venerdì, gennaio 13, 2017

La fortuna aiuta gli audaci. Forse.

Buon anno ai miei pochi fedelissimi lettori, mi piacerebbe promettervi di essere un po' più costante nella scrittura, ma non faccio mai promesse da marinaio :-) me lo pongo come impegno per il 2017 e speriamo di riuscire a rispettarlo.
Ho un post su Berlino ancora a metà, avevo iniziato a scriverlo proprio il giorno dell'attentato e mi è un po' passata l'ispirazione: pensare che la settimana prima eravamo proprio lì mi ha messo un po' di magone.
Magone che oggi voglio cacciare con queste piccole riflessioni su cose che mi sento dire spesso e che qualche giorno fa mi hanno fatto venire in mente che potevo usarle per un post.
Il piccolo guerriero ha compiuto 7 mesi, è un bimbo molto diverso dal fratello ienoso e sicuramente io non sono la stessa mamma di tre anni fa. Fatto sta che il guerriero è un essere sociale e socievole, ma, come è giusto che sia, è molto legato a me, che ancora adesso lo porto a spasso esclusivamente legato al mio petto con la fascia e che rappresento la sua principale fonte di sostentamento. Per me come persona è un lavoro sfiancante e sfinente: il guerriero pesa 9 kg e ogni tanto vorrei poter uscire sola nel mio cappotto e questo allattamento a richiesta di giorno e di notte a volte è davvero pesante.
Per me come mamma è un lavoro molto gratificante e pieno di soddisfazioni: il mio ometto è molto sveglio, reattivo, vorrebbe già suonare la batteria della iena, è sempre sorridente e quando siamo in giro quasi sempre tranquillo.
Eravamo in ospedale per un esame e, mentre aspettavamo il referto, l'ho allattato in sala d'attesa. L'ho fatto per tranquillizzarlo soprattutto in vista del fatto che l'avrei messo nella fascia e che che saremmo dovuti tornare a casa e lui era piuttosto stanco e quindi meno gioviale del solito.
Nel momento esatto in cui ho iniziato a sbottonarmi è partito il coro dei solito "poverino aveva fame, ma guarda che carino, ma senti come ciuccia (adesso che è un po' raffreddato fa un rumore impossibile da non notare)"; la cosa che mi diverte sempre è che questi commenti vengono fatti a voce non così alta da poter dire che siano rivolti decisamente a me, ma neanche così bassa da non farmeli sentire, quel tono di mezzo insomma di chi vuole e non vuole farsi capire. La sala era popolata di altri bimbi piccoli, diciamo range 0-12 mesi, e io ovviamente ero l'unica mamma senza il corteo di accompagnatori; dopo aver giocato a "quanti mesi ha", è partito il secondo coro. Ah sei proprio fortunata a poterlo allattare ancora adesso, ah che fortuna avere il latte, certo che è una bella comodità, mia figlia purtroppo non è stata così fortunata, ...
Finiamo la nostra poppata, ci rivestiamo, rimetto il guerriero nella fascia, raccolgo le mie cose e mi preparo a partire. E vai col secondo coro "Certo che sei fortunata che tuo figlio vuole stare lì dentro, il mio nel marsupio non ci è mai voluto stare, bisogna abituarli da piccoli e bla bla bla".
Saluto cortesemente e insieme alla mia borsa, al piccolo guerriero e alla mia bella dose di fortuna lascio la sala d'attesa e mi dirigo verso casa.
Alle mamme che pensano sia solo questione di fortuna vorrei dire una cosa: è vero, sono stata fortunata, mio figlio si è attaccato subito bene al seno, di ragadi ne ho avute giusto un paio i primi giorni che sono poi guarite in fretta. Però diciamo che la fortuna va anche aiutata: per noi non esistono orari, giorno e notte, la tetta è sempre a disposizione, il ciuccio non sappiamo cosa sia e le poche volte che ho proposto un biberon col mio latte tirato mi sono sentita rispondere con una sonora pernacchia. La fortuna non si aiuta usando ciucci farciti di cose dolci, proponendo tisane a 3 mesi e usando altri metodi per diradare le poppate: meno latte viene chiesto dal bambino e meno ne produrrà la mamma. La fortuna va aiutata anche grazie a persone competenti che nei primi giorni, quelli duri dell'avvio dell'allattamento, sanno darti consigli giusti e aiutarti nei momenti di difficoltà. E poi ci vogliono un po' di sana convinzione e di forza di volontà: se da migliaia di anni tutte le mamme lo fanno lo posso fare anche io, e dai dai dai.
Sulla questione del portare oggettivamente non sono molto preparata, quello che però posso dire è che un bimbo ha bisogno di contenimento e di contatto e quello è un ottimo modo per darglielo. A nessun bambino invece piace essere appeso per i genitali in un marsupio non ergonomico, a voi piacerebbe? Portare i propri figli è un'esperienza bellissima anche per i papà: prima di lanciarsi nella mischia meglio documentarsi per capire come farlo al meglio.
Io la mia fortuna ho cercato di costruirla pezzetto dopo pezzetto, con pazienza e dedicandole del tempo, chiedendo aiuto alle persone che ritenevo giuste in quel momento e facendomi passare sulla testa i giudizi e i commenti di molti.
La prossima volta che vedete una mamma che allatta, una mamma che ha il figlio addormentato nella fascia, una mamma che porta un bimbo sorridente, una mamma serena che fa la spesa con suo figlio, una mamma che consola il proprio figlio, una mamma che cerca di fare la mamma meglio che può, ecco, non pensate che è solo una donna fortunata. La fortuna aiuta gli audaci, non quelli che aspettano che le cose piovano dal cielo.

0 commenti:

Posta un commento