martedì, settembre 17, 2019

La scuola

Piccolo disclaimer iniziale: non ho nessuna intenzione di idealizzare una realtà che non conosco, mi limiterò a descrivere quello che ho visto e le sensazioni che ho avuto da turista. Vivere in una città, qualunque essa sia, ha sicuramente i suoi pregi e i suoi difetti: passandoci solo una settimana in vacanza si tende a ricordare molto bene i primi e a non avere abbastanza tempo per conoscere i secondi.

A Berlino i bambini girano da soli, a bordo di monopattini, skateboard, biciclette a volte più grandi di loro o semplicemente sulle loro gambe. Si muovono sui marciapiedi e sulla strada con una discreta padronanza del mezzo e portandosi addosso ciò che gli serve, che sia lo zaino di scuola o uno strumento musicale. Ne ho visti tanti, troppi per pensare che si trattasse di casi sporadici. Ho cercato di pensare al perché: in fondo non è una piccola città, non è poco trafficata, non è un paesello di campagna. La conclusione alla quale sono giunta è che si tratti di una mera questione di mentalità: forse noi tendiamo ad essere troppo protettivi o loro troppo libertini, non so davvero quale sia la risposta. Quello che sicuramente è vero è che c'è una diversa mentalità per quel che riguarda tutto il mondo dell'infanzia: non so come funzionino le loro scuole, però una città dove i bambini sono liberi di avere un loro spazio nel mondo credo sia un bel posto dove vivere. Un posto che ha deciso di investire sul suo futuro, un posto con quel tipo di lungimiranza che qui, salvo rari e sporadici casi, vedo sempre di meno.
La iena ha iniziato la scuola primaria e il guerriero la scuola dell'infanzia e la prima notizia certa che abbiamo ricevuto dal dirigente scolastico è che, ancora per la prossima settimana, non ci sarà il tempo pieno perché mancano gli insegnanti. Un paese che ogni anno a settembre si ritrova in questo stato non è un paese che sta investendo sul suo futuro: è un paese che non capisce che la scuola è un tassello importante nella vita dell'individuo, che la famiglia sicuramente ci mette del suo, ma i nostri figli stanno a scuola per 7 ore 5 giorni su 7, non è poco. E se la nostra scuola non è più in grado di preparare i nostri figli è, secondo me, perché non c'è nessuna continuità, nessuna progettualità a lungo termine, è tutto un cercare di mettere una pezza ad una situazione che si è creata, sta sfuggendo di mano e, apparentemente, nessuno sembra essere in grado di aggiustare.
E così anche quest'anno si riparte, nonostante tutto. Nonostante la maestra della iena cambiata all'ultimo momento, nonostante la carta igienica e il sapone che mancano e i mille progetti che si vorrebbero fare, ma per i quali mancheranno i fondi.
Però voglio pensare positivo: la mensa è diminuita un po' e nella classettina dell'infanzia che frequenta il guerriero è già arrivata la maestra mancante e, per la prima volta, sembra essere una persona normale (nei tre anni precedenti con la iena era sempre stato un calvario). Buon anno scolastico.



Ah, il titolo del post è ovviamente ispirato al film di Daniele Luchetti, sempre attualissimo nonostante i suoi quasi 25 anni.

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