lunedì, aprile 26, 2021

These boots are made for walkin'

Avevo già scritto qui di come facciamo fatica a liberarci delle cose a cui abbiamo voluto bene ed è curioso come quello che allora mi sembrava impossibile (lasciare la nostra Mauris per la macchina nuova) oggi sia un ricordo lontano e la Patatiq - ora ha un nome anche lei - ormai faccia a tutti gli effetti parte della famiglia. Ultimamente la guido spesso anche io, che da quando mi sono trasferita qui a Torino (ormai quasi 16 anni fa) ho praticamente appeso la patente al chiodo; la sento anche un po' mia, anche se ancora non ho molta familiarità coi suoi mille congegni.

Torniamo alle cose, le nostre cose, quelle di cui ci circondiamo nel corso della nostra vita. Quando ero una bambina ricordo che ad un certo punto (forse proprio nel periodo in cui stavamo cambiando casa, avevo 6 anni) avevo la "borsa dei ciaffi", una sportina di plastica dentro la quale custodivo cose di nessun valore, ma per me in qualche modo significative. Ho pensato che nel corso della nostra vita ci circondiamo di cose più o meno utili, più o meno indispensabili, alle quali ci affezioniamo irrimediabilmente e che alla fine di quelle cose prima o poi dovremmo disfarci. Ci ho pensato con molta insistenza soprattutto nelle ultime settimane, quando ho avuto occasione di mettere la testa dentro la casa di un compagno di scuola del guerriero che vive in una casa viaggiante: il minimalismo magico a cui tutti aspiriamo, mentre sogniamo una casa più grande perchè gli oggetti di cui ci siamo circondati stanno prendendo il sopravvento all'interno dei nostri spazi vitali.

Complice il cambio di stagione e il fatto che ho accumulato una quantità di accessori (scarpe e borse su tutti) da fare invidia ad un negozio, ho deciso di cercare di vendere un po' di cose che dormivano inutilizzate nei miei armadi da lustri. Forse anche da decenni. Ho messo un bel po' di annunci e finora sono riuscita a vendere 3 cose: un paio di sneakers delle superchicche praticamente nuove (messe una sola volta, mi hanno massacrato i piedi e sapevo che non avrei mai e poi mai ripetuto l'esperienza), una fodera ancora impacchettata per un divano ikea che non abbiamo più e loro.


Loro sono un paio di ballerine twins Camper che ho acquistato 16 anni fa qui a Torino in un negozio del centro con uno scopo ben preciso: le avrei indossate il giorno della mia laurea. Erano carine, eleganti con stile, senza tacco e parlavano un po' di me: diverse, ma uguali, complementari e un po' simpatiche. Dopo la laurea le ho indossate ancora tante volte, la suola rossa ormai era tutta scorticata e si vedeva a malapena il disegno che era un segno caratteristico delle Camper di allora (oggi non credo lo mettano ancora, ma non ne sono sicura). Le punte erano un po' segnate e soprattutto mi stavano decisamente grandi: le avevo prese un po' abbondanti
perché altrimenti la cinghietta mi avrebbe fatto effetto salsicciotto sul piede, ma adesso mi sembravano solo lunghissime. E non indosso un paio di ballerine da non ricordo neanche io quando. Mi avevano accompagnata per tanti anni, mi ricordavano dei bei momenti e ho pensato che poteva essere carino dare ad altri la possibilità di essere felici con quelle scarpe nei piedi. Di sentirsi magari carine, simpatiche, semplicemente se stesse con quelle scarpe diverse.

Le ha comprate una ragazza francese poche ore dopo la pubblicazione dell'annuncio, come se non stesse aspettando altro. Stamattina le ho impacchettate con cura e le ho spedite. Se da una parte sono un po' triste per tutto quello che quelle scarpe mi ricordavano, dall'altra sono contenta per loro, che sicuramente non erano felici di stare chiuse nell'armadio da credo 10 anni senza vedere più neanche il marciapiede davanti a casa.

La via del minimalismo magico è ancora molto lontana, però mi piace pensare che quelle cose di cui ci circondiamo con la speranza che ci regalino un sorriso, una bella passeggiata o un po' di bellezza possano rendere felici ancora qualcuno quando con noi hanno esaurito la loro funzione. E chissà che non sia successa la stessa cosa alla nostra Mauris. 

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