lunedì, giugno 03, 2019

Sono seduta al sole di questa primavera che sembra non arrivare davvero mai, aspetto che inizi la lezione di pilates, penso al giretto che faremo domani al salone del libro, al teatro di stasera col programmatore e a tutte le cose belle che succederanno in questi giorni.
30 kg fa a volte mi svegliavo la mattina e mi sentivo leggera, pensavo che sarei scesa dal letto come una farfalla e che sarei riuscita a comprarmi abiti in un qualsiasi negozio. Mi sarà capitato giusto un paio di volte, non so neanche io perché: non mi vedevo così allo specchio e ancora adesso non mi capacito di come facessi ad entrare dentro certi vestiti che, pur dopo svariate sedute di decluttering, ancora escono dai meandri del mio armadio. Perdere quel peso è stato molto graduale, c'è stata la gravidanza del guerriero di mezzo e un sacco di altre cose. Mi ricordo che mi sono svegliata una mattina col guerriero che aveva pochi giorni e mi sono accorta che era successo davvero: il mio armadio non conteneva più nulla che non mi facesse sembrare una scappata da casa. Io non ero più io.
È stato tutto così graduale e così "naturale" che io non ci ho neanche fatto caso, non ero partita con un obiettivo preciso, non c'era una prova costume, era una prova con me stessa, un "vediamo cosa succede se almeno faccio un tentativo". Con me non avrebbe funzionato avere un vestito appeso in camera dentro cui entrare, non è così che sono fatta.
Quello che so è che la testa, quella non dimagrisce mai, quella ti farà sempre vedere nello specchio con le cosce grosse (e a volte mi chiedo chissà prima com'erano), il culone e, sempre lei, ti chiederà di pesarti ogni giorno per essere sicura di non riprendere quello che hai perso, per avere la conferma del fatto che sia tutto reale. Con tutto questo ho imparato a convivere e anche a fare la pace, ad accettare le cose come vengono, a non rimpiangere le mie tette e la mia linea di galleggiamento e ad apprezzarmi così come sono.
Tutta questa storia mi ha insegnato che non è mai una sfida contro qualcosa- i carboidrati, il gelato, il burro, la prova costume, le commesse che ti guardano male- ma è una lotta continua con la testa. Perché mangiare è bello, il gelato è buono e potrei fare un elenco infinito di cose per le quali dire "basta" è dura, ma alla fine non è colpa del mondo, non esistono espedienti magici, siamo solo noi che possiamo cambiare le cose un pezzo alla volta. E ci svegliamo una mattina che non siamo più noi.
L'ispirazione di oggi è arrivata dalla vita e dalle situazioni contingenti, ma non solo. Se avete voglia seguite Gabriele Bernardini su Instagram, guardate le sue storie in evidenza "what I eat in a day" e cercate il post che ha scritto il 6 maggio.