giovedì, luglio 30, 2015

L'ignaro pedone tranquillo passeggia
sul quel marciapiede sì largo e dipinto
di giallo e di rosso, con vernice sbiadita.
Tra una bici ed un'altra lui si destreggia,
il trillo dei campanelli ode indistinto,
"ecco la solita ciclista stordita".
Caro pedone, questa è la pista
pensata e creata per il ciclista;
per te il marciapiede, per me questa striscia
che liscia si trova tra strada e banchina,
senza un bidone nè una panchina.

domenica, luglio 26, 2015

L'avrete letto su tutti i giornali: con quest'afa meglio non uscire durante le ore più calde, bere tanto, mangiare frutta e verdura e passare un po' di tempo al fresco. Noi l'aria condizionata a casa non ce l'abbiamo e stare in casa con una piccola iena in queste giornate non è semplice: lui vorrebbe uscire con la bici e io vorrei solo buttarmi in qualche posto con una temperatura ambiente intorno ai 25/26 gradi e bere un litro di acqua ghiacciata e con le bolle.
Mercoledì mattina ho pensato di organizzare una gitarella e no, non siamo andati al solito centro commerciale come scrivono i famosi articoli di giornale coi consigli di sopravvivenza al caldo torrido. Armati di zainetto e di scimmietta siamo andati a visitare nientepopodimenoche il Museo Egizio.
Da quando aveva riaperto nel mese di aprire non eravamo ancora andati a vederlo, o meglio, io e mio marito non eravamo andati, mentre la piccola iena era andata a fare un'incursione un pomeriggio quando sono venuti qua una delle mie sorelle e mio cognato un paio di mesi fa.
Ovviamente delle collezioni del museo non potrò raccontarvi molto, diciamo che la visita con un bimbo di due anni e mezzo (con l'aggravante dello spannolinamento fresco) al seguito non permette di leggere neanche una didascalia, però volevo raccontarvi come ci eravamo organizzati e che impressione mi ha fatto.
Da poco (molto poco credo, perchè passo spesso in quella zona e non avevo ancora visto) hanno rimosso tutta la parte esterna del cantiere e adesso via accademia delle scienze sembra enorme e l'ingresso del museo fa davvero la sua porca figura. Se vi ricordate la pulciosa biglietteria sulla sinistra, con quei due tristissimi gabbiotti... dimenticatela.



