venerdì, dicembre 16, 2016

Immaginatevi la scena: non parlate una sola parola di tedesco e vi trovate in Germania, Berlino, con un bimbo di quasi 4 anni febbricitante. Detto così non sembra preoccupante, ma aggiungo qualche dettaglio... è venerdì mattina presto, sono passate meno di 6 ore dall'ultima tachipirina e soprattutto una settimana fa eravamo allo stesso punto. In mezzo qualche giorno di febbre in altalena e un giro a vuoto dalla pediatra che aveva concluso con un bel: questo bimbo non ha niente, volate tranquilli.
Noi abbiamo volato tranquilli martedì, mercoledì tutto bene e giovedì dopo pranzo ecco che torna la malefica a fare capolino sulla fronte della piccola iena. Abbiamo paracetamolo, ma non abbiamo il termometro e in fondo speriamo che il primo basti per contenere il danno. Venerdì mattina alle 7,30 esco per andare al supermercato a comprare un termometro, così, giusto per farmi del male. Non ce l'hanno e la farmacia apre solo alle 8,30, così torno a casa ad attendere. All'ora X mio marito esce in missione e io intanto cerco di parlare con la pediatra che, ovviamente, è in ferie. Parlo con la sostituita che mi liquida con una bella ricaduta e al limite vi sentite poi lunedì. Però una mamma certe cose se le sente: guardavo la iena e non la riconoscevo, la febbre in effetti sfiorava i 40 e il paracetamolo faceva quello che poteva. Allora ho chiesto a google: cosa fare in caso di influenza all'estero? Perchè è vero che la nostra tessera sanitaria ci permette di usufruire in europa bla bla bla, però poi alla resa dei conti come funziona? Se si fosse trattato di una vera emergenza pronto soccorso e via, ma così? E soprattutto: con gli orari tedeschi per cui venerdì dopo pranzo è già fine settimana come la mettiamo? Alla fine l'oracolo ha parlato e ho trovato un servizio di guardia medica operativo 24/7 con possibilità di visita domiciliare. Sul sito non si parla di bambini, ma magari potrebbe fare al caso nostro.
Tarda mattinata e il monolocale inizia ad essere troppo piccolo per tutti e quattro, così decido di uscire col piccolo guerriero e di andare ad esplorare il delizioso neighbourhood, come ce lo aveva dipinto il padrone di casa. In effetti è molto carino, mi imbatto in un mercatino natalizio ancora chiuso e lì in zona, eccolo, un ufficio del turismo deserto. Mi faccio coraggio e penso che magari loro mi sapranno aiutare: entro e spiego il mio problema, che il bimbo adesso è sotto controllo, ma se volessi farlo vedere da qualcuno come la mettiamo? L'impiegata cade un po' dal pero, però vedo che si attiva decisamente per darmi una mano. Le mostro il sito che avevo scovato e le chiedo se conosce quel tipo di servizio; lei vede un numero di telefono con prefisso della città e si propone di chiamare per me per chiedere informazioni. Vorrei scavalcare il bancone per baciarla, ma freno l'entusiasmo e cerco di spiegarle tutto quello che vorrei sapere, in primo luogo se parlano inglese. Dopo dieci minuti di grovigli di consonanti riattacca, mi sorride e mi dice che sono tutti molto gentili, che parlano inglese e tutto il resto che volevo sapere.
Torno verso casa, è da poco passata l'ora di pranzo e la febbre sale vertiginosamente, la piccola iena è uno straccio e io mi sento assolutamente inerme. Dico a mio marito che forse è meglio fare sta telefonata, così almeno ci leviamo il fastidio; non vi nascondo che per un attimo ho pensato avesse chissà quale cosa strana e che sarebbe stato da irresponsabili non preoccuparsene attivamente.
Dopo un paio di chiamate abbiamo l'appuntamento col dottore: sarebbe venuto in serata tra le 20 e le 21 e così è stato.
Appena ha messo gli occhi sulla gola di samu, armato di torcia del suo potente melafonino, ha detto "ahhh tonsillite akuta, antibiotico".
Io ho tirato un sospiro di sollievo e ho pensato "ecco, adesso che sappiamo di cosa si tratta magari riusciamo anche ad uscirne!", il doktor invece ha iniziato a compilare scartoffie e a fare conti. Prima per il dosaggio dell'antibiotico, poi per farci il totale della prestazione. Ci avevano già anticipato al telefono una cifra approssimativa, quello che però non ci avevano anticipato era che il dottore sarebbe stato così gentile da cercarci, con un paio di telefonate, una farmacia di turno che avesse disponibile quello che ci serviva e, non pago, ci avrebbe accompagnato mio marito in macchina. Insomma: 176 euri e qualcosa bene spesi.
