giovedì, ottobre 17, 2019

La scuola è iniziata, abbiamo ingranato per bene la nuova routine e ormai la iena e il guerriero li rivedo solo dopo le 16,30. In questa inedita finestra di tempo per me sto cercando di inserire qualche lavoretto casalingo, passeggiate (godendomi gli ultimi raggi di sole prima del grande freddo) e pensieri su quello che sarà. Questa mattina mi sono liberata di un po' di cose che da troppo tempo erano parcheggiate nel mio armadio senza che le utilizzassi realmente e adesso mi era proprio venuta voglia di scrivere qualcosa: ho realizzato che non ho scritto una sola parola sulle nostre vacanze estive, vedrò di rimediare.
Quando andavo in vacanza col programmatore avevo sempre nello zaino un quaderno: era il nostro diario delle vacanze e annotavamo tutto, attaccando anche biglietti, scontrini e scemate varie. Se vi dovessi raccontare qualcosa dei nostri 10 giorni a New York ormai 10 anni fa saprei dirvi per filo e per segno ogni giorno dove eravamo e cosa facevamo. Da quando ci muoviamo coi bimbi non lo facciamo più: magari quando saranno un po' più grandi ci faremo aiutare da loro e lo rifaremo, certo è una cosa alla quale bisogna dedicare del tempo, ma credo che resti un bel ricordo, oltre alle mille foto scattate. E fortuna che ci sono quelle, perché da quando non abbiamo più il quaderno delle vacanze ne ho bisogno per capire come fossero organizzate le nostre giornate, sto proprio invecchiando.
La settimana a cavallo di Ferragosto abbiamo tentato la sorte e siamo tornati a Berlino: l'altra volta che ci avevamo provato non era andata benissimo- se ricordate.
Le premesse non erano delle migliori neanche stavolta: all'arrivo in appartamento la iena aveva gli occhi da triglia e 37,5 e di febbre, ma forse era solo stanca perché, fortunatamente, la settimana è andata via liscia come l'olio.
Scorrendo le foto mi fermo a guardare questo scatto assurdo: la iena e il guerriero con felpa e pile, pantaloni arrotolati al ginocchio, scalzi accanto ad una fontana e i piedi a mollo nella sabbia bagnata. Faceva freschino, erano ormai le 19 e me li vedevo già ammalati il giorno dopo, cosa che fortunatamente non successe. Ma come eravamo finiti lì?
Un pomeriggio ho trascinato la famiglia in un quartiere inesplorato perché volevo andare a mettere il naso in questo negozio e, insieme ad una bellissima borsa, mi sono portata a casa diverse riflessioni. Appena arriviamo sul posto penso subito che la strada del negozio di borse sia un bel posto dove abitare: ci sono un negozio di giocattoli bellissimo, un mega giardinetto con tutti i comfort del caso, una gelateria niente male e tanti alberi. Ah e ovviamente bambini in bicicletta ovunque.
Il piano d'attacco è il seguente: il programmatore porta le creature nella buca di sabbia del giardinetto e io mi studio le borse: si parte!
Entro nel negozio e osservo quello che avevo solo visto sul sito web: le borse sono davvero belle e quella montagna di patte per personalizzarle le rende ai miei occhi ancora più belle. Il colore che piacerebbe a me non c'è, mi butto quindi su un grigio scuro sempre attuale e arriva il momento tragico della scelta della copertura. Tinta unita, fantasia, tessuto, plastica, con taschina, con stampa: troppe per sceglierne una sola. Mentre le studio sulla parete una ad una scorgo quella che potrebbe essere la Mia con la M maiuscola: su una patta è stampata la foto di una montagna di cavi e isolanti dell'alta tensione, probabilmente un deposito di RAEE. Da lontano sembra quasi una composizione artistica, ma osservando la scena appare evidente che si tratti di rifiuti.
Chiacchiero un po' in inglese con la commessa e le spiego che non posso non scegliere quella, non tanto per i colori, ma per il soggetto e le racconto che in passato mi sono spesso occupata di rifiuti sotto diversi aspetti. La cosa la incuriosisce e così iniziamo uno scambio che mi ha davvero fatto un certo effetto. Non so nulla della gestione dei rifiuti nè in Germania nè- nel dettaglio- a Berlino, eccezione fatta per le modalità di raccolta che sono in uso in città e che ho dovuto imparare per buttare l'immondizia che abbiamo generato nel corso della nostra permanenza. Raccolgono secco, organico, multimateriale leggero e poi hanno cassonetti diversi per vetro marrone, verde e trasparente. Vetro e plastica, in realtà, sono in larga parte vuoti a rendere: al supermercato si trova sempre una macchina mangiabottiglie che restituisce uno scontrino con un credito da riscuotere o scalare dalla spesa. Ai nostri occhi questo appare come un sistema perfettamente rodato, funzionante e funzionale, tanto che è pensiero comune che si tratti di eccellenze inarrivabili, un sistema virtuoso al quale aspirare.
Sapete cosa mi ha detto la commessa del negozio di borse? La stessa identica cosa che mi sentivo ripetere da tutti quelli che venivano agli incontri sul territorio quando ero in tour a parlare di raccolta differenziata: ma tanto poi buttano tutto insieme, chissà. La cosa ovviamente mi ha strappato un sorriso e le ho detto che noi siamo soliti pensare che lì viga un sistema sicuramente migliore del nostro. La sua affermazione era la stessa che ho sentito dire di qua dalle Alpi infinite volte e mi ha fatto davvero pensare che tutto il mondo è paese, anche lì, su quella strada affacciata su un mega giardinetto popolato da bambini in bicicletta sorridenti che mi sembrava così diverso dal giardinetto dello scivolo tubo dietro casa nostra.