lunedì, ottobre 03, 2016

Latte di mamma


Prendo ispirazione da una cosa che mi è stata detta la scorsa settimana per dire la mia su un argomento che mi sta toccando molto da vicino e per farlo inauguro un nuovo tag che userò per raccontarvi la mia opinione squisitamente personale: my two cents.
Mi ritengo una mamma fortunata per tanti motivi: il primo che mi viene in mente è quello di avere la possibilità di passare molto tempo coi miei figli, ma subito dietro ci metterei il non aver incontrato alcuna difficoltà nell'allattare né la piccola iena né il piccolo guerriero.
Non sono una fanatica della tetta, penso che la cosa più importate sia sempre la salute mentale della mamma, ma penso anche che le mamme vengano molto abbandonate a loro stesse nei primi giorni di vita del bambino. Le mamme della mia generazione difficilmente ci hanno allattato al seno con profitto e si è un po' perso quel "trapasso di nozioni" che invece era sempre avvenuto in precedenza. Ci affidiamo quindi alle infermiere del nido del punto nascita prima e al pediatra poi, nella speranza di ricevere qualche consiglio e qualche dritta utile a far sì che i nostri capezzoli non inizino a sanguinare prima che il nostro frugoletto abbia compiuto le sue prime 24 ore di vita. Più mi guardo intorno e più penso che, come in molti aspetti della vita, si tratti principalmente di una questione di culo e congiunture astrali felici, incontrare le persone giuste al momento giusto e sentirle dire quello di cui abbiamo bisogno.
Come avevo già scritto qui non ho amato particolarmente allattare la piccola iena e posso dire che la situazione col piccolo guerriero non è cambiata molto, anzi, è pure peggiorata perché lui col ciuccio si fa venire i conati di vomito e il suo ciuccio sono io. D'altro canto mi rendo anche conto che questa è la cosa migliore che adesso gli posso dare e quindi lo faccio, anche se a volte mi costa davvero taaaanta fatica.
Il primo pregio che riconosco all'allattamento al seno è la praticità: latte sempre pronto, alla giusta temperatura, senza tanti impazzimenti e senza uscire di casa con una valigia di roba: bastiamo io e una bustina con un cambio perché il piccolo guerriero si possa godere un po' di aria. Poi è economico, naturale, a rifiuti zero e basso impatto ambientale :-)
Prima che nascesse la piccola iena pensavo che mi sarei vergognata ad allattarla fuori dalle mura domestiche, poi invece non mi sono mai posta il problema, forse perché, adesso come allora, le mie tette non le sento tanto come una parte del mio corpo, ma piuttosto come un'appendice del mio bimbo e come tale non mi fa nessun effetto tirarla fuori nei posti più assurdi, quando il piccolo guerriero ne ha bisogno.
Questa è la settimana dell'allattamento materno e invece del flash mob in piazza, mi piacerebbe vedere più locali "amici dell'allattamento", dove non ti guardino strano se allatti o se chiedi che ti scaldino il biberon. Stesso discorso per l'angolo per i bimbi: al Salone del Gusto o all'interno di altre grandi manifestazioni è sempre ben accetto, ma perché non crearne un paio anche in centro città, vicino alle vie dello struscio o al parco? Sarebbero un bell'incentivo per tutte quelle mamme che, alle prime uscite, cercano un porto sicuro dove potersi fermare un attimo coi propri bimbi senza dare troppo nell'occhio.
Poi però guardo l'altra faccia della medaglia e penso che forse ci vuole anche questa settimana, coi suoi incontri e il suo flash mob. Ci vuole soprattutto per persone come quella che ho incontrato sabato scorso mentre passeggiavo al Valentino in occasione del Salone del Gusto. Mi stavo dirigendo a passo spedito verso il famoso angolo dei bimbi al borgo medioevale, avevo in braccio il piccolo guerriero che era appena esploso in uno dei suoi pianti disperati mix di sonno e fame; mi incrocia una signora. "Povero bimbo, senti come piange, forse ha fame" Sguardo misto pietà/rimprovero alla mamma "Bisognerebbe sempre girare con un biberon dietro". Mio marito ha detto che sono stata troppo gentile e paziente a spiegarle che stavo andando ad allattarlo; se avessi avuto più prontezza di spirito avrei potuto dirle che il biberon ero io. Oppure che bisognerebbe anche girare sempre con una banana in borsa, per infilarla in bocca alla gente che non è capace di farsi una bella sportina di fatti propri.

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