sabato, settembre 01, 2018

L'essenziale

Una sera, nel pratone del campeggio di Monaco di Baviera dove avevamo piantato la nostra tenda, è arrivata una coppia di cicloturisti italiani, lui e lei. Ne avevamo visti tanti di campeggiatori in bicicletta, ma nessuno come loro: non avevano borse voluminose sulla bici, giusto una piccola sacca, e la loro tenda assomigliava ad un gianduiotto, solo leggermente più grande. Dopo aver montato tutto quanto si sono cambiati, hanno lavato la tuta da bici e l'hanno stesa al sole e si sono allontanati per andare a cena. La mattina dopo hanno impacchettato nuovamente le loro cose e se ne sono andati. Tanti anni negli Scout non sono bastati per portarmi a questo livello di essenzialità: avevano studiato tutto a tavolino per eliminare il superfluo e tenere solo le cose veramente indispensabili per godersi la loro vacanza che, a differenza della nostra, era soltanto il viaggio, veder scorrere il paesaggio dal sellino della bici, sotto il sole o nella pioggia, faticando su una salita o tagliando il vento in una discesa.
Stesso prato, stesso posto: il giorno dopo sono arrivate 2 motociclette: ad un'analisi più attenta sembravano proprio essere padre e figlio, tedeschi. Hanno montato la loro tenda e hanno iniziato a tirare fuori cose dalle loro borse. Molte cose. Anche due sedie pieghevoli, per dire. E lì ho capito che il superfluo magari per qualcuno è l'essenziale: loro volevano arrivare al campeggio, montare la tenda e sorseggiare una birra su una sedia vera senza bisogno di dover per forza andare al biergarten. E la loro vacanza padre figlio probabilmente era fatta anche di quello, non solo di strada e paesaggi come quella dei cicloturisti essenzialisti.
La prima volta che ho portato il programmatore in campeggio avevo optato anche io per l'essenzialità, memore delle mie esperienze scoutistiche: niente tavolo con sedie, si dorme sul modulo e si cucina sul fornelletto. Poi il programmatore ha protestato e abbiamo introdotto alcuni comfort, tipo il materasso gonfiabile e il tavolo da campeggio. Che campeggiatori siamo noi? Sicuramente dei tendaroli: nelle due settimane di vagabondaggio per l'Europa abbiamo visto camper, roulotte, furgoni allestiti come case, container e gente che ha deciso di campeggiare nella motrice del tir: non ce la potrei fare. La tenda è l'unico modo per fare campeggio, per me è l'insieme dell'essenzialitá e della libertà. Dopo cena spesso la iena e il guerriero invadono il nostro letto rivoltando coperte e lenzuoli e facendo la capannuccia dei patati: la tenda è la vera capannuccia dei patati, senza se e senza ma.
Il campeggio per noi è parte fondamentale della vacanza: quando eravamo soli l'essenzialità poteva anche andare bene perché, in fondo, in tenda tornavamo solo per dormire, ma adesso non è più così. La vita del campeggio piace ai bimbi, spesso ci sono playground, piscina e altri bambini con cui socializzare, mille soluzioni abitative diverse da osservare e un prato su cui giocare. La vacanza è metà dentro il campeggio e metà fuori, alla scoperta di nuove città e di paesaggi diversi. Abbiamo scoperto che a Ginevra e a Zurigo si può fare il bagno nel lago in città e che a Monaco, in alcuni parchi cittadini, addirittura si può surfare su piccoli salti naturali del fiume. Abbiamo camminato nel bosco sopra Trento a caccia di laghetti e imparato che la iena apprezza molto la montagna: ogni volta che ci mettevamo a sedere al tavolino a cenare o fare colazione diceva sempre che era bello farlo con le montagne sullo sfondo. Effettivamente la zona era davvero bella (questo era il campeggio, molto carino pure quello) e penso proprio che potremmo ripetere l'esperienza, magari anche per qualche giorno in più.
Ho imparato che la bellezza è, prima di tutto, negli occhi di chi guarda. E questo è l'essenziale.

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