Era venerdì sera e lunedì mattina la iena aveva ancora la febbre e si è svegliato vomitando, probabilmente anche a causa del nurofen che gli avevamo propinato come consigliato dal medico, con un dosaggio un po' esagerato e anche a stomaco vuoto. Sti dottori tedeschi. Martedì mattina, quando abbiamo impacchettato le nostre cose e salutato l'appartamento (l'unica cosa di Berlino che abbiamo visto bene e a lungo), la iena stava divinamente. Ma si sa, le vacanze coi bimbi sono sempre un terno al lotto e finora ci era sempre andata benissimo...

sabato, dicembre 10, 2016

Vi ricordate di quando vi scrivevo che fare progetti è un'attività sopravvalutata? Che, soprattutto quando si hanno dei figli piccoli, programmare qualcosa è praticamente impossibile? Figurarsi prenotare una vacanza con un paio di mesi di anticipo: quella sì che è una vera scommessa con la sfiga.
Inizi a capire che la sfiga sta anni luce avanti a te quando venerdì all'ora di pranzo ti squilla il cellulare, numero che non hai in rubrica, ma stranamente simile al tuo numero di casa. Buongiorno, è l'asilo della piccola iena, venga pure a riprendersela perchè ha 39 di febbre. Mentre lo riporti a casa vorresti solo piangere: la iena è praticamente indistruttibile, non si ammala mai, ma in questi quasi 4 anni ho capito che, quando succede, non si fa sconti a nessuno. E soprattutto si ammala sempre di cose misteriose e criptiche tipo 10 giorni di febbre in altalena senza altri sintomi, mezza giornata di vomitino poi basta, macchie che arrivano e spariscono nel giro di poche ore. La pediatra penserà che sono un'ipocondriaca visionaria, ma forse il problema è esattamente l'opposto. Comunque stavolta avevamo vinto la febbre in altalena che è andata avanti tutto il fine settimana e lunedì, quando ho portato la iena in ambulatorio, la dottoressa ha convenuto che non c'era niente che non andasse, di partire pure l'indomani per Berlino.
Ed eccoci qua: Berlino giorno 4, ore 14,45 tappati in appartamento con la iena febbricitante da ieri sera. La pediatra l'ho già chiamata stamattina, dice che è una ricaduta e di avere pazienza, di non stare a far vederlo qua se non peggiora. Avevo preso su scaramanticamente la tachipirina, ma ai ritmi a cui l'abbiamo fatta andare in questi giorni non ne resta moltissima: io ho comprato il paracetamolen in una farmacia tedesca, ma la iena non ha apprezzato e ci ha già intimato in un paio di occasioni che lei beve solo quella italiana. Sceglie il prodotto nostrano insomma... speriamo di non dover integrare con quella locale. Nel mentre, grazie ad una gentilissima addetta all'ufficio del turismo, mi sono anche fatta un'idea di come possiamo muoverci se dovessimo avere bisogno di un medico: pagando si intende ho trovato qualcuno che dovrebbe venire qui a casa anche di notte e nel fine settimana. Speriamo di non averne bisogno.
Berlino sembra anche carina, ma non ce la stiamo godendo proprio come avremmo voluto. Vorrà dire che ci torneremo un'altra volta. Magari col caldo. Ci sono però alcune cose che vorrei condividere con voi, spero di riuscire a scrivere un altro post sulla città.
Di informazioni turistiche sulla città, cosavederecosafaredoveandare, ne è piena la rete. Vorrei invece spendere due parole sull'impressione che mi ha fatto questa città, per quel poco che abbiamo potuto vedere in questi 2 giorni. Farò una sorta di elenco puntato per evitare di dimenticare per strada qualcosa: non sarà nè elegante nè poetico, ma sicuramente efficace.
  • Fiat lux: ok che siamo in inverno, ma qui il sole sorge alle 8 e tramonta poco prima delle 16, come recita google. Alle 16,30 ti viene già voglia di mettere il pigiama e alle 17 vorresti cenare piuttosto che fare merenda. Le giornate sono davvero cortissime e inizio un po' a soffrire questa cosa. I primi due giorni c'è stato un po' di sole, ma il suo arco nel cielo è così basso che in certe strade neanche arrivavi a vederlo. E niente, a me sta cosa mette un po' di tristezza.
