lunedì, gennaio 24, 2022

Practice makes perfect


Ormai 15 anni fa io e il programmatore abbiamo deciso di iscriverci ad una scuola di nuoto nella piscina comunale vicino a casa; come le cose siano cambiate da allora, tra figli, covid e piscina più chiusa che aperta, non starò qui a spiegare, ma vorrei raccontarvi una cosa. Il primo anno avevamo un istruttore che si chiamava Stefano, negli anni successivi invece c'è sempre stata una ragazza di nome Daniela, che, posso dire, mi abbia insegnato per davvero a nuotare e anche ad alzare sempre un po' l'asticella, proponendomi cose che mai avrei pensato di poter fare. E invece. Arrivava a bordo vasca con un quadernetto sul quale si era già annotata tutto il programma previsto per la lezione e io mi presentavo in acqua pensando "chissà come ci sfinirà stasera?". A volte capitava che si facesse trovare in costume e cuffia e se ne uscisse con "oggi nuoto con voi" e già sapevamo che sarebbe finita male, molto male: "cercate di starmi dietro" e poi si partiva. Se ci penso ancora adesso mi manca il fiato come 10 anni fa :-)

Tutto questo preambolo perchè due settimane fa sono andata al cinema a vedere il documentario sulla preparazione verso Tokyo di Federica Pellegrini e la scorsa settimana l'ho rivisto su prime video col programmatore. In un'intervista Matteo Giunta, suo allenatore e compagno di vita, dice come all'inizio della loro collaborazione professionale nel 2012 nessuno gli avesse dato credito, non aveva mai allenato atleti di quel calibro ed era molto giovane.

Pensavo allora a quel momento in cui l'allenatore si ritrova a dover lavorare con un atleta più forte di lui: Daniela l'ho sempre vista come innarrivabile per i miei standard, ma chissà come deve essere trovarsi ad annotare sul taccuino il programma di allenamento per un nuotatore che sai essere molto più bravo di te, come avere un piano per migliorare ulteriormente le prestazioni di qualcuno che è già oltre le tue possibilità, come capire quale direzione prendere, su cosa lavorare. Per tornare invece al documentario, appare chiaro come gli allenatori che nel corso di questi 20 anni abbiano seguito la Pellegrini ne abbiano anche cambiato le prestazioni, nel bene e a volte anche nel male (il periodo di Lucas, forse il meno brillante della sua carriera, non viene minimamente affrontato nel corso dei 90 minuti): da grandi poteri derivano grandi responsabilità.

Credo però che quella di allenare un atleta migliore di te sia una bella sfida a livello professionale: è un po' quello che spero anche io per i miei figli e penso che sotto sotto sia il desiderio di ogni genitore. Mi piace pensare che un giorno i miei figli impareranno cose che io non conosco e diventino bravi a farle, sicuramente più bravi di me. Già ora che sono ancora relativamente piccoli li vedo molto più capaci di me nel fare tutta una serie di cose, ma so che questo sarà solo l'inizio. Verrà un giorno in cui non sarò più io a fargli vedere come ci si allacciano le scarpe, ma saranno loro a spiegarmi come funziona qualche ultimo trovato della tecnologia. Non sarò triste, ma felice perché avrò raggiunto il mio scopo: loro nuoteranno da soli e andranno più veloci di me, avranno più resistenza e una tecnica  migliore della mia. Mi ricorderò da dove siamo partiti insieme e sarà bello scoprire giorno dopo giorno quanto lontano potranno ancora andare.

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