Dal portone di ingresso si entra in un cortile interno e da lì si imbocca una scala mobile che porta al piano interrato dove c'è la biglietteria. Che, cavoli, sembra proprio una biglietteria da museo internescional con grandi spazi aperti, uno shop, qualche panchina e tanti sportelli. Il biglietto non esiste, vi consegnano infatti un braccialetto di carta che nasconde un RFID (tipo quello dell'antitaccheggio dei capi di abbigliamento di Decathlon, che sta nell'etichettona e va tagliato, pena far suonare l'antitaccheggio di qualsiasi negozio col vostro nuovo reggiseno feel beautiful, una storia vera) attraverso il quale la vostra visita al museo verrà tracciata e sapranno quanto vi siete fermati in una certa sala, quali sale avrete visto per più tempo e quali avrete visto di corsa, in compagnia di chi eravate e altri dettagli simili. Non pensate subito al grande fratello, è un studio che viene fatto in tutti i musei, di solito si utilizzano gruppi campione che vengono "seguiti", mentre così il campione analizzato è rappresentato da tutti i visitatori. La piccola iena si è subito innamorata del famoso braccialetto :-)
Insieme al finto biglietto vi consegnano anche un'utilissima videoguida, un'evoluzione dell'audioguida che permette anche di visualizzare cose; l'ho provata per curiosità di fronte ad una statua e penso che sia davvero un valido strumento per chi vuole farsi una bella visita alle collezioni del museo.
Accanto alla biglietteria è a disposizione un guardaroba a pagamento (1 €), dove però non abbiamo lasciato il nostro prezioso zainetto perchè conteneva diverse cose che volevo avere sempre dietro. La più importante di tutte era ovviamente il kit del piccolo piscione, ossia un telo in microfibra per tamponare eventuali emergenze, un paio di pantaloncini e di mutande asciutti, una sportina di plastica dove infilare le eventuali cose bagnate e l'oggetto per evitare che tutto questo succeda: il riduttore pieghevole per il WC.
La nostra prima tappa è stata ovviamente il bagno degli egiziani :-) e accanto alle biglietterie, cosa mai vista in un museo italiano, c'è il bagno per i bimbi! Ovviamente siamo andati lì, i WC mi sono sembrati della misura standard, ma i lavandini erano a due altezze diverse e, in quello più basso, la iena si è lavata le mani da sola!
Al piano interrato ci sono poche sale, le prime parlano proprio di come è nata una collezione egizia a Torino e quindi il museo.
La visita prosegue al secondo e al primo piano del palazzo, dove si arriva usando una serie infinita di scale mobili, per la gioia dei vostri bambini :-)
Dei reperti esposti non so dirvi granchè per i motivi di cui sopra, certo sono sparite le teche di legno millenarie con millemila oggetti stipati e i numerini di carta per fare posto a teche in vetro molto luminose, con pochi oggetti, ma sicuramente più valorizzati. So che ve lo stavate chiedendo: sì, le mummie dei gatti ci sono ancora e sono una delle due cose che sono rimaste impresse al mio bimbo, insieme ai "sandali rotti" presenti in molti corredi funerari. Vagli a spiegare che hanno 4000 anni!
Al termine del percorso consigliato si finisce al buio, come ha detto la iena: si entra infatti nello statuario già progettato da Dante Ferretti in occasione del restyling olimpico del museo. Molto bello e di impatto, sempre un piacere da rivedere.
E così la nostra visita è volta al termine e, dopo l'ennesima pausa pipì siamo usciti molto soddisfatti della nostra mattinata culturale.
Sul sito del museo trovate tutte le informazioni necessarie per la visita, orari di apertura, costi dei biglietti e tutto quello che vi può servire per organizzarvi.
Alla prossima giornata torrida non chiudetevi alle Gru, unitevi ai turisti italiani e stranieri che in queste giornate affollano la nostra città e andate a vedere qualche meraviglia torinese: cibo per la mente e per il cuore.

venerdì, luglio 24, 2015

Quando ho deciso di aprire questo blog avevo già in mente tutta una serie di argomenti dei quali avrei voluto parlare; ho scritto ormai qualcosa di un po' di tutto, ma mi sono tenuta un momento tranquillo (come questo) per iniziare una serie di post su un argomento di pubblica utilità che spero possa far piacere anche a voi lettori. Parlerò di rifiuti :-)
Qualche anno fa sono finita a fare degli incontri sul compostaggio domestico in alcuni piccoli comuni della Liguria; l'argomento per me non era dei più esaltanti, ma mi ero preparata una serie di slides, un bel discorsino da fare e, in alcuni casi, avevo anche la fortuna di avere una compostiera da giardino montata nella sala. Ci giocavo un po', facevo vedere come andava utilizzata e mi faceva sentire meno sola col microfono in mano.
La cosa divertente di tutti questi incontri è che, alla fine del mio intervento, le domande della gente non vertevano quasi mai sul compostaggio domestico, ma piuttosto sulla raccolta differenziata e sui rifiuti. E io dentro di me pensavo "ma se vi abbiamo appena mandato a casa del materiale fighissimo (l'ultima volta scritto e curato da me medesima!) sull'argomento, dove trovate scritte tutte le cose che mi state chiedendo e anche di più... perchè continuate a farmi queste domande?".
La risposta l'ho trovata col tempo, dopo aver discusso di queste cose con un sacco di persone, a partire dalla mia famiglia, le mie sorelle per arrivare ad amici e parenti (se ve lo state chiedendo sì, sono solita ammorbare chiunque con questa storia, spio le abitudini domestiche di tutte le case dove vado). E l'ho trovata in questo libricino col quale sto già stressando la piccola iena.


"Svelaci il segreto, bella fatina!"
Chiedono a gran voce Nello e Nina.
"Per prevenire l'inquinamento,
prova a cambiare ragionamento,
non sono rifiuti, ma materiali"
dice la fata in un battito d'ali.

