lunedì, agosto 24, 2015

Guarda il sole sta sorgendo, la frontiera è laggiù

La prima volta che vidi Barcellona fu sul libro di storia dell'arte, in terza liceo. Fu amore a prima vista con le follie colorate e strambe di Gaudì, era il 2000 e non potevo immaginare che di lì a poco avrei avuto la fortuna di andare a vederle dal vivo.
Essendo noi una famiglia alquanto numerosa ed essendo mio babbo sempre impegnato per lavoro non abbiamo mai viaggiato tantissimo. Andavamo al mare a Lido di Savio, ma mio babbo stava con noi solo nel fine settimana e poco altro; siamo andati per un paio di estati in un agriturismo vicino a Bolzano, per Pasqua magari stavamo via qualche giorno, ma niente di più. Potete quindi immaginare la sorpresa quando, nell'estate del 2000, i miei vennero a prendermi ad un campo scout e mi dissero che di lì a due giorni saremmo partiti per Parigi :-O Il viaggio in macchina fu abbastanza pesante, però fu il primo viaggio con la V maiuscola che facemmo tutti insieme: io avevo appena preso la patente e la mia sorella più piccola aveva appena compiuto 5 anni. Questo per dare un'idea dell'assortimento. Fu una bella vacanza che ricordo con molto affetto, visitammo anche Disneyland, realizzando uno dei sogni che coltivavo dal 1992, quando aprì.
L'esperienza si rivelò di un successo tale che l'estate dopo decidemmo di replicare e la meta sulla quale ricadde la scelta fu proprio Barcellona: i miei genitori non ci erano mai stati e io avevo ammorbato sufficientemente mia mamma con le foto del mio libro di storia dell'arte.
Il viaggio lo ricordo ancora, mio babbo aveva smesso di fumare da un paio di settimane ed era oggettivamente un'altra persona, partimmo in piena notte, io ero tornata da meno di un'ora da una cena coi miei ex compagni di scuola. Mi ha tenuta sveglia tutto il viaggio con la scusa della cartina, quando fino alla frontiera francese (almeno) sapevo non avrebbe avuto bisogno di nessun aiutino. Alla sera del primo giorno ero fuori di me, stanca morta e innervosita da tutte le sue nuove uscite: mia mamma mi chiedeva di avere pazienza, io l'avrei strozzato. Andammo a visitare la Sagrada Familia, salimmo sulle torri della facciata, facemmo foto. Passeggiammo sulla rambla, mi arrabbiai con le mie sorelle che volevano andare al mare, così, mentre loro vivevano Barceloneta, io visitai il museo Picasso con mia mamma. Della casa Batllò che tanto desideravo vidi soltanto la facciata l'ultima sera di vacanza, dopo aver piantato una delle mie questioni di principio: eravamo lì e non potevamo non vederla.
Quello fu l'ultimo viaggio con la V maiuscola che facemmo tutti insieme, troppo difficile mettere tutte d'accordo, troppo complicata la convivenza con tante esigenze diverse.
A Barcellona ci tornai con mio marito nel 2006 e scoprì un'altra città. Una città che si muove continuamente, da girare a piedi col naso per aria e non in macchina (quella volta coi miei è stato più il tempo passato in auto di quello a passeggio), mi ricordo che chiamai mia mamma e le dissi "mamma, non sembra nemmeno la stessa città". Tornammo altre due volte a breve distanza, di cui una, inconsapevolmente, in occasione della festa di Sant Jordi.
Erano sei anni che non ci tornavamo e quest'estate l'abbiamo scelta come meta delle nostre vacanze con la iena. Una sera avrei potuto fare la stessa telefonata alla mamma "mamma, non sembra nemmeno la stessa città".
L'ho trovata strapiena di gente, e sì che l'ho sempre vista in agosto... ma stavolta davvero stavo per esplodere, non ci si muoveva da nessuna parte, abbiamo fatto code ovunque e dove ti giravi ti giravi c'erano turisti. Tanti turisti. Forse pure troppi. Ogni 20 metri c'era un venditore di selfie stick: ho detto a mio marito che saremmo stati gli unici turisti a tornare a casa senza il maledetto bastone. C'era gente che mangiava ovunque e a tutte le ore: so che è così in tutte le città turistiche, ma qui ci sono intere strade, piazze con locali che si susseguono ad un ritmo spaventoso, con camerieri che fanno da buttadentro e ti mettono il menù in mano mentre passeggi col naso per aria e in fondo solo le 16 e non hai nessuna intenzione di mangiarti una paella de marisco.
Questa volta, cara Barcellona, ti sei fatta un po' odiare, coi tuoi milioni di negozi di magliette del FCB, coi tuoi venditori di qualsiasi cosa, con le bici date a noleggio a turisti che non hanno mai usato una bici in vita loro, per non parlare di bighe elettriche, monopattini motorizzati e altre mille diavolerie che sfrecciano sui marciapiedi incuranti delle regole della strada e del buonsenso. Mi hai delusa, cara Barcellona, perchè se arrivo alle 11 a.m. alla Sagrada Familia pensando di entrare a visitare la sola chiesa, senza salire da nessuna parte, non puoi dirmi che per quel giorno i biglietti sono esauriti. E 15 euro per visitare un cantiere non ti sembrano un po' tantini? Soprattutto perchè nel 2006, quadernetto dell'epoca alla mano, entrare costava zero e con 2 euro si pagava l'ascensore per salire sulla facciata! Parlando di aumenti: in 9 anni il T10 per la corriera Sitges-Barcellona è cresciuto di quasi 10 euro, lo zoo, usando sia allora che oggi lo stesso coupon trovato al campeggio, da 2,9 euro a 15 euro circa, l'acquario da 15 a 20 euro e potrei andare avanti così.
Insomma, più che una città ho trovato un tritacarne per turisti; un bel tritacarne, per carità, perchè certi scorci, certe case, le strade, il cielo, bè quello vale sicuramente il viaggio. Però così non sono riuscita ad apprezzarlo davvero fino in fondo, come le altre volte.
Mi consolo immaginandola di nuovo così, come la raccontano i Persiana Jones
Nono, non vi lascerò con questo pessimo ricordo della città... presto altri post con le cose belle :-)

1 commenti:

Marica
sabato, novembre 14, 2015

Che buffo, nel 2000 mentre in terza liceo scoprivi Barcellona io al secondo anno di università conoscevo Michele....
E poi ad aprile 2006 anche io sono andata a Barcellona, connle amiche :-)
Ma per me e' stata l'unica volta.

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