La nostra vita nuova
Tant* blogger che seguo scrivono post per i compleanni dei figli e noto la stessa tendenza anche su facebook, che ho iniziato a frequentare da qualche settimana per seguire un gruppo segreto (o nascosto o privato o come cavolo si chiama) e sulla cui fenomenologia forse un giorno scriverò qualcosa.
Io non voglio scrivere un post sul compleanno della piccola iena, che sarà domani, ma un post per ricordare oggi 4 anni fa: l'ultimo giorno in cui siamo stati soli in questa piccola casetta.
Mi sono svegliata al mattino con la consapevolezza che eravamo arrivati al traguardo: d'altra parte eravamo già alla 41a settimana di gravidanza e il giorno successivo sarei comunque dovuta andare in ospedale a fare il primo monitoraggio di controllo. Ho mangiato qualcosa e ho detto a mio marito di non andare al lavoro perchè nel corso della giornata saremmo dovuti andare in ospedale; in casa si respirava un'aria strana, un misto di agitazione per quello che stava succedendo, paura di quello che sarebbe stato ed eccitazione perchè finalmente dopo 9 mesi avremmo visto la nostra piccola iena. Io mi sono stesa sul divano col mio tablet e ho giocato a ruzzle tutta la mattina, supportata da mio marito che, in quanto ingegnere e parte razionale della coppia, aveva nell'ordine deciso che:
- era necessario preparare un foglio di excel per monitorare gli intervalli tra una contrazione e l'altra
- era il momento buono per stirare la montagna di panni che avevamo accumulato nel cesto perchè "chissà quando avremo tempo per rifarlo".
In quest'ultima affermazione, in realtà, l'ingegnere è stato anche profetico perchè, da allora, non abbiamo più stirato nulla, giusto le camicie. Continuando a vivere felici, tra l'altro.
La mattinata quindi è trascorsa tutta così, mi sono riposata e rilassata in attesa del momento. Abbiamo pranzato (ricordo ancora: straccetti di manzo col radicchio) e le contrazioni iniziavano a farsi sempre più forti e regolari. Pensavo. E anche il foglio di excel in effetti non mentiva.
Verso le 15,30 erano regolari ogni 5 minuti, non fortissime, però mi sembravano martellare bene, quindi ho detto "programmatore, si va". Avevo un paio di pantaloni della tuta di ciniglia dell'adidas, li avevo comprati a new york nel 2008: li ho poi macchiati di candeggina mentre pulivo la finestra della nostra camera da letto e li ho buttati. Non ho rimpianti, tanto adesso non mi andrebbero più bene :-) Non ricordo proprio invece cosa indossassi sopra. E non ricordo neanche cosa indossava mio marito, però ci ricordo esattamente entrambi sulla porta di casa con la mia borsa ikea blu e arancione e l'agenda di gravidanza in mano. Ci siamo guardati, abbiamo guardato la nostra casetta vuota e ci siamo detti che la volta successiva ci saremmo entrati in tre. E così fu.
Questo è stato l'ultimo giorno della nostra vita di prima: poche ore dopo, all'una di notte, siamo diventati mamma e babbo e la piccola iena ha portato tanto nelle nostre vite, talmente tanto che, se ripenso a quella che ero, non riesco a non chiedermi di cosa riempissi le mie giornate e le mie nottate. E sì che all'epoca lavoravo fuori Torino e stavo fuori casa 12 ore al giorno a conti fatti.
Non ho rimpianti, così come per quei pantaloni: la mia vita di prima era bella, ma non quanto questa qui. Diversa, profondamente diversa, ma non altrettanto piena. Facevo più cose: più cinema, più teatro, più musei, più vacanze, più sonno. Adesso è tutto meno: meno uscite, meno sonno, meno vacanze, meno tempo per me, meno piscina, però quante soddisfazioni, quante risate, quanta gioia nel non vedere più questa casa vuota e silenziosa.