Eccolo qua il nodo della questione, quello che non ci permette di capire dove buttare cosa e quello che di solito non si trova mai scritto su nessun opuscolo: cambiare punto di vista e accorgersi che tutto quello che entra in casa nostra (e di cui verosimilmente, prima o dopo, ci disferemo) è fatto sostanzialmente di carta, plastica, vetro, metallo, materia organica e poco altro.
E questo è il punto di partenza per iniziare a fare bene la raccolta differenziata.
Prima di parlare di raccolta differenziata, però, vorrei raccontarvi qualcosa in più sui rifiuti, su quello che possiamo fare per farne di meno. Perchè prima di riciclare bisogna ridurre e riutilizzare, due verbi che ormai sono passati di moda.
I post sull'argomento li potete recuperare tutti dal tag cloud qui di fianco, scegliendo "rifiutiamoci".

giovedì, luglio 23, 2015

Nell'estate del 2012, proprio nei primi mesi di gravidanza, io e mio marito andammo ad un concerto degli Afterhours a Collegno, durante il festival Colonia Sonora che per tante estati ci aveva allietati con cartelloni sempre interessanti.
Verso la fine del concerto ho dovuto cercare una sedia perchè non potevo stare in piedi un minuto di più, erano proprio le settimane in cui ero sempre perennemente stanca, ma volevo assolutamente esserci. Io e mio marito ci guardavamo intorno e pensavamo "chissà se l'anno prossimo saremo qua con la nostra piccola iena?" e mentre facevamo questi pensieri ci accorgevamo che intorno a noi c'erano tante famiglie con bambini più o meno piccoli e lì ci siamo detti che, se lo facevano loro, l'avremmo fatto anche noi.
Il mio primo concerto me lo ricordo benissimo, facevo la quinta ginnasio e i Blur vennero a suonare nella mia città, fu un'esperienza meravigliosa, rimasi su un altro pianeta per giorni.
Il primo concerto della piccola iena... bè se includiamo quelli dentro la pancia direi Samuele Bersani al Teatro Colosseo, ancora neanche sospettavo che ci fosse, ma piccolo come una capocchia di spillo era già lì. La sua prima volta fuori dalla pancia invece Persiana Jones a Oglianico, ce l'avevo nel nostro fidatissimo Boba (volevo mettere un link all'immagine, poi ho pensato a questo post della mia amica Marica, che racconta da dove arriva il mio Boba) e ci siamo divertiti molto. Da allora di concerti ne ha sentiti diversi e soprattutto ha coltivato una passione morbosa per chitarre, palco, basso, luci, prove e quant'altro, peggiorata ulteriormente dopo la settimana passata a Senigallia circondati da palchi, prove, luci, chitarre, musica, microfoni, cuffie.
Venerdì 10 luglio allora siamo tornati sul luogo del delitto, parco della Certosa, Collegno per il concerto di Max Gazzè in occasione del Flowers Festival. Ci siamo molto divertiti, soprattutto la piccola iena che, dopo le prime due canzoni passate in estasi mistica ripetendo "basso, chitarra, luci, palco, casse", è partito correndo intorno a me e mio marito, ballando e ridendo finchè non è crollato stremato, godendosi la seconda parte del concerto comodamente steso sul passeggino.
Io e mio marito ci siamo potuti godere lo spettacolo, finalmente. L'altra volta che saremmo voluti andare ad un concerto di Max Gazzè è stato diversi anni fa: venne all'Hiroshima e io l'avevo convinto che sarebbe bastato presentarsi lì la sera per riuscire ad entrare. Errore. Non vendevano più biglietti, sold out :-O
Questa volta ce l'abbiamo fatta, è stato bello come me l'ero immaginato e ha fatto tutte le mie canzoni preferite. E poterlo vedere a sedere su un prato accanto a mio marito e alla nostra piccola iena è stato speciale, come dice sempre lui quando usciamo tutti insieme "babbo, mamma, samu".