  • E' Nataaaale anche qui: nelle altre città che avevo visitato in questo periodo dell'anno era impossibile non notare le luminarie natalizie. Penso a quelle spettacolari che ho visto a Londra, penso alle nostre bellissime luci d'artista e anche la mia Cesena non scherza. Qui invece le luci per strada sono davvero poche rispetto a quello che potrebbero essere; questa assenza viene però bilanciata dalle bellissime luminarie che praticamente tutte le case hanno ai balconi e alle finestre. Stelle di carta, candele di tutti i tipi montate su quadretti di legno, presepi rotanti e chi più ne ha più ne metta. Ogni balcone una festa.
  • Ubriachezza giovanile molto presto nel mattino: sul tram, sul treno, per strada, ovunque: qua tutti hanno sempre una bottiglia di birra in mano. E' impossibile non notarlo, così come, almeno per me, è impossibile non sentire il fiato delle persone che puzza di alcol a qualsiasi ora del giorno e della notte. Forse lo fanno anche per sopravvivvere al punto uno, però anche questa cosa mi ha messo parecchia tristezza. Ma tutta questa birra che scorre a fiumi gli ha anche fatto venire delle belle idee a sti tedeschi...
  • Vuoto a rendere, depositi e vuoto a perdere: il rebus della raccolta differenziata. In questi giorni ho dato sfogo a tutte le mie voglie più nascoste in fatto di separazione dei rifiuti. Ho anche chiesto a mio marito di spiare i cassonetti gialli nel cortile condominiale per capire cosa ci si poteva buttare dentro che non volevo fare brutta figura. In realtà le direttive locali non sono poi tanto diverse da quelle nostrane, eccetto per una cosa: le bottiglie di vetro e di plastica delle bevande. Al discount dietro casa un fardellino da 6 bottiglie da 0,5 litri di acqua con le bolle costa 0,65 euri+1,50 di deposito. Alla cassa si pagheranno quindi 2,15 euro in totale, ma basterà riconsegnare i vuoti nell'apposita macchinetta presente in ogni supermercato per ricevere uno scontrino del valore del deposito da spendere all'interno del negozio. Queste bottiglie sono dei vuoti a perdere per certi versi: il conferimento presso il punto vendita e il gioco del deposito favorisce semplicemente una migliore gestione della catena di riciclo della plastica. La cosa sconvolgente per me è stata scoprire che esistono davvero invece i vuoti a rendere di plastica, ossia bottiglie che vengono semplicemente lavate, nuovamente riempite ed etichettate, per poi tornare sugli scaffali. Per queste bottiglie c'è un'altra apposita macchinetta divoratrice che dispensa 0,15 euri per ogni vuoto conferito. Magia.
  • Inglese, questo sconosciuto: ora, non mi aspettavo di trovarmi ad Oxford, dove, tra l'altro, avrei dei seri problemi a farmi comprendere :-D però, trattandosi di una città comunque abbastanza turistica, pensavo che non avrei avuto difficoltà a farmi capire con il mio inglese scolastico. Il primo giorno sono caduta dal pero quando ho scoperto che qua, non so se per pigrizia, per orgoglio o proprio per non padronanza del mezzo (credo più le prime due), l'inglese lo parlano davvero in pochi. Oggi volevo chiedere una banalità ad una commessa di Primark in Alexanderplatz e, quando le ho formulato la domanda, ha iniziato a scuotere la testa e le mani e ha borbottato qualcosa del tipo che l'inglese non lo parlava. Le avevo chiesto se avevano anche dei leggins bianchi, una domanda che, di fronte allo scaffale dei leggins, avrebbe forse compreso anche samu.
  • Berlino è una piccola Torino: mi sta venendo la malattia dei miei suoceri, ossia paragonare il resto del mondo alla città sabauda per poi concludere che tutto il globo assomiglia al nostro cortile. Ieri ho passeggiato un po' per il nostro quartiere, Prenzlauer Berg, e non ho potuto non notare quanto assomigliasse per certi versi a san salvario. E, quando alla fine del mio giro sono finita qua dentro, complice anche le casette dell'ennesimo mercatino di Natale, non ho potuto non pensare al cortile del maglio. Insomma: quasi due ore di volo per restarmene a casa :-D sto proprio diventando vecchia.
Direi che al momento non mi viene in mente molto altro, nei prossimi giorni vorrei scrivere un post di pubblica utilità su come sopravvivere alla febbre di una piccola iena in un paese straniero e senza padronanza della lingua, ma con l'immensa fortuna di avere una carta di credito. Questo per dire che viaggiare coi figli piccoli si può fare, ma bisogna essere poi pronti a passare due giorni tappati in appartamento...