scopre che la casa è strapiena di cose, si capisce che è una casa dove abitano delle persone: oggetti della vita quotidiana si mescolano a piccoli capricci. Il cesto della​ frutta e il calendario che non riescono a nascondere la mia imponente collezione di mug. Il cassetto semitrasparente del mobile ikea sotto la tv che lascia intravedere diversi stampi da dolci in silicone.
L'avventore immaginario noterà sicuramente anche qualche ruzzolo sul pavimento, o qualche ragnatela negli spigoli e capirà che le mie giornate sono piene di tante cose e che la pulizia della casa non è sicuramente il mio cavallo di battaglia.
Lo diceva anche la grafica che faceva bella mostra di se sui mille gadget di Tiger dello scorso mese: home is where your cactus and your heart is. Non è solo il cuore che fa la casa, ma anche il cactus, le nostre passioni e i nostri interessi.
Ieri pomeriggio ho accompagnato la piccola iena alla festicciola di compleanno di una sua compagna dell'asilo; è stata la prima volta e io ero un po' agitata. Come si comporterà? Riuscirò a gestirlo nel vortice di bimbi? E il piccolo guerriero sarà collaborativo? Con che tipo di regalo ci dobbiamo presentare a casa di una bimba che non conosciamo? Ovviamente tutte le mie mille domande si sono sciolte come un ghiacciolo a ferragosto appena abbiamo varcato la soglia della casa della festeggiata.
E' la sua la casa senza libri: una casa completamente vuota. Nel salotto c'erano due divani e qualche sedia, un mobiletto con una tv piccolissima se valutiamo la distanza alla quale andava vista. Sotto la tv un paio di scaffali di libri per bambini senza nessun titolo di rilievo o particolarmente noto: sembravano libri scelti a caso dallo scaffale del supermercato. Un mobiletto per il pc corredato di pc decisamente obsoleto, un orologio a cucù in chiave moderna appeso alla parete. Pareti gialle e mobili bianchi in cucina: quale persona che intende vivere la propria cucina se la sceglie laccata bianca? (Ale so che stai leggendo, ma tu, appunto, la usi per lessare della verdura e poco altro :-)).
Ma la cosa che sicuramente mi ha fatto più effetto è stata quella che dà il titolo al post: era una casa senza libri. Se togliamo quell'angolo con qualche libro per bambini era il nulla cosmico. Un paio di guide turistiche del piemonte e delle langhe, qualche libro sul Torino e la fede granata, uno sull'orto sul terrazzo e basta.
Si capisce molto dalla libreria di una casa: se non conosci i proprietari puoi farti un'idea del tipo di persone che sono, quali sono i loro interessi e le cose che gli piacciono. Due anni fa a capodanno siamo andati insieme ad una coppia di amici a casa di altri loro amici che noi non conoscevamo: di quella casa ricordo una libreria enorme, altissima, che raccoglieva non solo libri ma anche intere annate di riviste, cataloghi. Tutta una vita.
La casa della compagna di asilo della piccola iena era vuota in tutti i sensi: mancavano i libri, mancavano gli oggetti, mancava la vita dentro la casa. E tutti questi bimbi che sono arrivati all'improvviso a fare fracasso e giocare forse per qualche ora l'hanno resa più viva, più vera. La festicciola è durata un paio d'ore, il momento top del pomeriggio è stato ovviamente il taglio della torta. Io stavo allattando il piccolo guerriero sul divano e intanto la piccola iena, in cucina, stava facendo piangere la festeggiata perchè continuava a spegnere le candeline sulla torta. Ho scelto un regalo abbastanza neutro, un gioco che ha anche la piccola iena e mi sembra sia stato apprezzato. Ad un certo punto avevo pensato ad un libro, poi ho cambiato idea. Alla prossima festicciola ci presenteremo con un libro, sperando che non finisca morto di solitudine su uno scaffale.