lunedì, luglio 13, 2015

Lo ammetto, sono golosa. Ma non di tante cose. Ad esempio, detesto la panna montata e i dolci al caffè e al liquore in generale (e se avete letto il mio post di presentazione capirete perchè).
Però adoro il gelato, in quasi tutte le sue forme e questa mio appetito negli ultimi anni è stato ampiamente appagato dal fiorire di ottime gelaterie ad ogni angolo. Non starò qui a fare nomi, ma direi che se oggi volete mangiarvi un buon gelato, per lo meno qui a Torino, avete solo l'imbarazzo della scelta. Se ho voglia di un gelato alla frutta buono posso andare là, se voglio il cioccolato scurissimo lo fanno buono di qua, insomma grandissima scelta ovunque.
L'idea di scrivere questo post però nasce sempre durante la nostra vacanzina al mare: nelle nostre precedenti visite a Senigallia siamo sempre andati in una certa gelatiera alla quale quest'anno, per motivi logistici, non ci siamo mai avvicinati, quindi ce ne siamo cercati un'altra. Lungo la strada che percorrevamo a piedi dal nostro appartamento al centro siamo passati davanti a questa gelateria mai vista prima, ambiente molto minimal, sempre affollata. E in base all'equazione tanta gente=gelato buono ci abbiamo provato.
Il gelato era buono e non posso dire il contrario, ma non ci siamo più tornati per tutta una serie di motivi che andrò ad elencare qui sotto:
1) Il cioccolato fondente non era amaro ed immangiabile come piace alla sottoscritta
2)lo zabaione al varnelli non sapeva di gnente e soprattutto non aveva niente dello zabaione per cui mi sto ancora chiedendo perchè l'avessero chiamato così, quando già dal colore risultava abbastanza evidente che le uova non le avesse viste proprio da vicino
3) se scrivi "con fave di cacao" non mi aspetto di trovarci le gocce di cioccolato fondente che si mettono nella stracciatella. E chi ha assaggiato i biscotti di Libera Terra con marmellata di arance e fave di cacao sa di cosa sto parlando
4) sarei passata sopra a tutte queste cose perchè, ripeto, il gelato non era male, se mi fosse stato venduto come gelato e non come un'esperienza mistica. La commessa era insopportabile, ogni gusto doveva essere una roba stratosferica contenente presidi slow food, ingredienti bio e similari. Se il gelato contiene ingredienti di qualità e buoni posso dirlo solo assaggiandolo, senza bisogno di leggermi il nome di un gusto lungo 4 righe con l'elenco di tutte le prelibatezze che dovrebbe contenere.
5) ma soprattutto se ti chiedo se mi puoi fare una coppetta per il bimbo con un gusto solo e mi dici di sì perchè oltre alla fragola ci hai voluto mettere quasi per forza un po' di sto fiore di alpeggio o cosa accidenti era ("una spanna sopra il fiordilatte" per la precisione)? Era solo per convincermi che era giusto farmela pagare esattamente come il cono che abbiamo preso anche io e mio marito? Ma lo sai che anche la blasonatissima catena di gelaterie che inizia con la G e finisce con la OM e senza la quale tu probabilmente a quest'ora saresti a vendere l'ennesimo gelato gusto puffo fa delle coppette alla cifra di euro 1,2 per le piccole iene?
E comunque nel dubbio, sempre meglio il cornetto col cuore di panna che un gelato che non ispira fiducia: quello almeno sai che è industriale e sarà sempre uguale a sè stesso, a Torino, a Senigallia o chissà dove.
E buon gelato a tutti.

martedì, luglio 07, 2015

No, la frase dell'oggetto non è mia e potreste averla sentita in diversi posti. Io in particolare la ricordo nel discorso del diploma che Haley scrive e legge per metà nella 4a stagione di One Tree Hill, uno dei miei telefilm preferiti di sempre.
La frase mi è tornata in mente prima, mentre addormentavo la piccola iena e pensavo a cosa scrivere nel biglietto che ho comprato per accompagnare il regalo di laurea per una delle mie sorelle, che proprio stamattina si è potuta mettere sulla testa la corona di alloro.

