martedì, marzo 27, 2018

Try, try, try

Due anni fa, in questi giorni, una delle mie sorelle era in ospedale ricoverata dopo un intervento al cervello che era piombato sulla nostra famiglia come il meteorite dello spot del Buondì. Senza la bambina sorridente.
Due anni fa, in questi giorni, io andavo in ospedale a passeggiare nell'anticamera di neurochirurgia insieme alle mie sorelle e ai miei genitori. Aspettavamo che qualcuno uscisse per dirci come era andata e come stava mia sorella. Passeggiavo con un paio di leggins neri che ho buttato via e una felpa viola a pois bianchi con Alice e il brucaliffo che avvolgeva me e il piccolo guerriero ancora nella mia pancia; sarebbe uscito da lì a poco meno di tre mesi.
Al nostro rientro a Torino ero preoccupata perché avevo uno dei primi controlli con la dietista e in quei giorni a Cesena avevo mangiato cose un po' a caso, compreso un gelato che mi ero guadagnata dopo una lunga passeggiata col programmatore.
Due anni dopo siamo andati a pranzo tutti insieme e abbiamo brindato a mia sorella che, oggi, è a due esami dalla laurea, ha un lavoro, un nuovo amore e una nuova vita.
Due anni dopo c'è un'altra sorella avvolta in quella felpa a pois: tiene al caldo se stessa e mio nipote, che nascerà in questi giorni e che probabilmente porterà- al maschile- il nome della sorella del brindisi di cui sopra.
E due anni dopo ci sono anche io, col piccolo guerriero che ormai vola verso i due anni e una iena tutta da coccolare e da rimettere in carreggiata. La dietista non la vedo da un anno e mezzo e, a tal proposito, vorrei raccontarvi una cosa divertente.
In questi due anni avrò dato il suo numero di telefono ad almeno una decina di persone, sia qui a Torino che a Cesena, come se questa ragazza fosse un luminare della materia in grado di fare miracoli. Come se fosse riuscita in un'impresa impossibile, che tutti gli altri avevano fallito. Io non so se tutti quelli che mi hanno chiesto quel numero abbiano poi davvero telefonato, preso un appuntamento e iniziato con lei un percorso. Quello che so è che io l'ho fatto e non l'avevo mai fatto prima: nessun altro prima di lei aveva fallito con me, semplicemente perché non ci avevo mai provato. La iena mi ha aiutata a capire che il fallimento ci fa paura: a volte è più facile dire a noi stessi che non siamo capaci, che non ce la facciamo senza neanche provarci. Se mi guardo oggi allo specchio invece penso che bisogna provarci, perché il fallimento è un rischio possibile, ma non inevitabile. 

1 commenti:

Lidia
giovedì, marzo 29, 2018

La dietista ti traccia il percorso ma a fare miracoli è la forza di volontà... e tu sei stata bravissima!

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