lunedì, marzo 27, 2017

Ebbene sì, i pantaloncini neri non erano l'unico scheletro che tenevo nascosto nell'armadio.
In garage, in una scatola dentro un armadio, avevo infilato un paio di jeans meltin pot taglia 31 acquistati in super saldo (hanno ancora il cartellino, 10 euri) in un negozio che chiudeva. Correva l'anno 2000, forse 2001. Mi ero innamorata del modello e del disegno, ma proprio non si chiudevano; all'epoca probabilmente sarei entrata in una 33 e da lì le cose sono andate solo peggiorando. Però quei jeans erano davvero bellissimi e non ho mai avuto il cuore di disfarmene. Alla fine della scorsa estate, mentre cercavo una cosa in garage, sono saltati fuori e ho deciso di portarli in casa; me li ricordavo e sapevo esattamente dove fossero, ma ormai li pensavo una battaglia persa. Ancora non si chiudevano, ma ho deciso di tenerli in camera da letto e di usarli come metro di misura per i miei progressi, qualora ce ne fossero stati.
Non sto più vedendo la dietista, sto più o meno continuando con la tabella di marcia che ci eravamo date, anche se, lo ammetto, mi sto rovinando di dolci: da quando è nato il piccolo guerriero mangerei solo torte. Cerco poi di metterci una pezza ai pasti, ma dovrei davvero impegnarmi di più per frenare le mie voglie zuccherose.
Insomma che l'altro giorno li ho ripresi in mano, il mio peso è stabile ormai da diversi mesi e questa volta si chiudevano. Adesso bisognerà cucire un orlo e sfoggiarli nel loro meraviglioso taglio anni 90. Con 20 anni di ritardo.
Eccoli qua, e chi lo sapeva di custodire un tesoretto in garage: li vendono al triplo di quello che li pagai :-)

martedì, marzo 14, 2017

Dieci giorni è il tempo medio che abbiamo passato da novembre ad oggi tra un malanno e l'altro della piccola iena. Non vi faccio l'elenco di tutte le belle iniziative alle quali abbiamo dovuto rinunciare o quelle che non ci siamo goduti a dovere per strascichi del malanno in guarigione o primi sintomi del successivo perchè altrimenti mi sale la depressione.
Dieci giorni vorrei che fosse anche l'intervallo di tempo tra un mio post e l'altro, mentre l'ultimo risale ormai ad un mese fa. E non ne vado fiera. Ne ho uno nelle bozze da due settimane ormai, tra un po' vedrà la luce, me lo sento.
Dieci giorni è quella terra di mezzo, non è una settimana, ma neanche due, è il tempo che ti piace indicare quando manca poco, ma non pochissimo a qualcosa che ti piace. Sembra un tempo lungo, ma non lo è affatto, ti sembra un'eternità e invece passa in un attimo.
Dieci giorni è il tempo che ci ha messo il mio tatuaggio a guarire, a diventare un tutt'uno col mio polso sinistro, da ora e per sempre.
Dieci giorni è quel tempo che puoi moltiplicare per 3 per ottenere la giacenza media di un'incombenza qui in casa: ho ancora lì la busta che mi hanno mandato per raccogliere e spedire campioni biologici (niente di schifoso, solo un po' di saliva) miei e del piccolo guerriero per un progetto volontario legato alla salute della mamma e del bimbo in gravidanza e nei primi anni di vita. Ho già ricevuto due mail minatorie, entro venerdì devo devo devo spedire tutto quanto.
Dieci giorni, bè, dieci giorni non li abbiamo avuti a disposizione un anno fa per metabolizzare quello che stava succedendo. E a volte forse è meglio così.