Quattro anni fa abbiamo salutato definitivamente quella coppia che eravamo e siamo finalmente diventati una Famiglia; eravamo felici, ma non sapevamo che saremmo potuti esserlo molto di più.
Io non voglio scrivere un post sul compleanno della piccola iena, che sarà domani, ma un post per ricordare oggi 4 anni fa: l'ultimo giorno in cui siamo stati soli in questa piccola casetta.
Mi sono svegliata al mattino con la consapevolezza che eravamo arrivati al traguardo: d'altra parte eravamo già alla 41a settimana di gravidanza e il giorno successivo sarei comunque dovuta andare in ospedale a fare il primo monitoraggio di controllo. Ho mangiato qualcosa e ho detto a mio marito di non andare al lavoro perchè nel corso della giornata saremmo dovuti andare in ospedale; in casa si respirava un'aria strana, un misto di agitazione per quello che stava succedendo, paura di quello che sarebbe stato ed eccitazione perchè finalmente dopo 9 mesi avremmo visto la nostra piccola iena. Io mi sono stesa sul divano col mio tablet e ho giocato a ruzzle tutta la mattina, supportata da mio marito che, in quanto ingegnere e parte razionale della coppia, aveva nell'ordine deciso che:
- era necessario preparare un foglio di excel per monitorare gli intervalli tra una contrazione e l'altra
- era il momento buono per stirare la montagna di panni che avevamo accumulato nel cesto perchè "chissà quando avremo tempo per rifarlo".
In quest'ultima affermazione, in realtà, l'ingegnere è stato anche profetico perchè, da allora, non abbiamo più stirato nulla, giusto le camicie. Continuando a vivere felici, tra l'altro.
La mattinata quindi è trascorsa tutta così, mi sono riposata e rilassata in attesa del momento. Abbiamo pranzato (ricordo ancora: straccetti di manzo col radicchio) e le contrazioni iniziavano a farsi sempre più forti e regolari. Pensavo. E anche il foglio di excel in effetti non mentiva.
Verso le 15,30 erano regolari ogni 5 minuti, non fortissime, però mi sembravano martellare bene, quindi ho detto "programmatore, si va". Avevo un paio di pantaloni della tuta di ciniglia dell'adidas, li avevo comprati a new york nel 2008: li ho poi macchiati di candeggina mentre pulivo la finestra della nostra camera da letto e li ho buttati. Non ho rimpianti, tanto adesso non mi andrebbero più bene :-) Non ricordo proprio invece cosa indossassi sopra. E non ricordo neanche cosa indossava mio marito, però ci ricordo esattamente entrambi sulla porta di casa con la mia borsa ikea blu e arancione e l'agenda di gravidanza in mano. Ci siamo guardati, abbiamo guardato la nostra casetta vuota e ci siamo detti che la volta successiva ci saremmo entrati in tre. E così fu.
Questo è stato l'ultimo giorno della nostra vita di prima: poche ore dopo, all'una di notte, siamo diventati mamma e babbo e la piccola iena ha portato tanto nelle nostre vite, talmente tanto che, se ripenso a quella che ero, non riesco a non chiedermi di cosa riempissi le mie giornate e le mie nottate. E sì che all'epoca lavoravo fuori Torino e stavo fuori casa 12 ore al giorno a conti fatti.
Non ho rimpianti, così come per quei pantaloni: la mia vita di prima era bella, ma non quanto questa qui. Diversa, profondamente diversa, ma non altrettanto piena. Facevo più cose: più cinema, più teatro, più musei, più vacanze, più sonno. Adesso è tutto meno: meno uscite, meno sonno, meno vacanze, meno tempo per me, meno piscina, però quante soddisfazioni, quante risate, quanta gioia nel non vedere più questa casa vuota e silenziosa.
Quattro anni fa abbiamo salutato definitivamente quella coppia che eravamo e siamo finalmente diventati una Famiglia; eravamo felici, ma non sapevamo che saremmo potuti esserlo molto di più.
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