sabato, novembre 05, 2016

Allora, non vorrei cantare vittoria troppo in fretta, ma sembra che le belle bestie se ne stiano andando: le cimici mi sembrano meno aggressive, gli ossiuri non si sono ripresentati e io colgo l'occasione per ritornare a parlare di rifiuti, visto che mi ero ripromessa di scrivere anche un post sulla raccolta dell'organico.
Partirò da un episodio divertente: quando lavoravo, parallelamente alle attività sui rifiuti e la raccolta differenziata che svolgevo al mattino nelle scuole, avevo in calendario anche incontri serali aperti ai cittadini. Tutto quanto ruotava intorno alla presentazione della fantastica compostiera che il cittadino avrebbe potuto richiedere al comune per praticare il compostaggio domestico ed avere così un piccolo sconto sulla tarsu/tari o come diavolo si chiamava all'epoca. E voi direte: è una cosa divertente? Il lato comico della faccenda era che io andavo a raccontare queste cose in paesi arrampicati nelle comunità montane della Liguria dove la maggior parte delle famiglie aveva da sempre una buca in giardino dove buttare gli scarti dell'orto e altri rifiuti organici, solo che non la chiamavano compostiera. A volte mi sentivo in difetto: erano quasi tutti più informati di me, soprattutto dal punto di vista pratico della faccenda.
In realtà ormai anche noi animali di città siamo ben informati sui rifiuti organici perchè, almeno qui a Torino, questo tipo di raccolta si fa da parecchi anni.
Partiamo dal tipo di sacchetto: per la scelta del materiale è necessario seguire le indicazioni che vi fornisce l'azienda che eroga il servizio, dal momento che tutto dipende dall'impianto presso il quale il rifiuto verrà conferito. Se c'è una macchina che apre i sacchetti potrete tranquillamente usare quelli in plastica; diversamente sarà necessario un sacchetto biodegradabile e compostabile: niente plastiche oxodegradabili, ma solo mater-bi e simili.
A volte è il gestore stesso che li consegna in dotazione, almeno per le prime forniture; i sacchetti di mater-bi per la raccolta rifiuti ormai si trovano in tutti i supermercati, hard discount compresi.
Una volta posizionato il giusto sacchetto, ecco cosa possiamo buttarci dentro: sostanzialmente tutti gli scarti che escono dalla cucina, quindi frutta, verdura, carne, pesce, buccia del formaggio, guscio dell'uovo, tovaglioli e fazzoletti di carta, carta casa, fondi di caffè e bustine di tè (private delle graffette metalliche, se presenti), sacchetti di carta se sporchi di cibo o bagnati. Immaginate anche voi di avere una compostiera in giardino e pensate a cosa ci buttereste dentro per ottenere del terriccio da usare nei vostri fiorellini da balcone :-) Capire cosa metterci e cosa no è davvero facile: ricordate sempre niente lettiera del gatto e niente imballaggi delle cose che buttate (esempio pratico: la fettina di prosciutto triste e solitaria che vegeta in frigo da due settimane va nell'organico, ma la carta che la avvolge no). Se l'imballaggio che avete per le mani è stato pensato per la raccolta dell'organico lo capirete chiaramente dalle indicazioni riportate sullo stesso: i primi esempi che mi vengono in mente sono alcune stoviglie usa e getta, la carta oleata e i sacchetti che usano i banchi del fresco di alcuni supermercati, alcune bottiglie dell'acqua. Sono casi più unici che rari, ma esistono.
Cosa produce in questo caso il nostro lavoro di perfetti separatori di rifiuti? Facile: terra che, a seconda della qualità del prodotto finito e del tipo di impianto che tratta i rifiuti, verrà utilizzata per scopi più o meno nobili, dalla copertura giornaliera dei rifiuti indifferenziati in discarica fino al concime per piante e fiori.
Prima della fine dell'anno mi piacerebbe chiudere il mio set di post sui rifiuti con un paio di cosucce ancora, spero davvero di riuscirci. Magari il prossimo post arriva prima del mese prossimo :-)