Now is the time for us to shine. A time when our dreams are within reach and possibilities vast. Now is the time for all of us to become the people we’ve always dreamed of being. This is your world, you’re here. You matter. The world is waiting

Mi sarebbe piaciuto scriverle questo nel biglietto, poi però ho cambiato idea. Mia sorella ha quasi 27 anni e questa laurea fuoricorso è stata per lei un lungo percorso prima di tutto personale. In questi anni ha fatto un sacco di cose, ha dedicato molto del suo tempo agli scout, a vari lavoretti, agli amici e ad alcuni uomini che non sono mai stati all'altezza delle sue aspettative (e, fidatevi, non si trattava di niente di particolare) e ultimamente allo sport, il rugby. E' giusto dirle, quindi, adesso che il mondo la sta aspettando? Che è questo il tempo per diventare la persona che ha sempre sognato di essere, ammesso che abbia mai avuto un'idea chiara della donna che vuole essere?
Secondo me no.
E' retorica buona per il discorso del diploma in un telefilm americano del decennio scorso, ma non funziona per mia sorella.
A lei voglio augurare che questa laurea la aiuti prima di tutto ad essere più serena e meno esigente con se stessa. Le auguro che il fatto di avercela fatta e di aver preso il massimo che potesse raggiungere con il suo punteggio di partenza, pur avendo avuto qualche diverbio con la sua relatrice, la aiuti a capire che non è meno capace, meno intelligente, meno brillante di altri come lei crede. Lei è brava e capace, ma non sa di esserlo; è troppo impegnata a pensare a tutte le cose che in questi anni non sono andate come avrebbe voluto lei per vedere quello che è e che ha.
Le auguro di iniziare a riempire le sue giornate con un lavoro, un lavoro che le permetta di staccare dalla vita di famiglia che inizia a starle giustamente stretta e spiccare il grande volo. E le auguro tutte le cose belle che si merita e che arriveranno, arrivano quando una persona è nello stato giusto per saperle cogliere.
Ecco cosa scriverò sul biglietto che accompagnerà il suo regalo, un kit di cose che spero le serviranno presto per arredare la sua nuova vita da grande. Da grande e laureata.
Auguri Cami, di cuore, da parte mia, di mauri e di samu
Oggi sono andata al centro commerciale insieme a una delle mie sorelle e senza la piccola iena. Posso dire che in 2 anni e mezzo è stata la prima uscita per shopping senza il mio mazzapegolo del cuore (ma in compagnia di qualche adulto) e devo dire che è stato davvero divertente e magari lo riuscirò a fare ancora.
Cosa ho portato a casa? Semplice: ovviamente vestiti per la iena, un regalo per mio babbo che proprio oggi (vista l'ora) festeggia il compleanno. Poi dovevo andare al supermercato a prendere due cose due su commissione di mia mamma, l'operazione doveva durare pochi secondi quando mi sono imbattuta in una montagna di scarpe in super offerta. Ne avevo bisogno? Certo che no? Sono riuscita a resistere? Certo che no. Così, dopo una lunga attesa alla cassa causa smarrimento del cappero di codice delle cavolo di scarpe di cui sopra ecco cosa mi sono portata a casa (la foto l'ho cortesemente scippata da ebay.co.uk)


Cheddddite? Sono troppo vecchia per mettermi nei piedi sta roba? Forse avete anche ragione, ma erano troppo belle per lasciarle lì.
E soprattutto... non avevo ancora un paio di Vans authentic nella mia collezione di sneakers '_'
Non vedo l'ora che la temperatura scenda sotto valori umani per poterle indossare, adesso come adesso più che un paio di infradito non riesco a mettere nei piedi.

domenica, luglio 05, 2015

La foto l'ho fatta io stavolta

L'auto a Torino la fa da padrona,
pedoni e ciclisti sono in minoranza;
uscire su due ruote, si sa, non perdona
tra ciclabili e strade è tutta una danza.
Al mare, ahimè, non va tanto meglio,
tra turisti e locali non ci sono sorrisi:
la bici e il pedone si stringon sul ciglio:
"l'auto lì in mezzo son io che la misi"!